Due donne – Passing recensione film di Rebecca Hall con Tessa Thompson, Ruth Negga, André Holland, Bill Camp, Gbenga Akinnagbe e Alexander Skarsgård
Netflix ha lasciato anche quest’anno la sua orma alla Festa del Cinema di Roma.
A portare lo stendardo della piattaforma streaming troviamo un lungometraggio particolare, capace di dividere gli spettatori. Si tratta di Due donne – Passing, diretto da Rebecca Hall con Tessa Thompson, Ruth Negga, André Holland e Alexander Skarsgård.
La storia segue la vita di Irene (Tessa Thompson), una donna afroamericana che, grazie alla sua carnagione sufficientemente chiara, riesce a passare per bianca, cosa che le permette di accedere a tutta una serie di luoghi e comfort altrimenti a lei preclusi. Questo “metodo” la porta a incontrare casualmente la sua vecchia amica d’infanzia Clare (Ruth Negga), anche lei spinta a farsi riconoscere per ciò che non è e che l’ha spinta in un territorio pericoloso, avvolta da un mondo ostile, capitanato da un marito (Alexander Skarsgård) estremamente intollerante verso il diverso da sé.
Il tentativo di fuga di Clare da tale realtà, a tratti più opprimente di quella che il Rinascimento di Harlem (il movimento culturale sostenuto ampiamente da Irene) cerca ogni giorno di combattere e di sradicare, porterà la giovane donna a invadere sempre di più lo spazio vitale di Irene, che vedrà il suo piccolo microcosmo scivolarle via lentamente dalle mani. Questa è la base su cui si articola una narrazione flemmatica, lineare, che punta tutto sul non detto, ma forse spaventato dalla portata e dalla rilevanza di ciò che intende raccontare non riesce a essere incisivo come dovrebbe.
Per quanto Netflix si sforzi di portare sui nostri schermi storie socialmente impattanti, capaci di scuotere l’animo e il pensiero dello spettatore, si trova sempre a cascare nel solito, formale e statico processo di costruzione drammatizzante che ormai non aggiunge nulla di nuovo. È vero che per far comprendere qualcosa è necessario ripetere tale intuizione ancora e ancora fino a che non si instauri definitivamente nel pensiero comune, ma Netflix porta all’esasperazione tale concetto, continuando a proporre pellicole iperformalizzate, didascaliche anche quando non vogliono esserlo.
Due donne – Passing sembra vivere di una sola idea: utilizzare la fotografia per creare un effetto di camuffamento (molto efficace e utilizzato coscienziosamente, va detto) capace di stupire e colpire. Ma ciò non è sufficiente alla costruzione di un intero lungometraggio. Nonostante le prove attoriali non siano assolutamente da sottovalutare, queste vengono asfissiate da un testo ridondante, con poche cose da dire, privato di ogni minima attrattiva, empaticamente distaccato. Tanto quanto il bianco e nero esalta e, al contempo, appiana le differenze, la narrazione depotenzia e ostacola il flusso significante, che così ardentemente vorrebbe liberarsi dalle catene formali che lo legano a una lunga tradizione di interessanti progetti avvinghiati dall’oscura ala dell’intuizione fulminea.