Lola recensione del film scritto e diretto da Laurent Micheli con Benoît Magimel, Mya Bollaers, Els Deceukelier e Sami Outalbali
Lola di Laurent Micheli, film dal tema profondamente drammatico presentato durante il giorno d’apertura della Festa del cinema di Roma, vede protagonisti Mya Bollaers (Lola) e Benoît Magimel (Philippe).
Lola è una ragazza transgender che vive in una casa famiglia dopo essere stata cacciata dal padre. Ormai completamente priva di rapporti con l’uomo che l’ha rinnegata mentre era ancora Lionel, è costretto a riavvicinarsi a lui a causa di un terribile evento funesto, la morte di sua madre. Philippe è deciso a cacciare Lola e ad intraprendere da solo il viaggio che lo condurrà alle dispersione delle ceneri della moglie, nella loro vecchia casa sul male. Lola a sua volta è convinta di voler accompagnare sua madre in questo ultimo viaggio. Ed è in questa condizione che i due si ritrovano a condividere lo spazio fin troppo ristretto di un’utilitaria.
La pellicola tocca un tema profondamente delicato come quello del rapporto tra genitori e figli transgender. Rapporto che nel caso della storia è ben più che rovinato. Philippe è un uomo completamente chiuso nelle sue idee, in Lola non vede ciò che è, ma ciò che è stato, e non riesce a comprendere un’idea diversa. Se inizialmente si mostra completamente chiuso in se stesso, senza nemmeno voglia di tentare di comprendere il mondo della protagonista, più avanti si noterà come anche i suoi sforzi lo riportino sempre al punto di partenza. È profondamente amaro vedere un rapporto padre-figlia così sfilacciato, al limite della rottura più totale. Per Philippe, Lola è come una realtà troppo lontana, un universo troppo distante per essere anche solo minimamente concepito. La nostra protagonista è una ragazza che ha voglia di vivere, piena di colori, dentro e fuori. I suoi capelli, per metà rosa, diventano emblematici, simbolo della sua essenza. Essenza che gran parte della realtà attorno a sé tenta di sedare, di spegnere, di zittire per sempre.
C’è qualcosa nello sguardo di Lola, o meglio della bravissima e promettente giovane Mya Bollaers, che riesce a trasmettere al meglio tutti i suoi sentimenti, molto spesso negativi o dolorosi. Sentimenti che appartengono al suo viaggio e alla sua storia e che vengono riversati al pubblico con una forza impattante e sconvolgente. Lola non tenta di fare della retorica sulla storia narrata. Mostra semplicemente i fatti di una vita stravolta, mutilata, fatta in mille pezzetti per un concetto tanto semplice quanto difficile da concepire: la libertà di scegliere chi si vuole essere. Qualcosa di tanto privato, come la scelta d’identità di genere da parte della protagonista, viene reso un “problema” di dominio pubblico. Ed è proprio questo che Laurent Micheli riesce a rappresentare: una ragazza che sa ciò che è, non ha dubbi su se stessa, ma è costretta a ribadire costantemente al mondo tale concetto.
Opera scorrevole e piacevole, caratterizzata dall’alternarsi di colori forti e prorompenti a colori più scuri, freddi, quasi macabri, Lola è un inno alla comunità LGBT che mostra con fierezza le difficoltà che una ragazza transgender deve vivere per farsi accettare dagli altri. Inconcepibile ma (purtroppo) realtà, in qualche grigio posto del mondo.
Valentina