Hanno Ucciso l'uomo Ragno

Hanno Ucciso l’uomo Ragno recensione serie tv di Sydney Sibilia [SKY Original]

La recensione della prima stagione della serie che racconta la storia degli 883 disponibile su SKY e NOW

Hanno Ucciso L’uomo Ragno – La leggendaria storia degli 883 recensione serie tv di Sydney Sibilia con Elia Nuzzolo e Matteo Oscar Giuggioli [SKY Original]

 

Hanno ucciso l’Uomo Ragno – Sky Original (Credits Lucia Iuorio)
Hanno ucciso l’Uomo Ragno – Sky Original (Credits Lucia Iuorio)

Hanno ucciso l’uomo ragno, un pezzo che è passato e ripassato in radio, una hit. Perché è una hit? Perché è orecchiabile? Certo, ma forse c’è qualcos’altro dietro. Dietro ogni artista che si rispetti c’è sempre qualcosa. E cosa c’è dietro gli 883? Ce lo dice Sydney Sibilia, che tira fuori la vera sorpresa dell’anno.

La prima stagione (e non unica, a quanto pare) colpisce nel segno ed entra di diritto tra i prodotti ‘coming of age’ o biopic per eccellenza. La serie racconta gli anni ‘90 attraverso gli occhi di Mauro e Max, e il pubblico ci si riconosce perfettamente.

Come fece Notte prima degli esami quasi vent’anni fa, la serie parla di scuola, di incertezze, di sogni che non si rincorrono, perché tanto, alla fine, non si avverano. E se invece bastasse fare quel passo in più? Se mancasse, come dice la serie, quel ‘qualcosa’?

Uno dei momenti più belli della serie è quando, appunto, Mauro finalmente si rende conto di cosa gli mancasse davvero, un qualcosa che si racchiude nello spazio tra due dita. Una storia d’amicizia vera, forte, che ci conquista fin da subito grazie alla bravura e al magnetismo dei due protagonisti, interpretati dai giovanissimi Elia Nuzzolo e Matteo Oscar Giuggioli.

La serie spicca non solo per la regia dinamica e coinvolgente, per l’alchimia tra i protagonisti e per i tempi comici, ma soprattutto per la scrittura che tiene insieme tutti questi elementi e dà a ogni episodio un’importanza fondamentale sia per il finale di stagione che per la caratterizzazione dei personaggi. Ogni episodio ha un tema principale e ogni storyline lo rispetta rigorosamente, quasi come nelle serie vecchio stampo, quelle a cui purtroppo siamo poco abituati.

Max e Mauro sono due comunissimi ragazzi di Pavia negli anni 90’, ma insieme riescono a tirare fuori il meglio l’uno dall’altro. Allora, perché questa storia può appassionare anche i giovani di oggi?

Negli ultimi anni, infatti, i ragazzi sono stati costretti a restare a casa per lunghi periodi; alcuni non sono ancora riusciti a riprendere una vita sociale e cercano una via di fuga dalla realtà. Max compone musica nella sua cantinetta, senza averla studiata formalmente è solo un appassionato, ma ha molto da dire. Parla di ciò che lo circonda, del disagio che prova, della provincia che gli sta stretta e che, paradossalmente, rimpiangerà di lasciare. Perché, in fondo, chi viene dalla provincia non la lascia mai del tutto.

Hanno ucciso l’Uomo Ragno – Sky Original (Credits Lucia Iuorio)
Hanno ucciso l’Uomo Ragno – Sky Original (Credits Lucia Iuorio)

Max resta sempre uno di quei giovani che passano le serate al bar, bevendo birra scura e parlando di punk, una musica ormai lontana per lui, ma ancora viva. Per qualcuno di oggi, questo potrebbe essere la scena rap dei primi anni 2000, ormai superata dall’emergente trap: un genere giovane, spesso considerato ‘facile’ dai veri intenditori, come qualcosa che ‘chiunque può fare’.

Il protagonista è qualcuno in cui molti possono rivedersi e da cui possono trarre ispirazione, perché è semplicemente un ragazzo che ha iniziato a cantare per impressionare una ragazza. E quanto lo fa sembrare facile? Forse lo è, se hai davvero qualcosa da dire. Nella sua cantinetta, Massimo Pezzali smette di esistere e si cristallizza la figura di Max, che non esisterebbe senza il suo amico Mauro.

Con il suo carisma e il dramma interiore che lo attraversa, Mauro diventa il personaggio più affascinante della stagione. Gli manca sempre qualcosa, e quando finalmente trova un equilibrio, quel dramma lo trasforma per sempre, rendendolo per tutti ‘il biondino che balla’. Anche se tenta di sfuggire al ruolo di animatore, in fondo lo rimarrà sempre, con la differenza che, grazie a Max, riesce finalmente a esprimere ciò che ha dentro.

L’apparenza è dura a morire, e noi vediamo solo uno che balla mentre l’altro canta. Forse è proprio questo che ha reso grandi e iconici gli 883, un gruppo il cui nome è nato quasi per caso, per una ‘cavolata’, solo perché l’etichetta del nastro era troppo breve. Ma è anche il nome di un modello della Harley Davidson, il simbolo del loro sogno.

Forse è tutto qui: una storia giovanile incorniciata da aneddoti comici, ma che parla, sotto sotto, di un sogno e di un’amicizia speciale, destinata a cambiare per sempre la scena musicale italiana. 

Hanno ucciso l’Uomo Ragno – Sky Original (Credits Lucia Iuorio)
Hanno ucciso l’Uomo Ragno – Sky Original (Credits Lucia Iuorio)
Serie tv Hanno ucciso l’Uomo Ragno – Sky Original (Credits Lucia Iuorio)
Serie tv Hanno ucciso l’Uomo Ragno – Sky Original (Credits Lucia Iuorio)

Sintesi

La serie rivelazione dell’anno, con un duo di protagonisti giovane e fresco. La scrittura, commovente nella sua semplicità e ben strutturata, rende accattivante anche per i non fan la storia di Max e Mauro, due ragazzi di Pavia destinati a qualcosa di grande.

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