My old ass recensione film di Megan Park con Aubrey Plaza, Maisy Stella, Percy Hynes e White Maddie Ziegler [Amazon Prime Video]
L’estate sta per finire, ed Elliot LaBrant (Maisy Stella) non vede l’ora di lasciare il minuscolo paesino e la noiosa piantagione di lamponi della famiglia dove ha vissuto finora. Finalmente andrà al college, a Toronto, dove la aspetta la sua nuova vita. Mentre festeggia il suo diciottesimo compleanno con un trip di funghi allucinogeni, però, Elliot riceve la visita della sé stessa dal futuro (Aubrey Plaza), che le consiglia invece di riavvicinarsi alla sua famiglia e stargli vicino il più possibile. La mette anche in guardia da Chad (Percy Hynes White), un ragazzo gentilissimo che si trova lì per l’estate.
La protagonista di My old ass, disponibile su Prime Video, è la classica adolescente troppo ansiosa di affacciarsi alla vita, tanto da dimenticarsi il valore e la bellezza delle cose che l’hanno sempre circondata. È uno dei temi più visti nelle storie coming of age, e per rendere originale e fresco il già visto le strade di solito sono due: arricchire e interiorizzare i cliché con una voce autoriale e distintiva (come accade in film come Lady Bird), oppure rimescolare le carte grazie a una premessa originale che provi a scardinarli.
L’idea di fare incontrare un’adolescente e la sé stessa più vecchia e matura è una trovata intrigante e originale, perfetta per far scontrare l’ingenuità e le aspettative di una diciottenne con il cinismo e la nostalgia di una quarantenne. È proprio nei battibecchi, nei confronti e nei consigli che le due si scambiano che il film trova il suo punto di forza, grazie a un’alchimia ottima fra Maisy Stella e Aubrey Plaza. Purtroppo, l’interazione fra le due Elliot non dura che poche scene.
La maggior parte di My old ass, infatti, trascorre osservando Elliot che riscopre il valore dei rapporti che aveva dato per scontati e scopre nuovi lati di sé, ma sembra quasi che le scene si susseguano una dopo l’altra, senza che la protagonista faccia effettivamente qualcosa che influenzi il mondo che la circonda. Così facendo, un minutaggio normalmente esiguo (soli 88 minuti) riesce a diventare sfiancante.
Senza una solida struttura narrativa, quindi, si crea l’impressione di una generale confusione. C’è una gestione poco chiara dei personaggi che ruotano attorno a Elliot: la maggior parte di loro, ad eccezione di Chad, entra ed esce dalla scena senza essere sviluppata a sufficienza, per poi ricomparire in momenti che mirerebbero a essere melodrammatici e toccanti. Confusione anche nelle tematiche, come la bisessualità della protagonista, che emergono improvvisamente per rimanere semplicemente a galla, e mai per essere approfondite adeguatamente. Confusione nella gestione della sua attrice più importante, un’ottima Aubrey Plaza che però è davvero troppo assente per salvare il tutto.
Tutto questo potrebbe essere voluto. D’altronde, c’è un’età più confusa di quella adolescenziale? Tuttavia, anche se le strutture narrative e tematiche più solide fossero state messe da parte in favore di una rappresentazione della confusione adolescenziale più realistica, il risultato è comunque una commedia che fa sorridere raramente (ovvero nelle interazioni fra le due Elliot) e che lascia con l’amaro in bocca per una premessa potentissima che poteva regalare di più.