La Passion de Dodin Bouffant recensione film di Trần Anh Hùng con Juliette Binoche, Benoît Magimel, Galatea Bellugi e Bonnie Chagneau-Ravoire
La Passion de Dodin Bouffant: l’eccellenza del cinema in cucina
Che film eccezionale ha tirato fuori il cineasta Trần Anh Hùng dal cappello, che meraviglia vederlo premiato (davvero meritatamente) per la miglior regia al Festival di Cannes 2023. The Pot-au-Feu è una di quelle pellicole che ti fa venire voglia di correre su Internet e scoprire il resto dei film girati dal suo regista, passato finora un po’ inosservato.
Anh Hùng è attivo come regista dal 1993, ma si prende i suoi tempi: La Passion de Dodin Bouffant è solo il suo settimo film da cineasta, liberamente ispirato al romanzo scritto da Marcel Rouff nel 1924. Il protagonista del libro è un gourmand immaginario di nome Dodin; un uomo francese benestante d’infinite raffinatezze culinarie, che ha deciso di dedicare la sua esistenza allo studio della cucina e del buon cibo.
Anh Hùng trasforma la sua storia in un film in costume ambientato nella campagna francese della valle della Loira del 1885. Dodin è abbastanza abbiente da poter dedicare la sua vita alla cucina, coltivando interessi e amicizie che lo portino a nuove e continue scoperte. Non è una vita d’eccessi e vizi, la sua casa è spaziosa, confortevole ma non enorme: la maggior parte dello spazio lo occupa la grande cucina luminosa al piano terra. Dodin conduce un’esistenza di studio e creazione, dettata anche da un certo rigore che ricorda quasi la filosofia, la religione.
Per preparare le sue pietanze, Dodin ha bisogno dell’aiuto e del supporto di una cuoca prodigiosa. Il film si apre nella sua cucina con la sguattera Violette che aiuta Eugénie (Juliette Binoche), intenta a preparare da zero la base di un brodo e di una salsa che poi servirà a condire una ricca portata di cacciagione. Siamo a fine Ottocento, la cucina è vera creazione, perché tutto parte da zero: dall’acqua che bisogna prendere alla pompa fuori casa, dalla stufa enorme su cui mettere casseruole e pentoloni di rame in cui far bollire per ore ingredienti per ricavare il brodo alla base della vera e propria ricetta, dove la ghiacciaia permette di conservare per un po’ (ma non troppo) i cibi più deperibili.
Quello di Anh Hùng è un titolo destinato a entrare nei classici del cinema culinario, tra padelle e chef. La cucina tra l’altro occupa un posto assolutamente centrale nell’economia del film, in cui la sublime bellezza di fotografia e composizione non nascondono la fatica, la concentrazione, il tempo necessario per creare, imparare, gustare. Non è una cucina nevrotica, non è una smania d’eccellenza vuota. La Passion de Dodin Bouffant è una lunga sequenza iniziale in cui seguiamo per quasi un quarto d’ora la preparazione di un piatto con la regia concentrata non sui volti contratti e tesi dei protagonisti (in realtà molto tranquilli e rilassati), bensì sugli ingredienti che da carcasse animali e ortaggi sporchi di terra si trasformano in piatti bellissimi. Non necessariamente sofisticati, ma resi sublimi dallo studio decennale che Dodin e la sua cuoca ci hanno fatto sopra.
I personaggi umani rimangono ai margini di una storia che racconta una vita certo privilegiata, ma condotta con cura e con attenzione, con un scopo. Potrebbe essere uno sport, un’arte, una religiose: Dodin ha scelto la cucina e Anh Hùng lo segue nella sua passione, raccontando la sua quotidianità, tra eventi eccezionali e consuetudine che si consumano quasi sempre in cucina.
Il rapporto tra il protagonista e la sua cuoca – lavorativo, umano e sentimentale – è chiaramente già maturo e regala grandi emozioni pur rimanendo quasi sempre ai margini delle preparazioni. Eugénie è il fianco di Dodin da anni, i due condividono uno scopo di vita e una relazione sensuale. Nel corso del breve periodo che il film copre la loro relazione evolve ancora ed è bellissimo come Anh Hùng intessa una relazione tra pari, che oltre agli amorosi sensi vive di rispetto reciproco.
Ex coppia nella realtà, Benoît Magimel e Juliette Binoche hanno una chimica incredibile e danno entrambi una performance straordinaria. Fa sorridere quanto alcuni film si affannino in ogni modo a tentare di essere femministi, quando Anh Hùng li spazza via con una semplice domanda e risposta. Dodin non vuole che Eugénie sia la sua donna, sceglie correttamente che sia la sua cuoca. Non solo oggetto del desiderio, ma soggetto alla pari della sua ricerca di vita.