A Taxi Driver recensione film di Hun Jang con Song Kang-ho, Thomas Kretschmann, Hae-jin Yoo, Jun-yeol Ryu e Park Hyuk-kwon
Quando un film riesce a raccontare un triste fatto storico con sensibilità e ironia, facendo riaffiorare il ricordo di chi ha combattuto e sofferto per un po’ di giustizia, non può che essere un successo. È quello che è riuscito a fare Hun Jang con il suo pluripremiato A Taxi Driver, pellicola sudcoreana che racconta l’incontro realmente accaduto tra il giornalista tedesco Jürgen Hinzpeter (Thomas Kretschmann) e il tassista coreano Kim Sa-Bok (Song Kang-ho).
Tutto inizia dalla caparbietà di un giovane fotoreporter della Germania Ovest che vuole portare alla luce i fatti realmente avvenuti nel maggio del 1980 a Gwangju, dove un gruppo di studenti e professori, che volevano delle riforme democratiche per il Paese, hanno manifestato contro il regime dittatoriale del generale Chun Doo-hwan.
Ovviamente a causa della presenza capillare dell’esercito militare nel territorio, non è facile per il giovane giornalista raggiungere la cittadina sudcoreana, ma nonostante l’evidente pericolosità si affida a un poco informato tassista di Seul, Kim Sa-Bok, che con il suo vecchio taxi lo aiuta ad entrare in una blindata Gwangju, aggirando i severi controlli.
Vedovo e indebitato fino al collo Kim, interpretato dall’eccellente Song Kang-ho, ormai apprezzato a livello mondiale grazie a Parasite, miglior film agli Oscar 2020, “ruba” il prezioso cliente destinato a un altro autista per aggiudicarsi i 100mila won che Hinzpeter è disposto a pagare pur di essere portato nella cittadina a sud del Paese. Ignaro delle repressione militare in corso a Gwangju e dell’inevitabile rischio in cui si sta mettendo, al tassista non sembra vero potersi intascare una discreta somma che gli permetta almeno di pagare l’affitto.
Descritto in maniera eccellente da Hun Jang, il personaggio di Kim impersonifica il cittadino medio che è all’oscuro, non solo della rivolta in atto, ma di tutto il meccanismo dittatoriale instaurato nel suo Paese. Al termine del viaggio tutti i suoi valori verranno messi in discussione anche grazie al coraggio del fotoreporter, che lo spingerà a rivedere le sue convinzioni.
Kim inizia pian piano ad aprirsi al mondo e a vederlo sotto un’altra lente di ingrandimento, quella di Hinzpeter, interpretato dal bravo Thomas Kretschmann, il militare tedesco Wilm Hosenfeld che abbiamo visto ne Il Pianista. Proprio il giornalista proveniente da un altro continente gli fa conoscere la sua Corea sotto un altro punto di vista, quello obiettivo di chi vuole fare informazione in maniera libera e democratica anche a costo di rimetterci la vita. Impossibilitato a tornare a Seul, l’ingenuo ma altrettanto bonario tassista, che in molte scene ricorda “il nostro tassinaro”, interpretato da Alberto Sordi, si fa partecipe della battaglia anti-regime aiutando non solo il giornalista ma anche molti coraggiosi abitanti di Gwangju, come il gentile Hwang Tae-sul (Hae-jin Yoo), che ospita e nasconde entrambi nella sua casa, e Gu Jae-sik (Jun-yeol Ryu), simpatico studente attivo in prima linea nella lotta contro il governo.
Quello che colpisce di A Taxi driver è che pur essendo un film politico non scade mai nella retorica né si dimostra scontato nel suo racconto, riuscendo a narrare fatti drammatici con ironia e schiettezza. Interessante e coinvolgente, commuove il video conclusivo dell’appello del vero Jürgen Hinzpeter a Kim, in cui il giornalista lo ringrazia con evidente emozione ed esprime il desiderio di poterlo rivedere dopo tanti anni in cui non hai mai smesso di pensare al gentile tassista di Seul.
Arianna