Drowning recensione del film scritto, diretto ed interpretato da Melora Walters con Mira Sorvino, Gil Bellows, Jay Mohr, Joanna Going e Sarah Butler
Drowning è un film molto particolare e introspettivo, diretto dalla sua stessa protagonista Melora Walters alla sua seconda regia dopo essere apparsa in ruoli secondari in film come Magnolia, Ritorno a Cold Mountain e The Master. Ad affiancare la Waters un cast di qualità che comprende fra gli altri anche il premio Oscar Mira Sorvino.
La trama del film ruota tutta intorno a Rose, una donna di mezza età che deve affrontare la solitudine, la lontananza della figlia andata a studiare in un’altra città e sopra ogni altra cosa l’angoscia provocata dalla partenza del giovane figlio per l’Iraq; piena di sensi di colpa, certa di essere responsabile del dolore dei figli, i suoi rapporti con le altre persone, e soprattutto con l’altro sesso sono sporadici e spesso scomposti; bambina dentro (la particolare voce Walters è perfetta al ruolo), cerca svogliatamente di migliorare la sua situazione attraverso la psicoterapia e il nuoto. Più che un film, più che una “narrazione” è un ritratto monodimensionale – e ciononostante piuttosto riuscito – di un personaggio sospeso in un dolore costante. Solo il finale apre la porta a una debole rinascita, ma rappresenta la parte più debole del film, con un voice over finale al limite del didascalico che disturba lo spettatore danneggiando la percezione del film.
La regia della Walters è piuttosto contenuta, con rimandi a John Cassavates che lei ha sempre citato fra le sue maggiori influenze; in alcune scene si può notare facilmente l’analogia che lega Rose/Melora ad alcuni dei ruoli di Gena Rowlands nei film del marito. La fotografia di Christopher Soos, sebbene un po’ imperfetta, sa trasmettere il mood del film, soprattutto nelle due scene ricorrenti del film, quella che inquadra Rose andare a fondo in una piscina (da cui l’annegare del titolo) e quella che mostra Rose dormire nel suo letto, ora con il partner Frank (Gil Bellows), ora da sola. Non tutto risulta chiarissimo dal montaggio del film, ma l’effetto straniante provocato rende bene ai fini della storia.
Da notare come almeno due film della Festa del Cinema ruotino intorno allo stesso tema, quello delle “donne in attesa” del ritorno dai propri cari dalla guerra: anche Military Wives di Peter Cattaneo racconta di un gruppo di donne che attendono nella loro base militare il ritorno dei propri mariti dal fronte; laddove i film di guerra in senso tradizionale stanno perdendo terreno, il focus si sta adesso spostando sulle donne e la guerra. Il film della Walters, rispetto alla Britcom Military Wives, è senz’altro più maturo, più approfondito e più “personale”; e con cio’, al di là di qualche difetto, resta un buon film, per quanto non accessibile a un pubblico generico.
Ludovico