El elemento enigmático recensione film di Alejandro Fadel presentato al Torino Film Festival 38 nella sezione Le stanze di Rol
In El elemento enigmático tra montagne maestose, sotto un cielo abbagliante, una sagoma umana si scinde in tre. Le figure camminano lente, avanzando senza un obiettivo chiaro attraverso i paesaggi innevati.
Girato sulle alture della Cordigliera i tre personaggi appaiono in abiti da astronauta (o forse motociclisti con dei caschi). C’è molto vento, tanta nebbia e una musica continua. Ad un certo punto si imbattono in un corpo senza vita; testualmente non è uno spoiler poiché in realtà non succede nulla con quel corpo. Non si sa chi sia. I tre strani soggetti non comunicano se non telepaticamente e si limitano a marciare senza una chiara direzione. Il poco che sapremo su di loro è descritto da alcune frasi in sovraimpressione che pongono delle domande sulla vita, sull’esistenza, sulla natura e su cosa sia la libertà. In realtà non comprendiamo cosa stiano cercando o cosa possano volere.
L’argentino Alejandro Fadel gioca con i colori freddi e con una bella colonna sonora; sembra quasi un concerto in cui le immagini sono solo una piccola parte. Lo scenario meraviglioso e l’affascinante musica elettronica di Jorge Crowe trasmettono sensazioni giuste per far perdere lo spettatore in un viaggio dai contorni confusi e incerti. Siamo di fronte ad una proposta cosiddetta “sperimentale”, che cerca di indurre un qualche tipo di percezione o riflessione nello spettatore.
Presentata al Torino Film Festival 2020 nella sezione Le stanze di Rol quest’opera non è sicuramente adatta a chi è interessato al cinema classico e narrativo in cui è tutto debitamente spiegato e giustificato. Finisce però per essere ripetitiva e monotona, un’idea concepita appositamente per i festival; difficile che una proposta così rischiosa possa essere accolta nei circuiti commerciali, sebbene sia da apprezzare l’audacia dell’approccio.
La storia disegnata pone tantissime domande e pochissime risposte. O sono forse indizi per risolvere l’enigma che rimane nascosto in qualche angolo remoto delle immagini e dei suoni che lo compongono?
Sarà durante questo suo percorso in mezzo a bianche montagne congelate che il protagonista incontrerà i suoi due alter ego con vestiario e fattezze che riproducono le proprie. Insieme sembrano far parte di un quadro mentre il paesaggio desertico sembra quasi spingerli fino all’infinito trasformando lo schermo nella tela di un pittore. Da dove vengono non importa. Ciò che conta è che l’Uno ora diventa Tre.
El elemento enigmático approfondisce il mistero da una prospettiva diversa, mescolando e agitando le acque della sperimentazione quasi come un videoclip astratto colmo di contemplazione audiovisiva.
Un viaggio non identificato e senza un’apparente bussola attraverso il fascino della natura e la sua interazione – o meno – con gli esseri viventi.