Poker Face recensione film di Russell Crowe con RZA, Elsa Pataky, Liam Hemsworth, Jacqueline McKenzie, Matt Nable, Daniel MacPherson, Benedict Hardie, Dan Matteucci, Molly Grace, Paul Tassone e Steve Bastoni
Dopo essere stato eletto ambasciatore di Roma dal sindaco Roberto Gualtieri, Russel Crowe presenta la sua opera seconda alla 17esima Festa del Cinema di Roma, dal titolo Poker Face. La trama è piuttosto semplice: Jake (Russell Crowe), un uomo estremamente ricco, organizza una partita di poker con i suoi più cari amici, allo scopo di comunicare loro un’importante notizia. Alcuni criminali, attirati dalle numerose opere d’arte presenti nella mastodontica magione, interromperanno bruscamente la serata.
Il film è l’evidente risultato della carriera di Crowe, durante la quale ha avuto la possibilità di assorbire efficacemente le regole del cinema commerciale. Di conseguenza Poker Face aderisce fedelmente a tutti quegli espedienti utili a mantenere viva l’attenzione dello spettatore, anche a scapito del piano più spirituale della vicenda. Difatti, la componente action-thriller del lungometraggio rispetta con cura il collaudato schema hollywoodiano e, almeno sul piano tecnico, ottiene il tanto agognato intrattenimento di massa.
Sfortunatamente, è nell’atto centrale che inizia a sentirsi la mancanza di una vera e propria caratterizzazione dei personaggi, totalmente sacrificata in favore di una discreta componente action. Come prevedibile, tale assenza di caratterizzazione si ripercuote pesantemente sullo scarno coinvolgimento emotivo della vicenda. Una carenza purtroppo non colmata da un protagonista tendenzialmente dimenticabile – salvato soltanto dalla carismatica interpretazione di Russel Crowe – e da un finale pleonastico, nel quale si ha la fastidiosa sensazione che, durante la stesura della sceneggiatura, siano stati letti sin troppi bigliettini dei Baci Perugina: banalità, semplificazione e superficialità ci risultano essere gli aggettivi più adatti a definire un epilogo davvero insulso. In realtà, è soprattutto questo disarmante finale a disinnescare violentemente le potenzialità di un film che, se avesse fatto all-in sulla componente action-thriller, emancipandosi dal tentativo di diventare qualcosa di più, sarebbe potuto rimanere impresso nella nostra mente per più di cinque minuti dopo la proiezione.