Il Gladiatore II recensione film di Ridley Scott con Paul Mescal, Pedro Pascal, Denzel Washington, Connie Nielsen e Joseph Quinn [Anteprima]
Una serie di dipinti in movimento e una colonna sonora titanica aprono il secondo capitolo di una delle pellicole che ha fatto la storia della cinematografia mondiale.
24 anni dopo l’uscita del primo film, torna in sala Ridley Scott con il prosieguo di Il Gladiatore, ambientato circa 30 anni dopo le vicende del primo film.
Il Gladiatore II estende narrativamente il racconto del primo capitolo e vede come protagonista Lucius (Paul Mescal), figlio del compianto e indimenticato Massimo Decimo Meridio (Russel Crowe) e Lucilla (Connie Nielsen) nonché nipote dell’imperatore assassinato Marco Aurelio. Subito dopo la morte del padre, il giovane Lucius viene allontanato da Roma e dai complotti politici col tentativo di proteggerlo dall’efferatezza della nobiltà romana e vive, ormai adulto con la moglie e il figlio, nella città costiera di Numidia.
La guerra bussa alla sua porta quando i soldati romani guidati da Marco Acacio (Pedro Pascal) alla conquista della sua nuova terra d’adozione, lo catturano e lo riportano a Roma come schiavo. L’intero racconto si fonda sulla storia di rivalsa di Lucius e il suo tentativo di riportare Roma nelle mani del popolo come nei desideri del defunto padre il quale, sul punto di morte durante il combattimento contro l’Imperatore Commodo (Joaquin Phoenix), implorava il popolo affinché Roma tornasse a essere la grande città eterna scevra dalla corruzione del Senato.
Spettacolarità e meraviglia sono gli ingredienti principali della pellicola, conditi da una forte storia di rivincita personale e autodeterminazione che risente dell’eredità del primo film decidendo di proseguirne il racconto ideologico senza rinunciare però alla propria indipendenza narrativa che lo rende a tutti gli effetti, un film degno di nota che soffre solo a tratti l’ombra del suo predecessore.
L’inevitabile evoluzione tecnologica trascorsa tra i due capitoli ha permesso una ricerca della grandiosità e del dettaglio del tutto nuova che ha reso le scene di paesaggio e di combattimento ancor più grandiose, rischiando però a tratti, di cadere nell’eccesso opposto privando alcune scene dell’adeguata aderenza alla realtà che questo tipo di storia richiede e necessita per poter apparire fedele a sé stessa e al retaggio storico di cui si fa portatrice (ndr ad esempio nella scena del combattimento navale all’interno del Colosseo dove sono presenti gli squali, un’inesattezza lontana dalla verità storica).
Risulta evidente quanto questo secondo capitolo abbia avuto come obiettivo fin dagli albori della sua produzione quello di venire incontro alle esigenze del fandom senza però sopperire sotto la grandezza della precedente pellicola. Il regista non a caso sceglie infatti ad esempio di accompagnare numerose scene del film con la famosa colonna sonora di Hans Zimmer che ha commosso ed emozionato per anni il pubblico di tutto il mondo e richiamare parte degli attori presenti nel precedente cast per tessere un filo immaginario nella memoria degli spettatori e creare in loro un senso di affezione nei confronti della storia che hanno già vissuto due decadi prima attraverso lo schermo (ndr. Connie Nielsen nel ruolo di Lucilla e Peter Mensah nel ruolo di Massimo Meridio).
Il racconto di Il Gladiatore II è infatti la naturale prosecuzione del film precedente e non ha paura di mostrarlo: titoli di testa che sembrano dipinti che ripercorrono la tragica storia di Massimo Decimo Meridio e i continui rimandi ai fatti raccontati nel precedente episodio ne sono la prova nonché strumento per lo spettatore per collocare cronologicamente e narrativamente le vicende.
Ridley Scott costruisce un sapiente dramma epico sostenuto da un plot estremamente saldo e perfettamente coerente con quanto raccontato nel precedente capitolo tramite una fotografia emotiva ricca di flashback e scene oniriche che catapultano lo spettatore all’interno di un racconto che trae la propria forza dalla narrazione di una storia estremamente umana, la vera peculiarità di questo prodotto cinematografico. È infatti evidente quanto Il Gladiatore sia soprattutto una storia di speranza celata sotto lo scintillio delle armature dei soldati romani e la spettacolarità della sua architettura visiva.
Un racconto che appare tristemente attuale dal punto di vista storico ma che ci ricorda quanto un sogno e un ideale non devono essere mai dimenticati né soffocati dall’arroganza altrui, tutti possiamo riemergere dalla ceneri e ispirare con la nostra luce altre vite, così come accade a Lucius al termine della pellicola.