Io e Sissi recensione film di Frauke Finsterwalder con Sandra Hüller, Susanne Wolff, Tom Rhys Harries e Anthony Calf
Il film, nelle sale dal 4 luglio, vede come protagonista Sandra Hüller (Anatomia di una caduta, La zona d’interesse) a fianco di Susanne Wolff, candidata all’Orso d’Oro al Festival di Berlino.
Diretto da Frauke Finsterwalder e distribuito da Movies Inspired, Io e Sissi legge in chiave femminista la figura dell’Imperatrice d’Austria e Regina d’Ungheria Elisabeth, chiamata da tutti Sissi.
Sissi, in realtà, non è la vera protagonista del film. Il ruolo primario spetta alla contessa Irma, una donna maldestra, irriverente e nubile. Irma non è mai riuscita a raggiungere uno scopo nella vita e per questo sua madre le dà un’ultima occasione: lavorare alla corte dell’Imperatrice.
Da qui inizia il lungo viaggio che la contessa intraprenderà a fianco di Sissi, prima in Grecia, poi a Vienna, Budapest, Inghilterra e infine a Ginevra. Durante questo lasso di tempo si vengono a scoprire lati dell’Imperatrice che solo le persone più fidate conoscono. Soffre di disturbi alimentari, si sente sola, non riesce più a provare emozioni. Sarà proprio la presenza di Irma a farle cambiare l’umore, almeno per un po’ di tempo. Sissi si sente così amata e considerata, un sentimento che sembrava aver smarrito dopo il matrimonio con Frantz.
La vita di corte strangola letteralmente Sissi, non riesce a reggere il peso della corona, non sopporta il solito cicaleccio da banchetto reale, non riesce ad essere sé stessa. Siamo di fronte ad un’Imperatrice d’Austria nuova, femminista, che poco corrisponde ai canoni imperiali.
Questa voragine di sentimenti repressi e negativi porta l’Imperatrice a spegnersi sempre di più, nonostante l’amore che riceve incessantemente da Irma. A Ginevra troverà il suo destino, se vogliamo crudele, da cui non riuscirà a scappare.
Io e Sissi porta in scena una storia biografica realizzata in chiave moderna. Non siamo dinanzi alla solita Sissi devota a Frantz e all’Impero, sempre ben composta, bella e sorridente. Lo spettatore ha di fronte una donna sciupata dal peso dei doveri imperiali che l’hanno fatta fuggire da Vienna per rifugiarsi in un mondo tutto suo, dove può esprimere il suo “io” interiore.
Le conseguenze della vita reale l’hanno portata ad ammalarsi mentalmente ed entrare così in un vortice senza fine. Sissi riversa le sue frustrazioni sulla servitù, che cerca di accontentarla in tutto e per tutto. Susanne Wolff è magistrale nell’interpretazione di una donna così problematica e complessa, non sembra di vedere un’Imperatrice, ma una donna qualunque che i pesi della vita hanno schiacciato.
La vera eroina è Irma, interpretata brillantemente da Sandra Hüller. L’attrice ci regala un personaggio maestoso ma apparentemente debole. Grazie all’incontro con Sissi, Irma riesce a liberarsi dal potere della madre e cerca di trovare una sua strada nel mondo. Il suo amore per l’Imperatrice è sincero e puro, riesce a vedere oltre alla maschera che Sissi porta. Irma lotta per ottenere una vita alla sua portata, senza seguire protocolli, ordini o stupide regole della borghesia. A suo modo, si ribella al patriarcato, proprio come Sissi.
Il film offre allo spettatore una lettura nuova di una storia già vista sugli schermi tante volte. Malinconico e drammatico, ma a tratti divertente e buffo, il lungometraggio riesce nel suo intento, mettendo al centro dell’attenzione l’emancipazione della donna. Non importa se si tratta dell’Imperatrice d’Austria o di una contessa qualunque, ogni donna deve avere il diritto di essere libera.
