65: Fuga dalla Terra recensione film di Scott Beck e Bryan Woods con Adam Driver, Ariana Greenblatt, Chloe Coleman, Alexandra Shipp e Nika King
65 milioni di anni fa sulla Terra vivevano le prime forme di vita cacciatrici e fameliche di carne al sangue che dominavano su ogni angolo terrestre. Animali carnivori ed erbivori scorrazzavano imperterriti tra i boschi, nuotavano tra le acque del mare e volavano nei cieli più azzurri. Comunamente chiamati dinosauri. Cosa succederebbe però se, a un certo punto in pieno periodo Cretaceo, un’astronave Zoic proveniente dal lontano pianeta tecnologicamente avanzato Somaris in missione nello spazio si schiantasse su un territorio inesplorato dopo essere stata colpita da una massa informe di asteroidi?
La risposta potrebbe sembrare ovvia: il pilota manderebbe un S.O.S. in attesa che qualcuno risponda alla sua richiesta di soccorso. Soprattutto se l’astronave Zoic Charter 3703 trasporta persone ibernate in capsule per risvegliarsi chissà dove, chissà quando. Mills (Adam Driver) riflette, registra, cancella il messaggio di aiuto e rimane da solo, con tanti cadaveri intorno e un barlume di speranza riposta nella pallottola del fucile di ultima generazione per uccidere la sua sofferenza. Acuita anche dalla tragica morte della figlia Nevine (Chloe Coleman), malata da anni e aggravatisi dopo la sua partenza. Ma quando Mills trova la piccola Koa (Ariana Greenblatt) viva e vegeta qualcosa in lui cambia. La luce si riaccende. La volontà di lottare per uscire integri da quel posto si fa sempre più forte. Salvare quella bambina ancora troppo giovane e alla ricerca della propria famiglia diventa il suo obiettivo primario. 65: Fuga dalla Terra può finalmente iniziare, tra le tortuose vie di un film del filone catastrofico.
E in vena apocalittica sci-fi con sentori da suspense caratteristici del genere, 65: Fuga dalla Terra sceglie il silenzio in più di una scena come accompagnamento musicale con scricchiolii in sottofondo (impossibile non notare come i due registi Scott Beck e Bryan Woods siano gli sceneggiatori di A Quiet Place) e battute ironiche legate a gesti infantili, animati dal brividino tanto inquietante da restare allerta a ogni minimo passo e rimanere inermi davanti ai mastodontici dinosauri. Con sembianze più evolute rispetto al mondo primordiale a cui lo spettatore era abituato con il Jurassic Park (1993) spielbergiano. Più fedeli invece al capitolo rivisitato in chiave utopistica di Jurassic World (2015, Colin Trevorrow) con fattezze più da mostri inferociti che da dinosauri veri e propri.
E per un verso somigliante a Passengers (2016, Morten Tyldum), percorrendo la via giurassica della salvezza del genere umano in cui le invenzioni del futuro proteggono sempre e scampano alla morte, 65: Fuga dalla Terra cade nella trappola di un finale palpabile a cui non si può fare altro che lasciarsi coinvolgere. In uno scontro tra titani selvaggi nel precipitoso scorrere del tempo prima che un asteroide di proporzioni gigantesche estingua per sempre la Terra. Accettiamo pure il fantascientifico con punte surrealiste che 65: Fuga dalla Terra tocca con mano, o meglio ancora “con un braccio”. E abboniamo pure il fatto di “usare” un bravo attore (Adam Driver) per interpretare il buon e vecchio salvatore della patria (anche se l’attrice Ariana Greenblatt che parla una lingua diversa da lui non è da meno nella sua recitazione da bambina ingegnosa e coraggiosa). Resta, comunque, una storia che di originale ha ben poco.
Aspettate per vedere i titoli di coda, quelle immagini che si muovono negli anni a venire forse hanno un messaggio intrinseco.