Birds of Prey e la fantasmagorica rinascita di Harley Quinn recensione film di Cathy Yan con Margot Robbie, Mary Elizabeth Winstead, Jurnee Smollett-Bell, Ewan McGregor, Rosie Perez e Ella Jay Basco
Avete mai incrociato un superhero movie con un titolo così lungo e con tante informazioni? Birds of Prey e la fantasmagorica rinascita di Harley Quinn non è solo una denominazione commerciale, ma una dichiarazione d’intenti forte e chiara: se comprate il biglietto, vedrete in due ore scarse uno, due o forse anche tre film insieme. Ca**i vostri insomma, per rimanere nello spirito del film.
E quando parte, inizia un bombardamento scandito da una colonna sonora estremamente cool e martellante. Harley Quinn si emancipa dal cast corale di Suicide Squad e dal maledetto Joker di Jared Leto per dimostrare di avere lo spessore necessario a gestire e incarnare un ramo del DC Extended Universe con una sua cifra stilistica fatta di sensibilità camp e violenza. Già, perché la narrazione procede per eccessi visivi e spargimenti di sangue disseminati in lungo e largo con intelligenza, con una crudeltà efficace nell’evitare una deriva macchiettistica.
Margot Robbie è il centro perfetto e credibile di questa operazione, ma è riduttivo considerarla una semplice protagonista. La potenza del suo personaggio è la chiave per introdurre abilmente le future Birds of Prey evitando l’abusato meccanismo degli stand-alone introduttivi di personaggi presentati in film corali. Mary Elizabeth Winstead (Huntress), Jurnee Smollett-Bell (Black Canary), Rosie Perez riescono a non essere totalmente oscurate e a indossare le proprie “tutine” con tanto di fatal-flaw personale di corredo in vista di una prossima uscita pubblica.
Birds of Prey non osa, non ha nulla a che spartire con il Joker di Todd Phillips e Joaquin Phoenix e non ha pretese di racconto epico o tassello imperdibile di una narrazione più ampia. E’ semplicemente l’affermazione di un personaggio femminile dannatamente interessante – narrativamente, commercialmente ed esteticamente – con cui aprire un ciclo nuovo senza troppe velleità: si può fare irruzione in commissariato di Gotham City solamente muniti di un fucile carico di fumogeni, glitter e pallettoni di vernice! Si intuisce l’attenzione e la cura per tutto quello che riguarda combattimenti, stuntman ed effetti speciali per dare sostanza allo stile scelto e focalizzare l’attenzione più sul come che sul cosa viene raccontato.
L’unica pretesa del film di Cathy Yan in fondo è lasciare da parte il comparto filosofico ed esplorare il carnevale oscuro di Gotham City a furia di iene in salotto, arti spezzati e colori slavati perchè in fondo, come direbbe Doc (Dana Lee), è soltanto una questione di affari.
Menzione d’onore per i cattivi. Non saranno certo i ruoli della vita, ma Ewan McGregor e Chris Messina danno una marcia in più al caos e alla follia complessiva del film con dei personaggi che, nonostante il destino già segnato in partenza, sanno essere allo stesso tempo comici e carnefici.