La casa di carta – Parte 5: Volume 2 recensione ultima stagione serie TV Netflix di Álex Pina con Álvaro Morte, Pedro Alonso, Najwa Nimri, Jaime Lorente, Esther Acebo, Rodrigo De la Serna e Fernando Cayo
Sei la nostra fede, per cui se tutto il resto va male ci rimani tu.
(Úrsula Corberó ad Álvaro Morte in La casa di carta – Parte 5: Volume 2)
Dopo il flop della quarta stagione, sprofondata in un fan service maldestro, povero nella scrittura e disonesto negli intenti, e una deriva creativa già iniziata nella terza, Netflix rimette pesantemente mano al gioiello di famiglia – La casa di carta 4 è stata la serie più vista di sempre sulla piattaforma fino all’avvento di The Witcher nel 2019 – e sugella l’epilogo della creazione di Álex Pina, decisamente in crescendo e probabilmente appena in tempo, in uno scenario streaming che nel frattempo ha fatto il suo ingresso nell’era della peak redundancy e ha visto cambiare tipologia e preferenze degli spettatori.
Uno dei più grandi show popolari dell’era moderna si conclude lasciandosi aperte una finestra sul passato e una sul futuro, ricongiungendosi con parte del suo vasto pubblico generalista, soprattutto nelle sue fasce più adulte che ne hanno amato la narrazione romantica e scanzonata tra crimini e passioni, desiderio di rivalsa e dolori, e i suoi personaggi ammalianti ed affabulatori.
Sono un ladro, figlio di un ladro, fratello di un ladro.
E spero di essere il padre di un ladro.
(Álvaro Morte in La casa di carta – Parte 5: Volume 2)
La casa di carta – Parte 5: Volume 2 prosegue sul solco tracciato dal Volume 1 forte di una regia e fotografia cinematografiche iniettate per recuperare consensi, un ritmo frenetico che scandisce quasi ininterrottamente le sequenze d’azione, continui flashback dedicati ai personaggi più amati del passato e del futuro che alla fine si chiudono con coerenza – dall’imprescindibile Berlino di Pedro Alonso, protagonista assoluto del prossimo spinoff Berlino in uscita su Netflix nel 2023, a Tatiana di Diana Gómez e Rafael di Patrick Criado -, la retrocessione del personaggio che meno funzionava una volta passato tra le tute rosse, Lisbona (Itziar Ituño), a favore di Palermo (Rodrigo De la Serna) e uno scontro finale tra Bene e Male, Sistema e Resistenza, che si spoglia dei connotati macchiettistici e deviati suggeriti dalla Parte 4 per ricondursi ad un epilogo più ispirato ed emozionale che recupera i punti di riferimento precedentemente persi, con i buoni tra le forze dell’ordine e i cattivi a conquistarci con la loro empatia, le loro gesta ed ispirazioni.
Alcuni schemi che si ripetono – il pericolo nell’ombra rappresentato da Arteche (Jennifer Miranda) al posto di Gandía (Jose Manuel Poga), crisi emotive ricorrenti che serpeggiano tra i Dalì seppur particolarmente passeggere vista la rinnovata frenesia del racconto, l’intero establishment politico, economico e giudiziario della Spagna sempre più alla mercé del Professore (Álvaro Morte) -, un paio di variabili impazzite che stravolgono i giochi a due episodi dal traguardo e un finale esaustivo che recupera le note rivoluzionarie della Resistenza e della lotta al Sistema, che avevano segnato la fortuna della serie, ci conducono ad una svolta indolore che, tra il bonario e l’ingenuo, firma simultaneamente la riconciliazione ed il definitivo addio agli amatissimi personaggi creati da Álex Pina dopo un quinquennio di spensierate scorribande.
La casa di carta 5: le frasi della serie TV
Tu sei il tuo numero di illusionismo.
(Itziar Ituño ad Álvaro Morte in La casa di carta – Parte 5: Volume 2)
Parlo più con mio padre morto che con chi è vivo.
(Álvaro Morte in La casa di carta – Parte 5: Volume 2)