L’appuntamento recensione film di Teona Strugar Mitevska con Jelena Kordić Kuret, Adnan Omerović e Labina Mitevska
Nel cinema contemporaneo macedone, uno dei nomi ormai consacrati anche a livello europeo è sicuramente quello di Teona Strugar Mitevska, che si è affermata qualche anno fa con la commedia femminista Dio è donna e si chiama Petrunya, ambientato nella Macedonia rurale e presentato con grande successo alla Berlinale. Distribuito da Teodora Film arriva adesso nelle sale italiane L’appuntamento (titolo originale: The Happiest Man in the World), passato nella sezione Orizzonti all’ultima Mostra del Cinema di Venezia.
Scritto dalla Mitevska assieme alla sua abituale collaboratrice Elma Tataragić, L’appuntamento si differenzia dal precedente Dio è donna e si chiama Petrunya per toni complessivamente più cupi, anche se la specificità del film è proprio quella di condurre lo spettatore in una sorta di tour de force tra i generi: con un impianto quasi da dramma da camera, all’inizio L’appuntamento sembra una commedia romantica, ma presto si inabissa nel ricordo della guerra di Sarajevo, ed è giocato prevalentemente su due personaggi senza disdegnare momenti corali da processo brechtiano, che sembrano memori della lezione condotta da Radu Jude col suo Bad Luck Banging or Loony Porn, uno dei film più importanti del cinema balcanico recente.
Asja, la protagonista del film, è una donna single di quarantacinque anni che, apparentemente su consiglio della madre, si iscrive a un grottesco evento di speed dating alla ricerca di un nuovo partner. Qui conosce Zoran, un uomo misterioso ma di bell’aspetto, una sorta di Jeremy Irons balcanico, con cui inizialmente sembra nascere della simpatia. Via via che lo speed dating va avanti però Asja inizia a scoprire dettagli preoccupanti sul passato dell’uomo, fino a una soffocante rivelazione che li porta ad ammettere di essersi “conosciuti” già quasi trent’anni prima, in tempo di guerra…
L’appuntamento è “una storia sulla precarietà della vita, sugli incontri casuali che uniscono l’aggressore e la vittima, riportando in vita il passato doloroso, è una storia di connessioni impossibili, di amore e di assurdità“, riassume la Mitevska nelle sue note di regia. “Vedo questo film come una sinfonia di movimenti coreografici che rivelano strati di emozioni e lentamente portano lo spettatore a uno stato di vertigine“. Grande protagonista silenziosa de L’appuntamento è, non per nulla, la città di Sarajevo, col suo carico di storie e di tragedie che si accalcano nell’arco di nemmeno cent’anni: e sull’immagine di Sarajevo che si immerge nella notte si conclude debitamente il film, dopo un’ora e mezzo di duelli verbali, rivelazioni, saliscendi emotivi, rese e ammissioni.
Il maggior punto di forza de L’appuntamento è senza dubbio la sceneggiatura, calibrata soprattutto nei dialoghi e nello sviluppo delle situazioni drammaturgiche, per quanto pretestuoso possa inizialmente apparire lo spunto narrativo di partenza. Se la fotografia è un po’ pigra, anche nelle situazioni più statiche la regia della Mitevska brilla per la sua inventiva, per un indubbio talento nell’articolare un bel contrappunto in fatto di découpage e tagli di montaggio, pur adoperando pochi movimenti di macchina.
Le interpretazioni non sono indimenticabili, ma i due attori protagonisti, Jelena Kordić Kuret e Adnan Omerović, restano costantemente in parte con un buon minimalismo espressivo che rende certamente più credibile la storia narrata del film. Straordinarie e di grande profondità introspettiva le varie scene di ballo del film, soprattutto quella che sfocia in una sequenza onirica dove il ricordo della guerra si sovrappone al piano della realtà in un sunto violento e visivamente notevole. Se le cinematografie balcaniche si stanno davvero avvicinando alla loro primavera, L’appuntamento di Teona Strugar Mitevska è un buon sintomo in questa direzione.