X & Y – Nella mente di Anna recensione film di e con Anna Odell, Mikael Persbrandt, Trine Dyrholm, Jens Albinus, Vera Vitali, Shanti Roney e Sofie Gråbøl
Distribuito in Italia da Trent Film che è sempre una garanzia per un cinema indipendente straniero che sappia creare storie e riflessioni challenging per lo spettatore, X & Y – Nella mente di Anna è un film dell’artista svedese Anna Odell, incentrato su una sorta di esperimento sociale ripreso in video. La Odell fa coppia, sullo schermo e forse anche nella vita, con l’attore svedese Mikael Persbrandt – uno dei più noti attori scandinavi del momento, protagonista dell’originale Un mondo migliore di Susanne Bier e apparso anche ne Lo Hobbit di Peter Jackson – nello stare svariate settimane all’interno di un teatro di posa in compagna di quattro coppie di alter ego.
Ciascuno degli alter ego dovrà imitare sé uomo Mikael e sé donna Anna, relazionandosi a volte a due con il loro corrispondente, altre volte con gli stessi Mikael e Anna, altre volte ancora con degli psicologi, fino ad invertire i due principi del femminile e del maschile, dell’X e dell’Y.
Obiettivo dichiarato del progetto è quello di indagare “chi siamo”, “l’essenza più profonda degli esseri umani”, dell’essere umani, con una particolare e forse fin troppo spiccata attenzione per le differenze di generi. A ben vedere, l’identità si esplicita a più livelli: non è solo un fatto di essenza, implica anche una separazione che contrappone un’egoità all’insieme degli altri – o, quando questa decantata identità decade, una duplicazione potenzialmente infinita di un Sé via via sempre più frammentario.
X & Y – Nella mente di Anna della Odell a ben vedere fa suo un principio usato moltissime volte da tutti gli artisti che si sono accostati al metacinema o al metateatro: utilizzare gli elementi-chiave di queste arti performative, e in modo particolare l’attorialità, come un correlativo oggettivo di un principio di identità venuto a mancare, o venuto potenzialmente ad aprirsi verso nuove suggestioni.
Per esplorare l’identità umana, e in modo particolare l’identità maschile e femminile, Anna Odell e Mikael Persbrandt si aprono allora ai doppi, a questa quaternità di coppie. Alter ego, un altro io: in un gioco di specchi e di reiterate duplicazioni, Anna e Mikael si illudono di trovarsi, e forse in questo non-trovarsi colgono l’incoerenza e l’apodittismo di un certo concetto di identità. Riaffiora anche, questa meno esplicitata, l’interessante tematica vagamente artaudiana del sadismo del regista, nei confronti in questo caso più degli interpreti che degli spettatori.
X & Y – Nella mente di Anna è sicuramente un’esperienza visiva interessante, per quanto più che al cinema sembra appartenere a certo strutturato video essay riflessivo e a tratti autobiografico. Forse il film della Odell gioca troppo schematicamente con certi stereotipi, reiterati e ribaditi per tutta la durata dell’opera – il “maschio alfa”, la “donna ragno” – per liberarsene davvero, ma resta una riflessione fertile e prospettica su alcuni dei temi cardine della nostra contemporaneità. Con qualche eco forse di Dogville e Manderlay di Lars von Trier, X & Y, candidato a due Guldbagge Awards per le interpretazioni di altrettanti alter ego dei due protagonisti, può essere un esempio di “cinema delle idee” portato ai giorni nostri, collocato stabilmente in una fin troppo fluida contemporaneità virtuale.