Senza suspense, cosa sarebbe la vita?
Chi sa cosa accadrà?
Chi può prevedere quando una relazione finirà?
Chi sa quando sopraggiungerà la morte?
Non c’è niente se non disperazione a questo mondo.
Questa è la vita ragazzo.
Presentato in anteprima all’International Festival di Rotterdam, di cui MadMass.it è lieto di essere partner, The Garden Apartment è l’opera prima di Umi Ishihara, regista e sceneggiatrice che cattura la l’estraniante sensazione di limbo perpetuo che rappresenta il passaggio dalla gioventù all’età adulta.
Siamo rimasti colpiti della vigorosa e straziante interpretazione di Kaori Takeshita, nelle vesti di Kyoko, una vedova spezzata dal dolore per la scomparsa in giovane età del marito, che reagisce abbandonandosi nel proprio appartamento ad una vita lasciva dedita all’alcool, all’ozio e ai piaceri carnali, circondata da personaggi incerti, deboli e senza futuro, aggrappati come parassiti alle ricchezze della donna, fonte di sostentamento e deviato motore delle loro insensate vite.
Insieme condividono il Garden Apartment, così chiamato ed adibito a giardino nel ricordo immortale del primo e unico amore di Kyoko, incontrato per la prima volta e conosciuto in un giardino pubblico.
Sferzante il monologo di Kyoko sulla perdita dell’unico vero amore della vita, sulla precarietà dei sentimenti e sulle responsabilità che un rapporto saldo e sincero richiede:
Persino mio marito non mi avrebbe amato fino alle fine.
Adesso che è morto, non lo saprò mai.
Ma se avesse continuato a vivere, sono sicuro sarebbe stato come chiunque altro.
Avrebbe conosciuto una nuova ragazza più giovane e mi avrebbe dimenticato.
Forse dovrei essere grata che sia morto.
Non devo più preoccuparmi di essere tradita da colui che amo.
Adesso che mio marito è morto, non devo vivere nella paura di perderlo.
Non devo più chiedermi come sarebbe andata in frantumi la mia vita perdendo colui che amavo.
Il folle giro in auto senza meta di Kyoko e delle sue giovani anime perse compagne di vita eleva The Garden Apartment e ed il timbro stilistico di Umi Ishihara, portando alla luce l’incofessabile precarietà dell’animo umano, l’avidità e lo smarrimento di giovani generazioni che si estraniano dal vivere comune, avanzando una critica severa al Giappone ‘nascosto’ e a tutte le vittime perdute, lasciate indietro dalla frenesia della società ‘civile’.
Colpiscono la forza dei dialoghi e l’intensità di un ritratto melanconico che, in un misto surreale tra realtà e finzione, racconta la forza distruttiva dell’amore, il coraggio di rinunciarvi e la solitudine che si genera nell’animo umano.