Don’t Come Home recensione miniserie tv con Woranuch BhiromBhakdi, Pitchapa Phanthumchinda e Cindy Sirinya Bishop [Netflix]
Una madre e sua figlia affrontano i segreti nascosti nella loro antica dimora, svelando un mistero che mette alla prova i loro ricordi e risveglia le loro paure più profonde.
Con Don’t Come Home, Netflix offre un’esperienza horror psicologica destinata a lasciare il segno nello spettatore. Questa nuova serie thailandese propone una narrazione avvincente, trasformando la casa in un luogo opprimente e inquietante, dove i segreti di famiglia diventano la fonte di un terrore autentico.
La storia segue i passi di Varee (Woranuch BhiromBhakdi), una madre single che, insieme a sua figlia Min (Pitchapa Phanthumchinda), torna nella vecchia abitazione della sua famiglia, l’enigmatica casa Jarukanant. Sebbene l’intento iniziale sia quello di riscoprire le proprie radici e offrire un nuovo inizio a Min, ciò che le donne trovano lì sfida le loro paure più profonde. La scomparsa di Min in quella che un tempo era un rifugio sicuro di famiglia dà il via a una catena di eventi che precipita Varee in un incubo, dove passato e presente si intrecciano in un mistero oscuro e inquietante.
La sparizione della bambina innesca una serie di eventi che spingono un agente di polizia a indagare sul mistero che avvolge la casa. Man mano che la trama si sviluppa, gli spettatori vengono trascinati in un vortice di indizi e rivelazioni, ciascuno più agghiacciante del precedente. L’atmosfera opprimente di casa Jarukanant, caratterizzata da un’architettura che fonde influenze cinesi ed europee, diventa essa stessa un personaggio, intensificando la tensione e la suspense della storia.
Ogni angolo dell’edificio è ricco di dettagli inquietanti che rafforzano la sensazione di pericolo imminente. Dai ritratti di famiglia che sembrano seguire i personaggi con gli occhi ai suoni misteriosi uditi nei corridoi, la scenografia riesce a rendere la villa un riflesso degli orrori interiori dei personaggi.
Oltre agli elementi soprannaturali e di suspense, Don’t Come Home si distingue per la capacità di esplorare temi profondi legati alla famiglia, alla perdita e alla paura dell’ignoto.
Il cast infonde alla serie una profondità emotiva che va oltre le aspettative di un classico horror. Varee, la protagonista, incarna il conflitto tra l’amore materno e i traumi della propria infanzia, costretta ad affrontare paure e segreti nel disperato tentativo di salvare sua figlia. Min, invece, rappresenta la vulnerabilità della gioventù esposta alle ombre del passato, diventando il catalizzatore delle forze oscure che governano la casa. La sua scomparsa non solo guida la narrazione, ma offre anche uno sguardo su come errori e misteri di una generazione possano perseguitare quella successiva.
Don’t Come Home è una serie che, oltre al fascino visivo e alla sceneggiatura avvincente, invita a esplorare i concetti di famiglia e appartenenza in un contesto dove la fiducia si trasforma in sospetto. La serie riesce a creare un’atmosfera di terrore psicologico che tiene lo spettatore col fiato sospeso per tutta la durata. Gli eventi inspiegabili e i colpi di scena mantengono alta la curiosità e il desiderio di scoprire la verità, mescolando abilmente elementi soprannaturali e reali per far dubitare di cosa sia vero e cosa no.