Una donna promettente recensione film di Emerald Fennell con Carey Mulligan, Alison Brie, Laverne Cox, Bo Burnham, Jennifer Coolidge e Adam Brody
Presentato all’edizione dello scorso anno del Sundance Film Festival, candidato ai Golden Globes 2021 come miglior film drammatico e con 6 nomination appena ricevute ai BAFTA, Una donna promettente è una pellicola che sovverte completamente il genere del rape & revenge.
Il film è scritto e diretto da Emerald Fennell (Killing Eve) e vede protagonista una magnetica Carey Mulligan – candidata anche agli Screen Actors Guild come migliore attrice protagonista – nel ruolo di Cassie. In seguito allo stupro e al suicidio della sua migliore amica Nina, Cassie ha abbandonato la scuola di medicina. Ora, tra la preoccupazione dei genitori, lavora in una piccola caffetteria, senza alcun piano per il futuro. Ogni notte Cassie si reca nei bar della città, si finge ubriaca e si lascia adescare da un uomo a caso. Se l’uomo cerca di approfittarsi di lei, credendola incosciente e incapace di reagire, Cassie svela il suo inganno per insegnare al molestatore qualcosa a proposito di consenso e di stupro.
Mentre adesca e terrorizza i molestatori della città, Cassie farà un incontro che potrebbe, finalmente, permetterle di rendere giustizia a Nina.
Rape & Revenge – Storia di un genere
Una donna promettente si inserisce nel filone del R&R (stupro e vendetta), un sottogenere del filone horror, sviluppatosi a partire dagli anni ’70 negli USA. La struttura narrativa di questi film può esser suddivisa in tre atti: violenza – sopravvivenza e riabilitazione della vittima – vendetta. Queste narrazioni sono indicative dei cambiamenti storici, culturali e sociali del tempo. Infatti, il genere ha avuto diffusione in un periodo di lotte femministe e del movimento di liberazione della donna dalla schiavitù patriarcale. Lo stupro, perciò, diviene la sintesi di tutte le violenze e i soprusi che le donne sono costrette a subire. Ma, dopo le umiliazioni, la donna rinasce come figura vendicativa, un’Erinni moderna e spietata, pronta a riprendersi ciò che le è stato sottratto.
Nel corso degli anni, il filone si è piegato alle diverse esigenze di racconto del periodo storico di riferimento: nei primi R&R la donna era solo vittima e la vendetta spettava al marito offeso o alla famiglia, poiché la figura femminile veniva ancora vista solo come vittima e a essere vendicato era per lo più l’orgoglio maschile (L’ultima casa a sinistra di Wes Craven del 1972). Successivamente, la donna diventa protagonista del racconto e da vittima si trasforma in vendicatrice (Non violentate Jennifer di Meir Zarchi del 1978). Molto spesso, la critica femminista si è accanita contro questi film, poiché la violenza rappresentata sullo schermo era splatter, legata al male gaze e ricadeva nella trappola della “pornografia della violenza”.
Il genere comprenderà film molto noti al pubblico come Kill Bill Vol. 1 e 2 (2003), Uomini che odiano le donne (2011), Revenge (2017), fino ad arrivare a prodotti dell’ultimo anno, come la serie I May Destroy You scritta e diretta da Michaela Coel o, appunto, Una donna promettente.
Una donna promettente – sovvertire le regole del genere per denunciare la rape culture
Una donna promettente è sì l’ultimo prodotto del sottogenere R&R, ma è anche un film complesso, intimo e potente che ne sovverte le regole e denuncia con forza la rape culture. Cassie non è la vittima della violenza, ma il profondo legame con Nina la spinge, dopo la sua morte, a trovare un modo di vendicarla. Il film mostra un mondo impietoso verso le vittime di stupro, in cui alla complicità verso lo stupratore si affiancano illazioni sulla donna, sulla sua condotta sessuale, sulla sua vita privata, al punto da far ricadere su di lei la colpa di quanto successo. Si parla, dunque, di victim blaming non solo da parte del mondo maschile, ma anche dalle donne. Il film non mostra né nomina mai chiaramente la violenza sessuale. Si usano sempre perifrasi come ‘quella brutta situazione’, ‘quella storia’. Questo perché c’è un clima di omertà e si preferisce distogliere lo sguardo, piuttosto che guardare in faccia la cruda realtà.
Colori, musica pop, elaborazione del lutto e un (apparente) lieto fine (SPOILER)
Cassie è la “giovane donna promettente” del titolo e per tutto il film, dai genitori, all’amica Gail (Laverne Cox), a Ryan, il ragazzo con cui inizia una romantica relazione (Bo Burnham) non fanno che ripeterlo. Ma Cassie non riesce a dimenticare che anche Nina era una giovane donna promettente e che ciò che le è successo l’ha resa l’ombra di ciò che era.
Cassie, al contrario degli altri intorno a lei, non riesce a lasciare andare Nina e il dolore per la sua morte. Lo dimostrano gli abiti e le pettinature che la caratterizzano: vestiti floreali, trecce, unghie color pastello e rossetti rosso fragola. Cassie si veste come un’adolescente, per ricordare quel periodo della sua vita in cui condivideva tutto con Nina e il loro futuro era radioso. Nel film il contrasto tra l’aspetto innocente della ragazza e il suo sguardo freddo e calcolatore rendono ancora più evidente che Cassie è bloccata, incapace di andare avanti.
Probabilmente, proprio la sua attività di vigilante notturna è un modo, malsano, di tentare di scendere a patti con la morte di Nina. Perché Cassie non vuole elaborare la perdita, mentre persino la madre di Nina le dice che non ha più senso restare ancorati al passato. Quando incontra Ryan, la pellicola sembra suggerirci che forse, finalmente, anche Cassie può avere il suo personale lieto fine. La ragazza rinuncia ai suoi piani di rovinare Al Monroe (Chris Lowell), il ragazzo che aveva stuprato Nina. E con in sottofondo hit come Can’t Help The Way I Feel di Lily & Madeleine, Cassie e Ryan si godono una parentesi di (apparente) felicità. La colonna sonora gioca anch’essa un ruolo importante nel sottolineare le contraddizioni di Cassie e la discesa della storia da un R&R a un vero horror.
Una donna promettente – un film necessario
Nel film la rivelazione del piano di Cassie per vendicarsi di Al procede con intelligenza e ogni indizio viene ben calibrato, fino al travolgente finale.
Il tutto coronato da un dark humour e toni rosa pastello, una protagonista magnetica e con cui si riesce a entrare in empatia.
Emerald Fennell, tuttavia, non ci regala una storia felice, con una catarsi in cui l’eroina si libera dei suoi demoni. Ma non è quello l’obiettivo del film: la verità è che non possiamo più cullarci in un sogno colorato e dal sapore di zucchero filato. Dobbiamo affrontare la realtà e realizzare che stare a guardare non basta più, se stiamo in silenzio, siamo complici anche noi. Una donna promettente è un film difficile, potente e disturbante. E, proprio per questo, deve essere visto.