Hanno Ucciso l’Uomo Ragno recensione serie tv episodio 1 di Sydney Sibilia con Elia Nuzzolo, Matteo Oscar Giuggioli e Davide Calgaro [SKY e NOW Anteprima]
Si ritorna a quegli anni ’90, che sembrano vicini ma sono ormai lontani, per scoprire come i fili del destino abbiano creato uno spassoso intreccio, facendo incontrare due ragazzi di Pavia pieni di sogni e poca voglia di rispettare le regole.
Perché guardare Hanno ucciso l’uomo ragno? ovvero l’incredibile storia degli 883. Perché, nonostante sia ambientata più di trent’anni fa, è una storia ancora attuale.
Dare una chance alla serie è quasi d’obbligo, vista la qualità dei nomi coinvolti. Alla regia c’è Sydney Sibilia, che ci ha già regalato perle come la trilogia di Smetto quando voglio, L’incredibile storia dell’Isola delle Rose e il recente Mixed by Erry. Alla produzione, l’amico di lunga data, Matteo Rovere, uno dei registi più apprezzati del panorama italiano degli ultimi anni.
Il duo riesce a rendere interessante, per ora, qualsiasi progetto tocchi. Anche chi non è un fan degli 883 potrà apprezzare la serie. Sibilia porta la sua ironia, mentre la regia è sempre pulita, precisa e vivace.
Ma perché parlare degli 883 oggi? Perché Max e Mauro potrebbero essere due ragazzi qualunque in qualsiasi città. Quanti si sentono schiacciati dalla piccola realtà in cui vivono? Con i social, questa sensazione è oggi persino amplificata.
Max è il ragazzo che conosce tutto di New York, della Londra punk e della musica anni ’70, pur non avendoli mai vissuti né essendosi mai allontanato da Pavia. Mauro, invece, è il classico ragazzo carismatico, capace di farti girare tutta la Lombardia seguendo solo l’istinto, ma a cui manca quel qualcosa in più per sfondare davvero. I due si completano a vicenda e la storia di come si incontrano, di come piccole decisioni folli prese da vari personaggi aggiungano tasselli sulla strada che li porterà al successo, è affascinante e altamente coinvolgente.
Il duo di protagonisti, composto da due giovani promesse del cinema italiano, Elia Nuzzolo e Matteo Oscar Giuggioli, è più che convincente. I due riescono a ricreare perfettamente lo spirito carismatico di Mauro e l’ironia nerd di Max che ancora lo definisce, senza mai scadere nella caricatura. Anche i personaggi secondari risultano molto efficaci, in particolare il Cisco interpretato da Davide Calgaro, un attore che porta sempre simpatia e carisma in ogni produzione a cui partecipa.
La nuova serie Sky, Hanno ucciso l’uomo ragno parla anche di ragazzi a cui si dice continuamente no, di chi viene bocciato e la sua vita sembra ‘finire lì’, di chi è costantemente rifiutato perché ‘gli manca quel qualcosa’. Ma la Storia, con la ‘S’ maiuscola, ci insegna che i grandi progetti non nascono sempre da un talento innato o da scopi nobili. A volte nascono per scherzo, per il desiderio di essere ricordati, o più semplicemente, per piacere a qualcuno.
Basti pensare a Mark Zuckerberg, come raccontato in The Social Network, che crea Facebook per prendersi una rivincita sulla sua ex ragazza. Max Pezzali è forse una di quelle persone che, pur non essendo dotate di un talento naturale, hanno saputo adoperare ingegno e carisma per trasformare le proprie mancanze in punti di forza. Gli 883 sono due ragazzi di Pavia, e lo sono rimasti anche oggi, nonostante l’incredibile successo e gli stadi pieni di decine di migliaia di persone.
Il primo episodio della serie è un buon pilota: definisce bene il mood che la caratterizzerà e costruisce una mitologia interessante intorno ai personaggi che fanno da sfondo alla straordinaria genesi del gruppo.
Gli anni ’90 rivivono in una Pavia opprimente, dove questi due ragazzi si sentono soffocati da una vita apparentemente già decisa e senza scampo. Ci sono tutte le premesse per farne una delle serie TV più interessanti dell’anno.