3/19 recensione film di Silvio Soldini con Kasia Smutniak, Francesco Colella, Caterina Forza, Paolo Mazzarelli, Martina De Santis e Anna Ferzetti
3/19 è il nuovo film drammatico diretto da Silvio Soldini e distribuito da Vision Distribution, interpretato da Kasia Smutniak, Francesco Colella, Paolo Mazzarelli, Caterina Forza, Martina De Santis, Antonio Zavatteri e Anna Ferzetti.
Il lungometraggio racconta la storia di Camilla Corti (Kasia Smutniak), un’avvocatessa divorziata con una figlia, Adele (Caterina Forza), con cui però ha pochi rapporti. Una sera di pioggia, mentre Camilla è in procinto di attraversare la strada, è coinvolta in un incidente stradale con un motorino condotto da due giovani ragazzi stranieri. Uno dei due si accascia a terra mentre l’altro, illeso, scappa. Da quel momento la vita della donna cambia radicalmente: ai problemi sul lavoro, colleghi maschilisti, divergenze nella vita privata, si aggiunge l’ossessione della donna di ritrovare chi era alla guida del motorino e donare un’identità al ragazzo che ha perso la vita, un giovane immigrato senza documenti.
Silvio Soldini mette in scena una storia intrisa di malinconia e angoscia, ambientandola in una Milano grigia e fredda che rispecchia appieno il tono generale del film e si intreccia alla messa in scena creando un connubio perfetto. I temi trattati sono molti: la solitudine, la rabbia, l’ossessione, la preoccupazione e il conseguente disinteresse nei confronti della propria vita da parte della protagonista, che, come chiodo fisso, ha un’unica questione e sembra non trovare pace fino a quando non la potrà risolvere. Una tematica centrale già dal titolo della pellicola: quel 3/19 si riferisce al ragazzo immigrato, la terza persona deceduta nel 2019 non ancora identificata. Questa responsabilità di cui Camilla si fa carico è la costante del lungometraggio e, se da un lato ci si aspetta la sua conseguente centralità, questo non accade del tutto.
Infatti, la linea narrativa principale – l’incidente, le ricadute sulla protagonista e gli eventi che ne susseguono – lascia talvolta il passo a sottotrame poco funzionali allo sviluppo della narrazione, che sebbene un po’ caotica procede comunque in maniera gradevole, sostenuta dalle ottime musiche di Gian Luigi Carlone, incalzanti ed emozionanti nel ritmo e capaci di accompagnare e rappresentare armonicamente le emozioni dei protagonisti.
Le interpretazioni sono notevoli, soprattutto quelle di Kasia Smutniak e di Francesco Colella nei panni di Bruno, il direttore dell’obitorio, aggiungendo sfumature al racconto e alla psicologia dei personaggi. Kasia Smutniak interpreta con decisione e fermezza una donna all’apparenza forte ma molto insicura, mentre Francesco Colella aggiunge leggerezza là dove serve. L’epilogo è un crescendo di emozioni che ha il suo culmine disvelatore nel momento in cui i protagonisti trovano la pace ed il proprio equilibrio, ognuno a modo suo.
Risoluzione che si mostra anche nell’efficace messinscena: l’ambientazione, i colori (fotografia di Matteo Cocco) e le musiche cambiano insieme alle emozioni dei personaggi, pronti finalmente a voltare pagina dopo aver capito cos’è davvero importante per loro.