Batman – Un’autopsia recensione serie audio con Claudio Santamaria, Michele Bravi, Alice Mangione, Maria Grazia Cucinotta e Saverio Raimondo
Batman – Un’autopsia: viaggio sonoro all’inferno e ritorno
Il dolore mi riempiva la vita, ho indossato il mantello e la maschera per vegliare sulla città […]
Io conosco questa città, io ne faccio parte…e sto costruendo qualcosa, una Gotham migliore…
(Claudio Santamaria è Bruce Wayne in Batman – Un’autopsia)
Sentiamo sempre parlare di serie TV, fiction e prodotti per il piccolo schermo: prodotti che, per così dire, “monopolizzano” il dibattito che ruota attorno a tutto il mondo della serialità.
Esiste, tuttavia, un micromondo ancora poco esplorato, ma decisamente in ascesa grazie anche alla sempre più capillare diffusione dei podcast nella Rete: parliamo delle cosiddette Serie Audio.
Che cos’è una Serie Audio?
Ne parliamo in modo estremamente breve, giusto per introdurvi meglio alla lettura della nostra recensione odierna.
Si tratta di opere di finzione, eredi dei celebri radio-sceneggiati o radio-drammi di un tempo: prodotti che risalgono addirittura ad un’epoca decisamente pre-televisiva, se pensiamo che i primi sceneggiati di questo tipo sono stati trasmessi dalla BBC in Inghilterra (come ad esempio Danger, di Richard Hughes, del 1924) e in Italia dall’EIAR, la futura RAI (citiamo Venerdì 13 di Mario Vugliano del 1927 e L’anello di Teodosio di Luigi Chiarelli del 1929).
Questo formato conobbe un gran successo anche nell’immediato dopoguerra, per poi venire in parte soppiantato con l’avvento della televisione.
La formula delle audio serie ricalca, in qualche modo, il formato di queste prime opere, dove però il lavoro di “adattamento teatrale” si affianca al lavoro di narrazione consueto delle serie TV: all’uso dei dialoghi viene infatti combinato un sapiente uso degli ingredienti dell’action e del thriller.
Anche in epoca più recente non si tratta comunque di una novità, nemmeno nel nostro paese: solo per fare un esempio ricordiamo l’epopea di Alcatraz, nata su Radio 2 per mano di Diego Cugia nel 1998 con il suo Jack Folla, un dj nel braccio della morte. Certo, più che una serie in senso stretto si trattava di una sorta di programma “macedonia”, dove alla narrazione in prima persona e ai monologhi “filosofici” del protagonista si alternava una vera e propria colonna sonora nata dalla playlist personale di questo singolare deejay, condannato a morte negli Stati Uniti, al quale venne concesso di trasmettere su una radio italiana (Radio 2) “la musica della sua vita”.
Uno show decisamente sui generis: eravamo certo di fronte a un vero e proprio antenato del contemporaneo podcast, una formula che piattaforme come Spotify hanno totalmente consegnato al successo, soprattutto negli ultimi anni.
Batman Unburied
In un’era di grande successo per i podcast era logico che prima o poi si tornasse a introdurre sul mercato una grande produzione internazionale a livello di fiction, che potesse coinvolgere produttori di un certo spessore e che avesse una distribuzione capillare, oltre a toccare un pubblico molto ampio.
Ed è da queste premesse che nasce l’idea di Batman Unburied, una serie podcast sceneggiata da David S. Goyer, noto autore nel campo del cinema e del fumetto che ha tra le sue opere gli script di film come la saga di Blade o la trilogia dei film di Batman di Christopher Nolan e di albi di fumetti quali Silver Surfer, Doctor Strange, Ghost Rider e Justice Society of America.
Si tratta di un podcast di genere thriller, di dieci episodi, nato dalla collaborazione tra DC Comics, Warner Bros. e Spotify.
Lo show, di grande successo in America e recentemente confermato per una seconda stagione, subito dopo il lancio è salito in cima alle classifiche di Spotify, raggiungendo il numero uno su nove mercati per più di due settimane.
Oltre a uno script decisamente interessante, che analizzeremo più nel dettaglio, Batman Unburied nella sua versione americana ha visto coinvolti tra i protagonisti attori del calibro di Winston Duke (uno dei protagonisti del film dell’MCU Black Panther) nei panni di Bruce Wayne/Batman e altri attori e doppiatori molto noti come Gina Rodriguez, Jason Isaacs, Hasan Minhaj, Lance Reddick, Ashly Burch e John Rhys-Davies.
E come abbiamo anticipato è stato lanciato in contemporanea e in simultanea lo scorso 3 maggio in nove paesi, ovviamente con nove differenti traduzioni per le nazioni specifiche, tra qui anche l’Italia.
Noi oggi recensiamo la versione italiana di questa serie podcast, tradotta nel nostro paese come Batman – Un’autopsia.
Batman – Un’autopsia
Partiamo dalla storia: siamo nella “solita” Gotham City, sempre cupa, buia, oscura e maledetta. La location ideale per lo svolgersi delle avventure del nostro Cavaliere Oscuro, alle prese con i villain che minacciano di scuotere gli equilibri precari di una città che vive sempre sul filo del rasoio, immersa nella più spregiudicata corruzione e illegalità.
Per la prima volta, però, ci troviamo di fronte a un Bruce Wayne diverso, decisamente insolito. Non siamo di fronte al solito uomo dalla doppia vita, ricco playboy filantropo e industriale di giorno e vigilante di notte.
Stavolta Bruce riveste gli insoliti panni di un patologo forense che lavora al Gotham City Hospital e che si trova ad affrontare il Mietitore, un serial killer folle e senza pietà che infierisce in maniera molto truculenta sulle sue vittime.
La lotta del nostro uomo pipistrello, pertanto, stavolta inizia dai lettini d’obitorio, per evolversi in maniera sorprendente incrociando molti personaggi della mitologia legata a Batman, tra alleati come Barbara Gordon e il fidato maggiordomo Alfred Pennyworth, e nemici come il famigerato Enigmista.
L’inferno sonoro di Gotham City
Ovviamente tutto ciò che solitamente è legato all’aspetto visivo della narrazione e della caratterizzazione dei personaggi questa volta è interamente spostato sul versante sonoro.
L’operazione è ben riuscita: i monologhi introspettivi di Bruce Wayne ci catapultano subito in una dimensione orrorifica, dove i dettagli non lasciano spazio all’immaginazione e la tensione psicologica diventa immediatamente anche “fisica”.
L’obitorio diventa il luogo dove iniziare, senza mezzi termini, un viaggio di andata e ritorno all’Inferno. Da qui si vola con l’udito e con l’immaginazione nei meandri più sordidi della città, di una Gotham che ben si presta a questo teatro del dolore.
E dove non ha un impatto diretto la voce ci pensa l’attento lavoro sugli effetti a fare il resto. Fruscii, movimenti bruschi, oggetti che si frammentano, deflagrazioni, corpi che vengono sezionati: sono tutti ingredienti di un montaggio sonoro che, se mira un po’ a tratti al jumpscare, d’altro canto rende fede alla morbosità del delitto, all’idea di morte e alla sprofondare dei protagonisti in abissi sempre più profondi.
Anche qui un’operazione di ottimo livello: rendere psicologicamente l’oscurità di Gotham non è semplice, ma gli autori si sono sforzati di “concretizzare” questo buio dell’anima nel quale ci sentiamo avvolti dall’inizio alla fine del serial.
Il cast
L’adattamento italiano della serie Batman – Un’autopsia è curato da Show Reel Agency, parte di Show Reel Media Group, per la regia di Matteo Quinzi e Marco Ferrarini.
A fare la parte da leone nella versione in italiano di questa produzione internazionale sono senz’altro alcuni volti noti nel cast, che prestano la loro voce ai protagonisti per renderceli vivi, reali, farceli percepire e sentire “eroi” ma anche “umani”.
Una prova attoriale su tutte è certamente quella del protagonista, un volto (e una “voce”) certamente noto a tutti: Claudio Santamaria, che rientra nei panni di Bruce Wayne dopo aver doppiato con carattere Christian Bale nella trilogia nolaniana di Batman.
Claudio Santamaria sfrutta le sue ottime doti attoriali e di doppiatore per farci immedesimare con perfezione nella psiche triste, sofferente e anche a tratti deformata del nostro protagonista. In questo viaggio all’Inferno percepiamo il male come lo percepirebbe Bruce Wayne, nel bene nel male.
Di tutto rispetto risultano inoltre le prove di attori noti come Maria Grazia Cucinotta e Michele La Ginestra che interpretano rispettivamente Martha e Thomas Wayne, in ruoli apparentemente secondari ma fondamentali.
La nota stonata, invece va detto, riguarda l’interpretazione del cantante Michele Bravi nei panni di Edward Nygma, l’Enigmista, che è sembrato leggermente fuori parte, nonostante abbia già fatto parti da doppiatore ad esempio nel film della Disney Coco. Chissà, magari sarebbero state più azzeccate scelte quali doppiatori di grande livello come Andrea Mete (che ha doppiato Paul Dano nel recente The Batman di Matt Reeves) o anche David Chevalier, ottimo doppiatore di Edward Nygma nella serie TV Gotham.
Prestazioni attoriali oneste anche quelle degli altri attori-doppiatori chiamati in causa Dario Bressanini, Beatrice Bruschi, Edoardo Ferrario, Michela Giraud, Alice Mangione, Fiore Manni, Nicola Pistoia e Saverio Raimondo.
Si tratta di un lavoro di adattamento di buon livello, anche se nei momenti in cui non è Claudio Santamaria a centralizzare l’intreccio ne sentiamo, purtroppo, un po’ la mancanza.
Probabilmente affidarsi, per alcuni ruoli, a volti “noti” o emergenti è stata una scelta giusta: ma chi ascolta probabilmente si chiederà anche come sarebbe andata se tra i coinvolti ci fossero stati anche straordinari doppiatori di professione come Luca Ward o Francesco Pannofino, che accanto a Claudio Santamaria avrebbero rappresentato un ulteriore valore aggiunto.
Un’occasione sprecata? Non del tutto, ma il futuro delle audio serie è appena all’inizio, ricordiamocelo.