Line Walker 2: Invisible Spy recensione film di Jazz Boon con Nick Cheung, Louis Koo, Francis Ng, Peiyao Jiang, Zhi-zhong Huang e Jacky Cai
Chi ti credi di essere, Tom Cruise?
(Line Walker 2: Invisible Spy)
Seguito dell’avventura cinematografica nata dall’adattamento dell’omonimo serial trasmesso dall’emittente TVB di Hong Kong, Line Walker 2: Invisible Spy ritrova al timone Jazz Boon e gli interpreti del primo episodio, Louis Koo, Nick Cheung e Francis Ng, capaci di bissare il successo di incassi del primo film e raggiungere con il secondo capitolo i 100 milioni di dollari al botteghino mondiale.
Quello che potrebbe apparire in principio un thriller poliziesco si tramuta rapidamente in un action serrato e frenetico che mette in risalto il folle amore della cinematografica asiatica per l’azione, accompagnata di pari passo da una messa in scena sempre efficace e poderosa, dalla quale anzi il cinema occidentale, affascinato, si è ritrovato ad attingere nell’ultimo ventennio.
Allo stesso modo Line Walker 2 strizza l’occhiolino alle missioni impossibili di Tom Cruise, simpaticamente citato nel film, costruendo un’intricata spy story fatta di agenzie rivali e agenti infedeli, doppi giochi e verità nascoste, terrorismo e complotti globali, dove al posto della Impossible Missions Force (IMF) troviamo la Invisible Frontline Force (IFF).
Un legame autentico è per la vita e, andando oltre il contorno drammatico del rapimento e dello sfruttamento di adolescenti, i nostri Line Walker, agenti in bilico tra il bene e il male, interpretati dalla consolidata ed affiatata coppia Nick Cheung e Louis Koo, oltre al primo Line Walker più volte insieme davanti alla macchina da presa come in Overheard, The White Storm e Out of Inferno, testimoniano sullo schermo l’importanza delle radici e e del percorso che ci segna e permette di diventare ciò che siamo.
Dopo il meccanismo di “rivelazione”, a due terzi della pellicola Line Walker 2 perde grinta ed energia, riducendosi a mistero svelato ad un action non più molto coinvolgente, pur mantenendosi tecnicamente solido, dalla fotografia satura e coloratissima.
A climax ormai svanito e senza la rappresentazione di un villain di peso – laddove i cattivi rimangono poteri forti indefiniti e celati nell’ombra – a perdere entusiasmo è anche la resa dei conti, immersa nell’infame corsa dei tori durante la festa di San Firmino in Spagna, fiaccando così l’opera probabilmente oltre i suoi effettivi demeriti. Tuttavia le esigenze del genere sono pressanti e non ammettono sconti.