Shelter recensione serie TV Amazon Prime Video con Jaden Michael, Constance Zimmer, Abby Corrigan e Adrian Greensmith
Agosto, di solito, è il mese dell’anno in cui il mondo di cinema e delle serie TV riparte dopo un periodo estivo che, il più delle volte, non offre titoli di punta.
Shelter, disponibile dal 18 agosto su Amazon Prime Video, è la nuova serie originale composta da otto episodi. Ispirata all’opera dello scrittore pluripremiato Harlan Coben si presenta come un thriller young adult ricco di mistero e suspense.
Mickey Bolitar (Jaden Michael), dopo un tragico incidente che gli sconvolge la vita, si vede costretto a trasferirsi dalla zia Shira (Constance Zimmer) in una cittadina del New Jersey. Un posto apparentemente tranquillo e innocuo ma che in realtà nasconde un cumulo di segreti legati ad un passato oscuro e violento. Mickey fa amicizia con Spoon (Adrian Greensmith) e Ema (Abby Corrigan) dando vita ad un trio unito.
Quando una giovane studentessa scompare i tre ragazzi si lanciano in un’indagine serrata. Mentre misteriose sparizioni, rapimenti e morti insospettabili si intrecciano, si dipana una trama intricata che costringe i protagonisti a confrontarsi con le loro storie personali e i segreti nascosti, al pari degli altri personaggi coinvolti.
Una fitta rete di mistero avvolge l’intera città di Kasselton, concentrandosi in particolare sulla dimora della vecchia e misteriosa Bat Lady, una donna che incute timore nei bambini della zona e che cela inquietanti segreti.
Dopo l’episodio pilota, che pone delle basi interessanti seppur con alcuni elementi stereotipati, la serie prende il volo approfondendo con maestria i personaggi che rivelano sfumature inaspettate.
Accanto all’adolescente Mickey, coraggioso ma tormentato dai demoni del suo passato, troviamo Spoon amichevole ma poco popolare all’interno della scuola e Ema, determinata ma chiusa in sé stessa e vittima di pressioni familiari.
Infine la zia di Mickey, combattuta tra le responsabilità dovute all’arrivo del nipote e i sentimenti derivanti dal ritorno in paese di un vecchio amore giovanile. Ad accompagnare i personaggi principali, una cornice di comprimari che si incastrano bene con la struttura narrativa e che aggiungono tutti (chi più, chi meno) elementi funzionali alla narrazione.
La storia parte da basi ampiamente utilizzate, ma dal secondo episodio la fastidiosa sensazione di già visto lascia il posto ad una sincera curiosità nello scoprire il progressivo svolgimento dei misteri raccontati.
I fatti vengono esposti attraverso una serie di indizi disseminati lungo gli episodi, così che lo spettatore possa scoprirli e lasciarsi coinvolgere insieme ai personaggi.
Nella narrazione, non sono presenti lunghe spiegazioni o sezioni eccessivamente didascaliche che possano interrompere il fluire del racconto. Anzi le informazioni sono fornite col contagocce, senza però che per questo si abbia l’impressione di assistere ad un racconto stantio o vuoto.
Seguendo i classici stilemi della serialità young adult, Shelter racconta l’amore adolescenziale, l’amicizia e le difficoltà tipiche dell’età del college, ma le rappresenta in modo sufficientemente originale e distante da altri esempi del genere.
Tuttavia, la serie affronta anche tematiche più mature, ampliando così la sua adattabilità ad un target e ad un pubblico ancor più diversificato.
Shelter parla dell’elaborazione del lutto, delle responsabilità familiari, dell’amore nell’età adulta, della violenza sui bambini.
Racconta l’inferno della depressione mostrando le conseguenze degli effetti del disagio mentale sulla famiglia. Il riuscito amalgama fa sì che gli tutti argomenti affrontati trovano il loro spazio senza che alcuno resti eccessivamente sacrificato.
Chi ama la narrativa adolescenziale troverà in Shelter pane per i propri denti, ma la serie potrebbe trovare riscontri positivi anche tra i palati più raffinati, abituati ad un’alta qualità narrativa e alla ricerca di trame coinvolgenti.
In generale, gli amanti del thriller troveranno in questa nuova serie tutti i presupposti per apprezzare un prodotto che, pur non rientrando tra i migliori del genere, è senza dubbio un’opera di valore.
