Fuoriclasse – Dai banchi di scuola alle classifiche recensione documentario di Alessandra Tranquillo con Nina Zilli, Chadia Rodriguez, Gaia, Kina e Psicologi
Fuoriclasse – Dai banchi di scuola alle classifiche si propone di raccontare l’ascesa di alcuni giovani artisti italiani – giovanissimi, a dirla tutta – che recentemente si sono affermati sulla scena musicale nazionale e internazionale. Alessandra Tranquillo indaga i motivi del successo di questi ragazzi attraverso interviste rivolte direttamente a loro: Gaia, Anna Pepe, Voodoo Kid, Chadia Rodriguez, Kina e Psicologi raccontano di fronte alla macchina da presa la loro storia, ma anche i dubbi e le speranze sulle pieghe che la loro carriera potrà prendere in futuro. Sono coinvolti nel documentario anche altri artisti più “veterani” della scena musicale italiana, come Ernia e Nina Zilli, ed infine radiofonici e produttori musicali (Carlo Pastore e Big Fish).
Intervallando le interviste di questi artisti ad alcune domande rivolte ai passanti – anch’essi molto giovani e coetanei degli artisti stessi – lo spettatore scopre le vicende ed i fattori che hanno contribuito al successo di questi cantanti e cantautori. Quello che subito risulta evidente è il target del documentario: Fuoriclasse – Dai banchi di scuola alle classifiche ha per protagonisti ragazzi ed è ai ragazzi di oggi che si rivolge, non solo raccontando una storia evitando tutti i toni sensazionalistici del caso (si tratta, in fondo, di artisti molto famosi che in breve tempo hanno stravolto la loro vita intraprendendo una carriera musicale) e appropriandosi di un registro diretto e, se vogliamo dirla tutta, condizionato dal gergo dei social.
Ognuno ha fatto strada in modo diverso: chi iniziando dalla propria cameretta autoproducendosi, chi registrando i demo sul telefono e chi, invece, partendo dai talent show. Nonostante i più disparati esordi, un elemento accomuna tutte queste nuove voci e viene evidenziato bene dal titolo del documentario stesso: l’età. Nessuno tra questi artisti ha più di ventisei anni e sconvolge la rapidità con cui sono arrivati a conquistare, appunto, le classifiche italiane – ed in alcuni casi mondiali. Produttori e cantanti stessi sottolineano quanto, al giorno d’oggi, siano determinanti i social, anche in un contesto lavorativo, quello della musica, apparentemente distante: vengono coinvolti questi strumenti per avere maggiore immediatezza e rapidità di comunicazione, spesso i produttori arrivano a contattare possibili nuovi artisti tramite Instagram. Se da una parte i tempi di ricerca, di talent scouting, si sono notevolmente accorciati (in un mondo dominato dagli algoritmi basta solo controllare quali sono i trend e le tendenze), favorendo una maggiore possibilità di arrivare a lavorare sotto grandi etichette ed essere prodotti in modo professionale, tuttavia viene anche sottolineata l’altra faccia della medaglia: la straordinaria velocità dei social accelera l’ascesa ma anche la caduta e restare a galla dopo il primo singolo di successo (per non entrare nel novero delle one-hit wonder) non è facile.
Il peso di Internet è particolarmente sentito anche da cantanti un po’ più affermati e dentro all’industria musicale da ormai alcuni anni: Ernia e Nina Zilli, che hanno iniziato la loro carriera musicale quando il web non aveva ancora fatto ingresso in modo violento nella vita quotidiana – cosa a cui invece oggi siamo tutti abituati – evidenziano le differenze del periodo in cui loro si ritrovavano a doversi affermare e il mondo odierno, dove questi artisti, facilitati anche dalla rete dei social, arrivano alla ribalta.
Anna Pepe, classe 2003, spiega che da un giorno all’altro si è vista la sua canzone “esplodere” tra le mani: senza accorgersene, per una serie di passaparola, è salita in cima alle vette delle classifiche e degli ascolti mentre stava ancora frequentando le scuole superiori. Se da una parte, il cosiddetto “farsi la gavetta” comportava una serie di frustrazioni e motivi più che validi per demotivarsi e abbandonare ogni possibile progetto futuro in ambito musicale, comunque anche l’avere un grande strumento come può essere Internet non sempre è sinonimo di rose e fiori.
Sempre Anna racconta di come sia stato difficile superare i primi commenti negativi comparsi sui social network e Chadia Rodriguez racconta lo stesso, nonostante abbia trovato una connessione molto forte con la sua fanbase nel mondo virtuale. Il successo improvviso e questa attenzione mediatica entrano in modo aggressivo e immediato nella vita di tutti i giorni e far fronte a questo terremoto non è cosa da poco. Gaia, infatti, della sua esperienza nei talent show (la giovane cantante ha partecipato a due edizioni di Amici e una di X-Factor) ricorda soprattutto quanto sia stato difficile il post-talent: sebbene fosse stata avvertita da molti sui rischi di una fama improvvisa, solo ora, con il senno di poi, si rende conto di quanto difficile sia stato adattarsi a questa nuova vita.
Il documentario Fuoriclasse – Dai banchi di scuola alle classifiche indaga anche sul cambiamento del canone musicale tra i giovani, in particolare sui generi del rap e dell’hip-hop, che inevitabilmente si sono evoluti e questa evoluzione è avvenuta nella maggior parte dei casi a scapito di quello che veniva definito lo swag rap: ormai non si sente più il bisogno di parlare di ricchezze e di lusso e la tendenza è di andare verso una scrittura di testi molto più lirica – nessun adolescente, in effetti, finisce per vedersi rispecchiato in testi esagerati ed enfatici.
Alessandra Tranquillo propone quindi allo spettatore diversi spunti di riflessione, su come potrebbe evolvere il mondo della musica in un mondo che scorre a velocità supersonica senza mai fermarsi e su quanto Internet abbia effettivamente cambiato il modo di approcciarsi alla musica per gli ascoltatori. Attraverso le interviste si osservano i lati euforici ed entusiasmanti del successo di questi ragazzi ma anche i lati più oscuri, senza (purtroppo) scendere nel dettaglio o approfondire un tema di rilievo ed attuale; in un mondo sempre più deformato dalle aspettative imposte dai media, poter raccontare che anche le “stelle” passano attraverso tutti i moti dell’animo tipici dell’adolescenza è più urgente che mai.