5 è il numero perfetto recensione del film di Igort con Toni Servillo, Valeria Golino, Carlo Buccirosso, Lorenzo Lancellotti e Iaia Forte
Esistono decine di trasposizioni cinematografiche di famosi fumetti, basti pensare alla miriade di film ricavati dai fumetti Marvel o DC. In Italia, però, quella del fumetto è rimasta una strada poco battuta, fino ad oggi. È in questi giorni nelle sale 5 è il numero perfetto, diretto da Igort, autore dell’omonima graphic novel, con protagonisti Toni Servillo, Valeria Golino e Carlo Buccirosso.
La pellicola racconta le vicende di Peppino Lo Cicero (interpretato da Toni Servillo), un sicario della camorra, ormai in pensione, costretto a tornare al suo lavoro dopo l’omicidio del figlio. Il tragico avvenimento riporterà Peppino nella violenta Napoli degli anni Settanta e sarà affiancato da Totò o’ Macellaio (Carlo Buccirosso) e da Rita (Valeria Golino), sua amante da sempre.
Il ritorno alla vita da sicario comporterà azioni violente, portando Peppino ad iniziare un nuovo capitolo della sua vita.
Presentato alla Mostra di Venezia durante le Giornate degli Autori
5 è il numero perfetto è un azzardo, sia a livello narrativo che a livello artistico, inedito sulla piazza italiana. L’ambientazione di una Napoli violenta degli anni Settanta è quasi la protagonista della pellicola e diventa la spalla perfetta per Toni Servillo.
Partiamo da un’opera di elevata qualità: Igort è uno degli autori con più talento nell’attuale panorama fumettistico italiano e cura l’opera in modo eccelso dietro la macchina da presa.
Il personaggio di Peppino è sicuramente il più interessante: ha subito una grave perdita che ha destabilizzato la sua vita e adesso torna sul campo per cercare vendetta. Ma proprio questa vendetta gli fa intraprendere un percorso che lo scava dentro, mostrandogli un lato nuovo del suo essere e facendo emergere un uomo nuovo come non lo era mai stato prima.
La ricerca di una rivincita ed il ritorno ai vecchi fasti lo fa assomigliare ad un moderno Walter White di Breaking Bad: un uomo che scende nelle tenebre dell’io per ritornare più forte. Servillo inoltre sembra nato per questo ruolo e le sue origini campane (l’attore è originario di Afragola) lo rendono praticamente perfetto per impersonare Peppino.
L’ambientazione nella città di Napoli è perfetta e si rifà quasi ad una vecchia Sin City, se vogliamo trovare un parallelismo sempre nel campo del fumetto. È una Napoli oscura e malavitosa, che nasconde i demoni che Peppino aveva cercato di dimenticare nel corso della sua vita.
Ma c’è qualcosa che comunque non funziona: 5 è il numero perfetto parte da un’idea interessante e molto aderente al fumetto (ovviamente), ma non decolla. Igort è un bravo autore, ma non osa nella trasposizione del suo fumetto e si adagia su un qualcosa di già visto man mano che la storia procede.
Lo spettatore non riesce ad entrare in empatia coi protagonisti ed essi paradossalmente rimangono in secondo piano, lasciandosi invece preferire scene secondarie meno funzionali alla trama, tuttavia realizzate in maniera migliore.
Dispiace sicuramente perché il film, così come il fumetto, regala una diversa versione di Napoli, che si discosta da quella rappresentata attualmente da serie come Gomorra, con una Napoli pop e inedita sul grande schermo.
Dopo la visione, purtroppo, non rimane granché, proprio a causa del distacco che si crea con le vite dei protagonisti che non riescono a catturare lo spettatore.
5 è il numero perfetto è un’occasione mancata, ma che fa sperare in un filone narrativo inedito nel cinema italiano, che speriamo verrà battuto più frequentemente in futuro.