La casa di carta – Terza parte: recensione della terza stagione della serie Netflix ideata da Álex Pina con Úrsula Corberó, Álvaro Morte e Itziar Ituño
A poco più di un mese dall’uscita della terza parte de La casa di carta, che consta solamente di otto episodi, probabilmente tutti gli appassionati della serie originale Netflix hanno avuto modo di trarre le loro conclusioni su questa ultima stagione.
Era molto difficile immaginare come avrebbero potuto stupirci questa volta, dopo le prime due imprevedibili parti, eppure, non senza alcuni alti e bassi, ci sono riusciti.
Dopo un inizio idilliaco in cui ci vengono mostrate le realtà che vivono i singoli componenti del gruppo che formano “La resistenza”, come piace loro definirsi, la serie entra nel vivo già nella prima puntata con la cattura di Rio (Miguel Herrán) e la conseguente riunione dei vari membri del gruppo che, per salvarlo dalle torture dei servizi segreti spagnoli, mettono in atto un nuovo colpo, questa volta alla Riserva Nazionale della Banca di Spagna.
Crediamo che la paura più grande sia stata uguale per tutti: “Ecco che ci rifilano la stessa tiritera” ed in parte è vero, d’altronde il tema principale sul quale si incentra tutta la serie è proprio quello della resistenza contro un sistema politico corrotto tramite dei colpi dai tratti geniali, più simili a partite di scacchi che a vere e proprie rapine.
Nonostante la ripetizione della trama, però, non sono mancati momenti in cui si è seriamente temuto per le sorti della banda o in cui non siamo rimasti sorpresi dall’ennesima mossa geniale architettata dal Professore (Álvaro Morte) o dalla fazione opposta orchestrata, in questa terza parte, dall’ispettrice Alicia Serra (Najwa Nimri).
Da qui si passa alla nota più dolente della serie, i personaggi. Nonostante l’inserimento di nuove figure nella squadra del Professore, probabilmente per dare una ventata di novità alla serie, queste hanno poca, se non nulla, importanza nello scorrere degli eventi, pensiamo a Bogotá (Hovik Keuchkerian) e Marsiglia (Luka Peros): entrambi i personaggi non hanno un approfondimento psicologico e sono del tutto marginali ai fini della storia.
Stesso trattamento è stato riservato agli ostaggi che, in questa terza parte della serie, non interferiscono con lo svolgimento del colpo.
L’unica aggiunta interessante è quella di Palermo (Rodrigo de la Serna) che, fondamentalmente, vuole sostituire la figura stravagante di Berlino (Pedro Alonso).
Diversa è la situazione per quanto riguarda i componenti storici che vengono resi sempre più umani e fragili grazie ai flashback che rimandano a scene di vita quotidiana (se per “vita quotidiana” si intende la progettazione di un grosso colpo alla Riserva Nazionale della Banca di Spagna). Tra questi, però, un personaggio ha deluso moltissimo: l’ex ispettrice Raquel Murillo (Itziar Ituño), o meglio, Lisbona. Se nelle prime due parti della serie è raffigurata come una donna forte, indipendente, tormentata, ma combattiva, in questa terza parte retrocede al ruolo di bambolina al fianco del Professore che cerca in tutti i modi di farsi accettare da tutti ribadendo in continuazione di non chiamarsi più ispettrice Murillo, ma “Lisbona”. Un personaggio praticamente annullato.
Molto interessante è, invece, la figura della nuova ispettrice Alicia Serra (Najwa Nimri), che racchiude in sé una contraddizione che salta subito all’occhio: una spietata donna in dolce attesa che dà del filo da torcere all’intera squadra e, soprattutto, al Professore.
Nonostante La casa di carta sembrasse una serie conclusa con le prime due parti, anche questa terza parte è pregna di messaggi importanti; possiamo definirla come una serie denuncia contro un sistema oramai marcio e corrotto che non si fa scrupolo di agire a scapito del popolo, il quale, andando avanti con la serie, prende sempre più coscienza di questa situazione, tanto da tifare per “La Resistenza” e far passare da criminali a paladini della giustizia i membri del gruppo.
Insomma, dopo le prime stagioni della serie, geniali ed irraggiungibili, questa ultima parte è un buon prodotto, in grado ancora di intrattenere e di lanciare messaggi di un certo peso.
Ma ancora, dopo un finale lasciato così in sospeso, cosa dovremo aspettarci dalla quarta e, a quanto pare, ultima parte?