The Man Who Sold His Skin recensione film di Kaouther Ben Hania con Yahya Mahayni, Dea Liane, Monica Bellucci, Koen de Bouw e Darina Al Joundi
Wim Delvoye è un artista belga noto per aver realizzato diverse opere d’arte anticoncezionali, come Cloaca, un macchinario che, riempito di cibo, riproduce la digestione producendo feci. A lui si è ispirata la regista Kaouther Ben Hania per il suo nuovo film The Man Who Sold His Skin, in cui un immigrato siriano permette a un artista di usare la sua schiena come una tela su cui tatuare un enorme visto Schengen nei minimi dettagli.
Dopo aver presentato a Cannes 2017 il suo La bella e le bestie la regista Kaouther Ben Hania porta a Venezia, nella sezione Orizzonti, un film ambizioso e curioso soprattutto per l’idea alla base della sceneggiatura ispirata a una storia vera. Un uomo trasformato in opera d’arte che spinge a riflettere sul tema dell’immigrazione, ma anche sulla mercificazione dell’arte e del corpo.
Yahya Mahayni è Sam Ali, il giovane siriano che fugge in Libano per allontanarsi dalla guerra. Non è in regola con il visto per l’Europa, ma vuole assolutamente raggiungere la sua fidanzata Abeer (Dea Liane). Così per ottenerlo decide di accettare un accordo bizzarro con l’artista americano Jeffrey Godefroi che cambierà la sua vita per sempre. Viene esposto nei musei come un quadro, con la giusta illuminazione, ma senza poter interagire con il pubblico.
L’uomo diventa un oggetto da ammirare, mettendo però in secondo piano la sua identità. La vera protagonista è la sua schiena, come separata dal resto di Sam, impotente di fronte alla serie di eventi scatenanti dalla firma di un contratto fuori dagli schemi. Prigioniero del suo corpo che porta i segni di un atto di sottomissione, giustificato dall’arte ma ricattatorio nella sua vera natura.
La regia è in parte elaborata e interessante per alcune scelte stilistiche volte a sottolineare soprattutto l’estetica del film, mentre alcune scene risultano più televisive, come appartenenti a una soap opera orientale dai colori kitsch e la fotografia opaca. Gli interpreti sono la forza motrice del film con interpretazioni carismatiche, misurate e convincenti, a parte Monica Bellucci più debole e poco credibile oltre la presenza scenica indubbia.
The Man Who Sold His Skin è un dramma elegante, moderno e intrigante con una struttura netta e una emotività discreta, ma la confezione è imperfetta e inferiore rispetto al contenuto.