Pam & Tommy recensione serie TV Disney+ di Robert Siegel e D.V. DeVincentis con Lily James, Sebastian Stan, Nick Offerman, Taylor Schilling, Seth Rogen, Andrew Dice Clay, Pepi Sonuga e Mozhan Marnò
Nel 1995 Pamela Anderson, sulla cresta dell’onda per il ruolo della bagnina C.J. nella serie Baywatch conosce Tommy Lee, batterista dei Mötley Crüe. Quattro giorni dopo Pam & Tommy convolano a nozze. Poco dopo il lieto evento, un video che li ritraeva in intimità durante la prima notte di nozze viene diffuso senza il loro consenso e diventa virale, approdando persino sul web. La coppia si ritrova così al centro di un ciclone mediatico senza precedenti e sarà solo dopo lunghe lotte in tribunale e patteggiamenti che riuscirà a venirne fuori.
Questa è, in sintesi, la storia della serie da otto episodi scritta da Robert D. Siegel e D.V. DeVincentis e portata sullo schermo da Craig Gillespie (I, Tonya) con Lily James e Sebastian Stan nei panni di Pamela Anderson e Tommy Lee. Nel cast troviamo anche Seth Rogen, nel ruolo di Rand Gauthier, l’operaio che si occupava dei lavori in casa Anderson-Lee e che avrebbe trafugato il sex tape e l’avrebbe diffuso con l’aiuto di un regista di video hard, interpretato da Nick Offerman.
Pam & Tommy – la più grande violazione di privacy dell’era di Internet
La miniserie Hulu di Gillespie non soltanto ci regala otto episodi divertenti, che ci immergono nelle atmosfere degli anni ’90, tra jeans a vita bassa, le hit di Madonna, Gwen Stefani, Michael Jackson e i Kiss, alcool e l’era d’oro dell’industria del porno, ma racconta in maniera intelligente una storia di violazione della privacy e le conseguenze (completamente diverse) per Anderson e Lee.
Nella serie, infatti, emerge in maniera lampante come Pamela Anderson fosse percepita dalla maggioranza del pubblico maschile solo come una sex symbol, ma soprattutto fantasia erotica, inavvicinabile e intoccabile. Ed ecco che la diffusione del sex tape permise a chiunque lo guardasse di rendere più reale la propria fantasia, spiando Pamela Anderson in un momento di estrema vulnerabilità e intimità. E senza il suo consenso. La diffusione del sex tape diventava così la realizzazione del sogno erotico di un qualunque maschio adulto e non, a cui non interessava minimamente il concetto di “diffusione di materiale intimo senza consenso”.
Questo è ciò che emerge dal punto di vista di Rand Gauthier (Seth Rogen), carpentiere in procinto di divorziare dalla moglie Erica (Taylor Schilling), attrice di film porno. Rand viene assunto e poi improvvisamente licenziato da Tommy Lee senza apparente motivo, se non per il gusto di poterlo fare. Per vendicarsi di lui, Rand si introduce di notte nella casa della coppia e ruba l’intero contenuto della cassaforte, compreso il video girato dai due sposi. Inizialmente, non sa cosa ha tra le mani, ma non appena lo scopre, non esita a cercare un modo per diffonderlo e guadagnarci. Attraverso la sua storyline, Pam & Tommy ci mostra i retroscena di un’industria redditizia, quella dei film a luci rosse, che faceva delle VHS il principale veicolo di diffusione dei suoi prodotti. E, soprattutto, svela l’ipocrisia di chi quei prodotti li consuma, ma è anche pronto a puntare il dito contro Pamela per aver girato quel video.
Pamela in Wonderland – la donna dietro il sogno
Tuttavia, se il focus fosse stato Rand Gauthier, ne saremmo stati delusi, la sua è una classica parabola discendente, in cui le parti più interessanti sono quelle dove è presente l’ex moglie Erica (una fantastica Taylor Schilling), ignara del crimine commesso dall’uomo. No, Pam & Tommy dopo alcuni episodi iniziali, sposta l’attenzione su Pamela Anderson, sulla sua persona dietro il costume di Baywatch, sulla ragazza della provincia americana che per la sua sfolgorante bellezza viene invitata a posare per Playboy, sulla donna che ha come modello Jane Fonda (l’episodio omonimo e Pamela in Wonderland sono tra i migliori della miniserie). E nel monologo sul perché proprio Jane Fonda sia il modello a cui si ispira, Pamela risponde che – come forse lei non può – Jane Fonda poteva essere ciò che voleva, una femminista e un’icona sexy, un’attivista e un’imprenditrice di video fitness. Jane Fonda, ci spiega Pamela Anderson, poteva essere libera di essere se stessa, al di là di qualsiasi etichetta le affibbiasse il pubblico.
Craig Gillespie concentra l’attenzione sulla gogna pubblica a cui va incontro Pam e sulla differenza di trattamento che subiscono lei e Lee: nonostante ci siano entrambi in quel video, l’unica a essere umiliata e denigrata è lei – come rimarca la stessa protagonista in un dialogo con il marito. Nessuno l’ha mai presa sul serio perché aveva raggiunto il successo posando per Playboy, il personaggio di C.J. non aveva scene significative che non comportassero inquadrature sul suo fondoschiena (“Così è più incisivo” si è sentita dire Pamela dai registi della serie) e ora, a questo, si aggiungeva anche l’interesse pubblico per qualcosa di privato, rubato e diffuso senza il suo consenso.
Lily James e Sebastian Stan nelle vesti di Pam & Tommy
Lily James compie un eccellente lavoro nel dare voce e corpo all’attrice di Baywatch: ne ricalca perfettamente il tono di voce, le movenze, riuscendo a dare profondità al personaggio senza risultare caricaturale. Meno riuscita in questo senso è la performance di Sebastian Stan: il suo Tommy Lee è sopra le righe, allucinato (in una scena Tommy deve scegliere se sposare Pam appena conosciuta e ha un dialogo con il suo pene, animato grazie all’animatronic), sguaiato, a tratti megalomane e lunatico. Dopo un po’ la sua performance potrebbe risultare stancante, ma grazie alla chimica perfetta con Lily James, il suo Tommy Lee è comunque promosso.
Pam & Tommy è una miniserie che conosce bene l’argomento di cui vuole parlare, che si prende qualche libertà nella sceneggiatura, ma narra tutto da una nuova prospettiva e puntando i riflettori sul crimine, scegliendo di non soffermarsi sul lato piccante della vicenda (le scene di sesso sono esagerate e macchiettistiche e del sex tape non viene mai mostrato nulla), perché ciò che vuole raccontare è la violenza morale che subì Pamela Anderson, il calvario mediatico e legale a cui fu sottoposta e l’ipocrisia di un intero sistema.