Attacco al Potere 3 – Angel Has Fallen: recensione del film di Ric Roman Waugh con Gerard Butler, Morgan Freeman, Nick Nolte, Jada Pinkett Smith, Danny Houston, Tim Blake Nelson e Piper Perabo
Sembra che ad ogni essere vivente prima della nascita venga assegnato un bonus di attività vitali, che lo accompagnerà nel suo cammino terreno. Un tot di birre, un tot di esperienze, un tot di situazioni dopo cui ci si affaccia inevitabilmente alla morte. Questa è, in estrema sintesi, la singolare teoria proposta da Stefano Benni all’interno del suo romanzo Elianto che potrebbe forse spiegare cosa rappresenti il terzo capitolo della fortunata saga che vede protagonista Gerard Butler nel consueto ruolo dell’agente dei Servizi Segreti americani Mike Banning in Attacco al Potere 3 – Angel Has Fallen.
Se a un uomo vengono concesse tre avventure mozzafiato fatte di inseguimenti, esplosioni, attentati e quanto di più catastrofico si possa immaginare, è realistico immaginare che, dopo essere sopravvissuti con successo alle prime due, l’avvicinarsi della terza comporti qualche riflessione in più. Il sentimento del tempo che passa, la famiglia che cresce, il fisico che non è più quello del ragazzo che si approccia per la prima volta al servizio sono lo scotto da pagare per chiunque passi su questa terra a prescindere da bombe e fucili.
Per rendere credibile e godibile il terzo capitolo della saga diretto da Ric Roman Waugh, l’intimità dell’eroe deve necessariamente prendersi la scena per evitare di continuare a giocare con il fuoco acceso dagli scenari ai confini della realtà proposti nei precedenti film. Stavolta Mike Banning combatte anche per sé stesso, oltre che per la salvezza degli Stati Uniti d’America e del Presidente Trumbull (Morgan Freeman che ha fatto carriera nel tempo della finzione), dovendo fare i conti con la messa in discussione di sé stesso e del suo passato, oltre a dover affrontare il nuovo pericolo derivante dalle responsabilità di una famiglia.
Tutto questo non vuole assolutamente dire addio a spargimenti di sangue o il ricorso a tutto il moderno arsenale da guerra immaginabile, ma anzi cercare di regalare sfumature nuove ad un genere sostanzialmente saturo e ampiamente abusato. Non figura tra i credits al termine del film, infatti, ma il vero co-protagonista della star di 300 è il tempo, quell’entità che sfugge inesorabilmente dalle nostre dita lasciando segni profondi nella carne risultando sempre mai del tutto sufficiente. Poco importa che si tratti di una corsa contro il tempo per sventare un’attentato o del timer di una bomba da disinnescare, qualsiasi cosa succeda prima o poi bisogna pagare dazio, soprattutto se stai giocando il tuo ultimo bonus vitale.