Thor: Love and Thunder: incontro ed intervista con Natalie Portman, protagonista del film di Taika Waititi nel duplice ruolo di Jane Foster e la Dea del Tuono insieme a Chris Hemsworth e Christian Bale
In occasione del tour promozionale dell’ultimo blockbuster supereroistico Marvel, abbiamo avuto il piacere di incontrare la straordinaria Natalie Portman, protagonista dell’atteso Thor: Love and Thunder (che, come saprete se avete letto la nostra recensione, non ci ha assolutamente convinto, anzi). Di seguito il resoconto di quello che l’attrice ci ha raccontato riguardo il suo ritorno nel MCU, le sfide che ha dovuto affrontare sul set e la collaborazione con una figura eccentrica come quella di Taika Waititi.
Thor: Love and Thunder: intervista a Natalie Portman
Quanto è stato importante e divertente trovare il modo di adattare la narrazione del film in chiave umoristica?
Natalie Portman: È stato incredibile lavorare con Taika, perché sprigiona tantissima spontaneità e creatività ogni giorno [sul set], e chiede a chi lavora con lui di fare altrettanto. Un tale approccio fa ricordare quanto la comicità sia importante in questo momento e quanto farebbe bene a tutti una bella risata e un po’ di gioia nella loro vita. Credo che lo humor di Taika sia per lo più gentile; non è mai alle spese di qualcun altro. È così anche nella vita. È talmente divertente! Ed è anche estremamente cordiale. Il che, credo, sia segno di una grande intelligenza, perché non è semplice riuscire a far ridere così tanto senza mai scemare nell’offensivo. Rimango ogni volta sbalordita dalla sua abilità nel creare sequenze comiche strambe e bizzarre, ma sempre legate a emozioni genuine. Per me, la chiave di un lavoro simile è la gentilezza e la generosità del suo artefice.
Parlaci della dualità del tuo personaggio, a metà tra l’umana Jane Foster e la divina Dea del Tuono.
Natalie Portman: Adoro quella parte [del personaggio] perché, per me, è veramente difficile rapportarsi con qualcuno che riesce a essere costantemente così forte. Ammiro molto questa parte [di Jane], ma non posso fare a meno che dire a me stessa: “non sarai mai come lei”. Quindi, per come sono fatta io e anche da un punto di vista prettamente femminista, mi sembra molto più realistico presentare una donna che ha paura, non sicura di sé, che deve affrontare sfide e debolezze e che può, a modo suo, trovare la forza di essere potente, tosta e dura. Essere tutto ciò nello stesso momento mi sembra molto più umano.
Quanto è importante raffigurare le supereroine sullo schermo, in un momento storico in cui esse sono sempre maggiormente protagoniste all’interno del panorama cinematografico e televisivo?
Natalie Portman: È fantastico essere una supereroina in un momento in cui tali figure iniziano a proliferare – non sono ancora abbastanza, ce ne potrebbero essere molte di più. Ma sì, è incredibile avere più di una – anzi, non dovrebbe essere incredibile, dovrebbe essere normale, ma sfortunatamente ancora non è così – supereroina in un singolo film, come me e Tessa, che abbiamo lavorato insieme e fatto squadra. È importante per tutti i bambini vedere supereroi di ogni genere, perché vogliamo che le persone si affezionino ai personaggi per le loro personalità e non per la loro demografia. Nel periodo in cui sono cresciuta c’era un solo supereroe donna, quindi non avevo molta scelta di identificazione, ero praticamente costretta [ride].
Considerata l’atmosfera sul set, c’è stata qualche scena in particolare durante le riprese nella quale non sei riuscita a trattenere le risate?
Natalie Portman: Tantissime! Una parte importante della sfida attoriale che ho dovuto superare mentre giravo il film è stata quella di riuscire a mantenere una faccia seria mentre usciva di tutto dalle brillanti bocche di Taika, Chris e Tessa. Non riesco a ricordarmi una scena esatta, perché era così praticamente di continuo [ride]. Però penso sia interessante perché, anche per le sequenze più drammatiche, [Taika] vuole ottenere sempre qualcosa di diverso ed è disposto a seguire ogni sua idea e intuizione. Sembra veramente di girare un film sperimentale, ma poi ti accorgi del budget che ha alle spalle il progetto.
Come hai affrontato con il tuo personaggio il tema del superamento del dolore come crescita personale?
Natalie Portman: Una delle cose che ho amato maggiormente dell’opportunità di interpretare Jane nei panni della Possente Thor è che lei sta affrontando una sfida complessa, molto spaventosa. Deve trovare il suo scopo e contare sull’amore per riuscire a superare qualcosa su cui non ha alcun controllo.
Come si è evoluto il tuo personaggio Jane Foster sullo schermo e quale può essere il suo possibile futuro nel Marvel Cinematic Universe?
Natalie Portman: È stato molto emozionante per me, dieci anni fa, interpretare questo personaggio, un’astrofisica all’interno di un film così importante. Anche se il film non parla proprio di questo, mi sono sentita comunque onorata di portare su schermo un personaggio del genere, anche perché le figure femminili sono ancora molto sottorappresentate nell’ambito scientifico. Ma non avevo idea che sarebbe diventata una supereroina, anche perché i fumetti [a lei dedicati] non sono stati scritti fino al 2015 – e il primo film risale al 2009. Quindi, è stata un’incredibile sorpresa e un dono che questi artisti mi hanno fatto. Ora poter essere entrambe, un’astrofisica e un’eroina è piuttosto notevole, specialmente considerando che ho raggiunto i quarant’anni durante le riprese. Pensare che Taika e tutti coloro a capo della Marvel abbiano immaginato che questa donna alta 1,60 m, ebrea, madre di due figli, sulla soglia dei quaranta sarebbe diventata questa massiccia supereroina bionda è abbastanza rivoluzionario, almeno per me. Mi sono sentita molto, molto fortunata di vivere in un periodo dove una trasformazione del genere è possibile.
Non ci hai ancora risposto sul tuo futuro nel nel Marvel Cinematic Universe…
Natalie Portman: Il motivo per cui non ho risposto è perché non ne ho veramente idea [ride]. Taika, in una delle interviste che abbiamo fatto insieme a Londra, ha raccontato di come, quando abbiamo visto la fine-fine del film [la seconda scena dei titoli di coda], abbiamo tutti fatto: “Veramente?”. Nessuno di noi lo sapeva, inclusi Taika e Chris. Ci siamo guardati a vicenda e abbiamo detto: “Oh, ok”.
Come ti sei approcciata a questa nuova versione di Jane, da astrofisica a Thor?
Natalie Portman: A me piace essere preparata. Così ho fatto come faccio di solito: ho studiato il mio personaggio, le sue sfumature, la sua situazione. Poi ho raggiunto il set e ho visto che non è come solitamente lavora Taika. È stato molto spaventoso per me perché gran parte [del lavoro] era improvvisato, ma io continuavo a dire che dovevo sapere quello che facevo e che dovevo prepararmi. Tuttavia, alla fine, ho capito che dovevo solo lasciarmi andare, farmi trasportare ed essere aperta a tutto ciò che poteva accadere. È stata una grande lezione.
Preferisci prepararti a dovere e avere tutto sotto controllo prima di andare sul set?
Natalie Portman: Non sono proprio sicura di voler avere il controllo su tutto, ma sicuramente mi piace essere preparata. Quando mi sono presentata [sul set del film] ero in modalità “Susan Sontag” e potete immaginare cosa sia accaduto, considerando il materiale di partenza. Mi guardavano come per dire: “Cosa stai facendo? Stiamo parlando di alieni, qui” [ride]. È stato un ottimo promemoria che mi ha fatto ricordare quanto del nostro lavoro è recitazione e quanto è quasi immaginazione infantile. Voglio dire, per metà delle sequenze di combattimento, lottiamo contro l’aria con un’arma finta, quindi sei quasi costretta a tornare indietro a quando avevi cinque anni, il che è una vera gioia.
Cosa ti prospetta il tuo futuro come attrice e regista?
Natalie Portman: Mi piacerebbe dirigere nuovamente, ma al momento non ho un progetto preciso in mente. Mi interessa, però, utilizzare la mia voce in modi sempre differenti. Al momento sto lavorando a una serie per Apple TV+, Lady in the Lake, che sto anche producendo, e qui sto utilizzando la mia voce in una maniera inedita rispetto a quanto sono abituata a fare. In questi trent’anni [di carriera], sono sempre stata l’acqua all’interno del contenitore di qualcun altro, che questi modellano e all’interno del quale puoi lasciarti trasportare [dalla forma assunta]. Ma essere colei che modella il contenitore è una prospettiva differente che ti permette di utilizzare l’esperienza acquisita in modi mai sperimentati.
Quali temi desideri mettere in evidenza con la tua voce?
Natalie Portman: Mi interessano molto le esperienze femminili e il loro punto di vista. Sono stata molto influenzata da alcune scrittrici italiane, tra cui Natalia Ginzburg e [Elena] Ferrante. È stato rivoluzionario, per me, sperimentare la loro prospettiva per la prima volta. Credo sia interessante avere una testimonianza del genere da esperienze femminili così particolari.
Quali sono i temi e i messaggi più importanti di cui si fa portatore Thor: Love and Thunder, specialmente verso i più giovani, e quali insegnamenti cerchi di trasmettere ai tuoi figli?
Natalie Portman: Credo che l’insistenza di Taika sul tema dell’amore lungo tutto il film, in qualsiasi forma si manifesti, sia magnifica e ci spinga a ricordare come il nostro significato [nell’esistenza] sia quello di amare – che sia esso un amore romantico, famigliare, platonico, per se stessi o per il proprio lavoro. Per quanto riguarda i miei figli, provo, ovviamente, a insegnare loro a essere compassionevoli – nonostante non ne abbiano bisogno, dato che sono esseri umani empatici già di loro natura – ma, anche, a inseguire la propria curiosità e ciò che adorano fare.
Come attrice è più gratificante interpretare un personaggio serio in un film drammatico o un personaggio come Jane in un film Marvel? Nel cinema come nella vita le donne continuano a subire il fascino degli uomini che le fanno ridere?
Natalie Portman: [Ride] Sì, sono d’accordo con lei riguardo agli uomini che fanno ridere. Mentre per l’altra domanda, credo che ogni film abbia le proprie sfide e le proprie gioie. Ovviamente, ho lavorato molto di più in campo drammatico, che può essere estremamente gratificante, ma le mie scarse incursioni nel campo della commedia sono state altrettanto divertenti e creative. Quindi, penso che sia bene portare l’esperienza acquisita l’una all’interno dell’altra: la profondità nel lato comico e la spontaneità nel lato drammatico. È fantastico poter lavorare in entrambi i campi e lasciare che si influenzino a vicenda.
Sappiamo che tua madre ti esortava sempre a “non smettere mai di lottare”. Quante volte nel corso della tua carriera hai dovuto ripetere a te stessa queste parole?
Natalie Portman: È un’ottima domanda. Non credo di aver mai avuto il bisogno di dirmi qualcosa del genere, ma sento come se ci fosse qualcosa in me che, quando raggiungo il fondo del barile, mi sprona a provare con tutta me stessa di che pasta sono fatta. In questi trent’anni – sono esattamente trent’anni – di carriera ci sono stati momenti in cui era dura trovare degli ingaggi, o ricevevo recensioni negative, o ero semplicemente infelice nella mia vita privata. Magari rimanevo per un po’ chiusa nella mia tristezza, ma poi ho sempre trovato il modo di farmi forza e autoconvincermi che avrei dimostrato a tutti quanto valevo. Credo che sia una cosa che alberghi all’interno di ognuno di noi. Dopotutto, le generazioni prima di noi sono riuscite a superare sfide molto più impegnative dei piccoli problemi che molti di noi devono affrontare oggi.
Jane Foster sembra non avere paura di nulla, ma Natalie Portman di cosa ha paura?
Natalie Portman: Oh, ho paura di tutto [ride]! Ho paura del Covid, ho paura delle armi, delle folle. Sì, ho molte paure. Jane Foster sembra veramente fantastica!