Mimì il principe delle tenebre recensione film di Brando De Sica con Domenico Cuomo, Sara Ciocca, Mimmo Borrelli, Giuseppe Brunetti, Abril Zamora, Dino Porzio e Daniele Vicorito [Anteprima]
Torniamo a più o meno sette, otto anni fa.
Commissione ministeriale di valutazione delle sceneggiature cinematografiche.
Brando De Sica sottopone alla valutazione del suddetto la sceneggiatura di Mimì il principe delle tenebre e il pitch comincia così: in una Napoli misteriosa ed esoterica, un giovane freak dai piedi deformati scivola nelle tenebre per conquistare l’amore e la libertà con un copioso spargimento di sangue.
Qualcuno alza un sopracciglio, qualcuno fa finta di non aver sentito eppure il trasporto con cui il regista presenta la sua creatura è tangibile. Forse è quello che fa la differenza, che accende il semaforo verde per il film.
Il resto è la storia del travaglio che accomuna film pronti a nascere ma non tanto forti da sgattaiolare fuori dalla pre-produzione. Mimì si incaglia nelle logiche dietro le quinte, ma De Sica lascia che i carboni rimangano ardenti sotto la fuliggine. Soffiando forte, quando necessario.
Si realizza una compenetrazione speciale tra l’uomo e la sua creatura. Il padre, disposto a tutto pur di farla venire al mondo, la cova mentre studia come permettere che questo avvenga.
Mimì il principe delle tenebre è sicuramente un film di genere, che miscela con cognizione di causa l’immaginario horror/fantastico a una love story tra persone emarginate dalla società civile, ma con ragionevole certezza è anche la storia di come il cuore supportato dall’orgoglio, dalla passione e dalla testardaggine trovi sempre il modo di rivelarsi in tutta la sua potenza.
Finzione e realtà si inseguono e si incontrano come Mimì (Domenico Cuomo) trova e rincorre Carmilla (Sara Ciocca) lungo una Napoli cupa e segreta. E anche oltre.
È un film di resistenza stoica, sullo schermo e dietro le quinte. Perde qualcosa in termini di armonia narrativa ma il regista convoglia tutte le precedenti esperienze audiovisive nella direzione dell’autentica passione, che trasuda in ogni sua scelta: casting brillante, fotografia incisiva e un comparto VFX di prim’ordine per un esordio.
Le tinte dark e splatter invocano vampiri, bestie e altre creature della notte, ma in mezzo a questa coltre fumosa c’è il cuore di chi insegue i propri sogni in un mondo pieno di violenza e sopraffazione. La diversità e l’emarginazione sono strumenti creati per isolare e neutralizzare chi cerca una felicità diversa. Non è una dissociazione con tendenza schizofrenica, è il campo che si crea chi non ha un posto nel canone e nell’ordine imposto delle cose.
Mimì il principe delle tenebre sceglie di non fare diagnosi o esprimere giudizi, ma di abbracciare un sogno e crederci fin dove è possibile, come i canini dei vampiri affondano nella carne fin quando non sentono il sangue.
Perché quando tutto sembra perduto, tutto è ancora meravigliosamente in piedi.
Specialmente al cinema.