Come True recensione film di Anthony Scott Burns con Julia Sarah Stone, Landon Liboiron, Christopher Heatherington, Skylar Radzion e Tedra Rogers
Tra io e inconscio, consapevolezza e allucinazione, realtà e sogno, speranza e terrore, gli incubi di Anthony Scott Burns prendono vita in Come True, al suo secondo lungometraggio dopo Our House, già musicista, compositore e DJ con lo pseudonimo Pilotpriest. Tra paralisi del sonno, incubi e terrore dell’Uomo Nero Anthony Scott Burns riversa le sue esperienze (e i suoi traumi) personali in una pellicola in equilibrio precario tra horror e fantascienza, costruita sullo stato d’insonnia, angoscia e irrequietezza della sua protagonista Sarah, interpretata dalla magnetica Julia Sarah Stone con i suoi occhioni penetranti ed il suo viso affilato.
In seguito alla scoperta da parte delle neuroscienze di poter decodificare le immagini processate nella mente umana, proiettandole attraverso dati e strumenti elettronici come immagini in movimento, la sfida dell’equipe del Dr. Meyer (Christopher Heatherington) e del brillante scienziato Jeremy (Landon Liboiron) consiste nell’obiettivo di “vedere cose ancor più sorprendenti”, ossia osservare i sogni e tradurre in immagini le percezioni apparentemente reali dei soggetti sognanti.
Tra riferimenti espliciti a Philip K. Dick, materializzazione dell’Uomo Nero, neurologia dei sogni, fenomeni psichici legati al sonno ed osservazioni della fase REM (Rapid Eye Movement), particolare fase del sonno durante la quale il nostro fisico, specialmente durante i sogni, subisce alterazioni fisiologiche quali irregolarità respiratoria, cardiaca e pressoria, Come True monta una narrazione tesa ed accattivante, propiziatoria sembra alla costruzione di un percorso chiaro nella mente e nella sceneggiatura dello stesso Anthony Scott Burns e Daniel Weissenberger.
Dopo tuttavia un incipit importante, probabilmente “inconsciamente” trascinati dalla materializzazione dell’Uomo Nero e dei suoi angoscianti incubi e dalle composizioni musicali frutto della collaborazione tra Pilotpriest ed il duo Electric Youth – cult il loro brano synth pop A Real Hero presente nell’altrettanto cult Drive di Nicolas Winding Refn con Ryan Gosling – e la rielaborazione di alcuni pezzi di quest’ultimi come Modern Fears e Runaway, Come True sembra perdere il focus sia sulla sua protagonista – in fuga continua, tra un passato poco chiaro, un presente angosciante e uno smartphone che riceve chiamate e messaggi misteriosamente “importanti” – che soprattutto sul percorso da intraprendere, tra incubi collettivi che non vengono motivati, personaggi che svaniscono, oscure presenze che diventano mostruosamente reali, simbolismi apparentemente contraddittori o quantomeno criptici e lo shock finale, più che ardito, esagerato, di difficile interpretazione e straniante per lo spettatore già pesantemente provato a fine corsa.
Come True subisce alcuni passaggi a vuoto e perde progressivamente coerenza nella diegesi del racconto, insiste tremendamente sul tema del sogno e dell’incubo dell’Uomo Nero sacrificando la comprensione da parte dello spettatore in nome del colpo di scena, spreca colpevolmente diverse occasioni come quella dell’incubo collettivo per riportare il focus sulla vera e mai esplicata natura della protagonista, nasconde la sua essenza gotica e fantasy e smarrisce spessore e tensione narrativa, disperdendo quest’ultima tra più livelli narrativi non opportunamente e solidamente costruiti.
Ma, paradossalmente, rivedendo l’opera di Anthony Scott Burns nella nostra mente – nel momento in cui vi scriviamo non ci è possibile una seconda visione rispetto all’anteprima festivaliera al Trieste Science + Fiction Festival – Come True, all’opposto di ciò che capita con i sogni che rapidamente dimentichiamo, si disvela con fascino crescente e con la pretesa di essere riguardato ed “ispezionato” alla riscoperta dei suoi intrecci narrativi e significati nascosti, che adesso beninteso per noi non lo sono più.
Perché… abbiamo capito, ma non vi rovineremo il faticoso piacere della scoperta.