Una notte da dottore recensione film di Guido Chiesa con Diego Abatantuono, Frank Matano, Giorgia Spinelli, Alessandro Betti e Luciano Miele
È un gioco di sinonimi e contrari, questa sfida che si disputa all’interno del film Una notte da dottore di Guido Chiesa. Due professioni, accomunate dal lavoro in solitaria e dalla desolazione della sera, si trovano a convivere e collaborare loro malgrado.
Una Roma notturna è teatro dell’avventura della guarda medica Pierfrancesco Mai (Diego Abatantuono) e del rider Mario (Frank Matano). Il dottor Mai è un medico di guardia notturno cinico e poco empatico, dal carattere scontroso, ormai disilluso: abusa di alcool e antidolorifici a causa dei fastidi dovuti all’età, usando il lavoro come scudo dai problemi della sua vita privata. Mario, invece, è un giovane e solare rider che vive alla giornata e si preoccupa solo di fare più consegne possibili in un turno.
Dall’incastro tra questi due personaggi, apparentemente opposti, nascono le particolari vicende del film. Mario e Pierfrancesco si incontrano per la prima volta in un ristorante dove quest’ultimo sta cenando: infastidito dalla chiamata di un paziente per una semplice ricetta, paga il rider per occuparsene al posto suo. Purtroppo Mario si dimostra inadeguato al compito e il dottore è costretto a raggiungerlo, causando però un incidente con il ragazzo. A causa dei suoi menomanti problemi di schiena successivi all’impatto, Pierfrancesco è impossibilitato a proseguire le visite e dunque corrompe il rider per fingersi lui, consigliandolo tramite un auricolare; Mario nel frattempo, dopo la rottura della sua bici, approfitta dell’auto di Mai per portare a termine le sue consegne.
Grazie alle tante disavventure che accadono durante il turno di lavoro, tra i due si instaura un particolare rapporto simile a quello tra un padre e un figlio, che per entrambi colma un vuoto importante nelle loro vite. Nelle ore passate insieme divengono l’uno il mentore dell’altro, aiutandosi a vicenda nel superare particolari problematiche relative alla propria vita. Pierfrancesco deve imparare a gestire al meglio se stesso, senza rifugiarsi nel lavoro o nelle dipendenze per svincolarsi dal suo cordoglio e dagli impegni familiari; Mario deve imparare a credere in se stesso, ad essere più sicuro e a capire che può “gettare il cuore oltre l’ostacolo” e puntare ad avere una carriera migliore di quella del semplice rider. Spalleggiandosi e spronandosi a vicenda, riusciranno i due a raggiungere nuove consapevolezze per migliorare la coscienza di loro stessi e illuminare i loro futuri?
La commedia del regista Guido Chiesa (Belli di papà, Cambio tutto) alterna in maniera dignitosa ma priva di slanci tematiche serie e attuali a momenti giocosi, fatti di battute rampanti e toni familiari, sorretti principalmente dall’espressività di Matano e dall’esperienza di Abatantuono. Il tutto affiancato da una regia abbastanza lineare che ci accompagna durante la visione. Una pellicola adatta a chi vuole scoprire, con qualche risata, il contrasto tra due mondi accomunati dal bisogno di lavorare per sopravvivere.