Leila e i suoi fratelli recensione film di Saeed Roustaee con Taraneh Alidoosti, Navid Mohammadzadeh, Saeed Poursamimi, Payman Maadi, Mohammad Alimohammadi e Farhad Aslani
Un uomo seduto su una sedia osserva, con aria affranta, ciò che sta succedendo intorno a lui. Noi spettatori non sappiamo chi sia inizialmente, ma possiamo farci un’idea. È il padre di famiglia (Saeed Poursamimi), colui che ha visto crescere più generazioni assieme, il saggio del gruppo, la persona di cui ci si potrebbe fidare. Qualcosa però è cambiato nell’ultimo periodo, non sembra più quello di un tempo, la spensieratezza ha lasciato il posto all’avidità. Le troppe ingiustizie ricevute lo hanno reso infelice, nemmeno più con i suoi figli riesce ad aprire una linea di dialogo serena.
Sullo sfondo e per certi versi dall’altra parte della barricata c’è un’altra famiglia, dove la leadership del gruppo è la figlia Leila (Taraneh Alidoosti), una donna molto intraprendente e sicura di se, tanto da esser diventata l’ala protettrice dei suoi fratelli (Navid Mohammadzadeh, Saeed Poursamimi, Payman Maadi e Mohammad Alimohammadi), un’ancora di salvezza nei momenti più bui (quello che stanno vivendo adesso è senza ombra di dubbio il peggiore di tutti). I suoi fratelli questo lo sanno bene ed in un certo senso la temono, poiché appare come la persona di famiglia che sta dando anima e corpo per poter dare a tutti un futuro più roseo possibile.
Una speranza di rinascita sembra concretizzarsi, ma tutto è condizionato ad un segreto che nasconde il padre.
Proprio da qui parte il racconto imbastito dal regista Saeed Roustaee su questa famiglia esuberante e legata alle tradizioni, ma con un occhio vigile al presente.
Il regista iraniano ci dice apertamente che il tempo incattivisce le persone (non è un caso che il padre di famiglia abbia da tempo chiuso i rapporti con i propri figli, per non parlare di sua moglie che viene considera da lui al pari di una serva), rendendole poco inclini alle novità. Solo un cambiamento radicale di vita può aprire a nuove opportunità, occasioni da prender al volo per poter ricominciare con più serenità e tranquillità. Qualcosa che sta cercando di fare, attraverso l’aiuto dei suoi fratelli, proprio la protagonista Leila.
Temi come la ripartenza e il non mollare mai anche nei momenti più difficili, sono gli elementi fondanti di questa storia lunga quasi quanto un kolossal (il film dura due ore e quaranta minuti circa), perché dopotutto, a differenza di ciò che diceva il maestro Hitchcock, la vita è fatta soprattutto di momenti all’apparenza morti, ma che sono importanti ai fini del prosieguo della storia. A volte il più bello arriva per caso, quando meno te lo aspetti.
Date queste premesse da Leila e i suoi fratelli ci si potrebbe aspettare il classico film drammatico su una famiglia con un passato difficile e dal futuro sicuramente incerto. Il regista di Just 6.5 pero è così bravo a rimescolare le carte in tavola tanto da proporci un suo peculiare aggiornamento di un genere tanto caro al cinema italiano, meglio conosciuto come la commedia all’italiana. Perché è si un dramma corale (da vedere in contrapposizione a titoli come La famiglia di Ettore Scola, seppur non ci siano grosse analogie, l’opera di Saeed Roustaee è quello che per assurdo gli assomiglia di più), ma che non dimentica l’elemento tragicomico della vicenda. Proprio com’era tipico di quel genere di pellicole.
Nonostante ciò Leila e i suoi fratelli ha una sua personalità molto forte, e si innalza per certi versi a miglior film corale da molti anni a questa parte. Era davvero da tantissimo tempo che non si vedeva un prodotto del genere così pieno di vita, ma soprattutto libero, per quanto possibile, da ogni imposizione o dettami. Roustaee non cerca mai di attirare l’attenzione facendo impietosire lo spettatore e sarebbe stato facile visto ciò che viene narrato, ma a lui interessa mettere solo in scena uno spaccato realistico, dove ogni cosa accade per una ragione e non c’è spazio per le false speranze (il finale n’è una prova lampante). Questo lo si evince anche da come è stata scritta l’opera, c’è un lavoro sulla costruzione dei personaggi incredibile, la famiglia di Leila è assai credibile nel suo ovvio contorno fantastico.
Un film energico e frizzante che sa toccare le corde di ogni spettatore, perché potrà piacere sia a chi cerca un titolo drammatico sia a chi cerca una commedia che sappia far riflettere.
Leila e i suoi fratelli è dunque un’opera ben bilanciata, ricca di spunti interessanti, assolutamente mai banale e con diversi momenti che lasceranno il segno (come ad esempio la cerimonia di proclamazione a nuovo patriarca per uno dei personaggi, decisamente spassosa ma allo stesso tempo struggente).
Ed è proprio il caso di dirlo questo film vi farà prima commuovere, poi emozionare ed infine ridere grazie alla bravura dell’intero cast, per l’occorrenza una famiglia sui generis, una di quelle che fanno esclamare: questa è proprio una di quelle che si può vedere solo al cinema, anche se non è proprio così, ci sono diversi contatti con la realtà di tutti i giorni.
Un plauso enorme all’attrice che interpreta Leila, Taraneh Alidoosti, la forza motrice di questo entusiasmante lavoro.
Leila e i suoi fratelli è attualmente al cinema in alcune sale italiane – speriamo che con il passaparola aumentino, al momento purtroppo non sono molte – grazie ad I Wonder Pictures e dopo i passaggi al Festival di Cannes e a al Bif&st di Bari.