Ad Astra recensione del film di James Gray con Brad Pitt, Tommy Lee Jones, Ruth Negga, Liv Tyler e Donald Sutherland
Uno dei film più attesi al Lido è stato certamente Ad Astra, pellicola fantascientifica diretta da James Gray. In un futuro prossimo in cui l’uomo ha conquistato l’intero sistema solare, la prossima sfida è trovare nuove forme di vita oltre Nettuno, e lo scopo della missione
capitanata da Clifford (Tommy Lee Jones), padre del protagonista Roy (Brad Pitt), è proprio questo.
Dopo oltre venti anni di silenzio radio che fa presagire una tragica conclusione del programma spaziale, delle misteriose tempeste elettromagnetiche cominciano ad abbattersi sulla terra provocando gravi danni e morti e l’astronauta Roy viene scelto per andare su Nettuno e scoprirne la causa. Il suo viaggio, un’odissea piena di sfide da superare, lo porterà a fare i conti con il passato che credeva ormai essersi lasciato alle spalle.
Interessante è il modo in cui viene immaginato il sistema solare: viaggiare dalla Terra alla Luna e dalla Luna a qualsiasi altro pianeta è ormai usuale e salire su uno space shuttle è così semplice che equivale a prendere un aereo. Si perde così il fascino e il mistero dei viaggi spaziali, elemento portante di numerosi film di fantascienza, che lascia spazio ad un senso di abitudine e all’immaginazione di come potrebbe essere la nostra vita se avessimo davvero conquistato altri pianeti. La risposta a questa domanda arriva subito, ed è molto prevedibile: la conquista di nuove terre, nella storia, ha sempre portato a lotte e guerre per il loro possedimento, e lo stesso accade sugli altri corpi celesti, perché la brama di potere è insita nella natura umana.
Oltre a questa rappresentazione dell’avanzamento tecnologico non seguito da una migliore capacità di adattamento, sono tanti, forse troppi, gli elementi del film che non convincono: da una fotografia che cerca a tutti i costi di essere futuristica, quasi imitando quella di Roger Deakins in Blade Runner 2049, ma che risulta macchinosa e non spontanea passando alla debole risoluzione della trama.
Nel complesso il film non brilla per i colpi di scena né per la profonda caratterizzazione del protagonista Roy. L’astronauta, la cui impassibilità è fondamentale per la buona riuscita delle sue missioni, non mostra altri lati del suo carattere. Persino il momento dell’incontro tra padre e figlio, rimasti separati per decenni (evento già ampiamente prevedibile dal trailer), che dovrebbe essere il momento cruciale della storia risulta apatico e senza emozioni.
Se aggiungiamo scene inutili ai fini della trama e lotte non necessarie per il comando della navicella spaziale, possiamo concludere che il risultato finale non sia, purtroppo, quello che tutti ci aspettavamo da questo film.
Marta