The Sticky – Il grande furto recensione serie tv con Margo Martindale, Chris Diamantopoulos, Guillaume Cyr, Gita Miller e Guy Nadon [Amazon Prime Video]
Nel 2012 sparirono dalla FPAQ (Federation of Quebec Maple Syrup Producers – Federazione dei produttori di sciroppo d’acero del Quebec) 9.651 barili, pari a cinquemila tonnellate dal valore di quasi 20 milioni di dollari. No, non è la trama di una serie tv … o meglio, lo è, ma si ispira a un fatto realmente accaduto: il più grosso colpo di sempre nella storia del Canada, ribattezzato «il furto del secolo».
Dal 6 dicembre è disponibile su Amazon Prime Video The Sticky – Il grande furto “non è assolutamente la vera storia del grande furto di sciroppo d’acero canadese”, un sottotitolo eloquente quanto necessario perché la trama della serie in sei episodi da circa trenta minuti, è solo liberamente ispirata ai fatti realmente accaduti.
La dark comedy di Amazon Prime vede come protagonista Ruth Clarke, interpretata da una sempre straordinaria Margo Martindale, una produttrice di sciroppo d’acero, rimasta sola a gestire l’azienda di famiglia dopo che il marito è finito in coma.
Quando la sua, già difficile attività, verrà ostracizzata da Leonard Gauthier, presidente della federazione che tiene sotto scacco tutti gli abitanti e produttori di sciroppo d’acero per i propri interessi, la donna deciderà di vendicarsi. Per farlo, si farà aiutare da Mike, un improbabile mafioso (Chris Diamantopoulos) e da Remy (Guillaume Cyr), una gentile guardia di sicurezza del deposito di sciroppo.
A raccontare questa storia surreale ci hanno pensato Brian Donovan e Ed Herro che hanno scelto un approccio farsesco, a tratti anche grottesco, per raccontare le vicissitudini umane di tre ladri improbabili ma determinati a cambiare il proprio avverso destino.
Grazie all’alchimia dei tre protagonisti la narrazione è coinvolgente e rende la sequenza di eventi, alcuni anche alquanto macabri ma comunque alimentati da una vendetta scaturita da un’ingiustizia, trascinanti; un equilibrio perfetto tra assurdità, immoralità e comicità che però non è adatta a tutti.
È comunque su questa comicità che gioca The Sticky affiancando le vicende dei malviventi improvvisati alle indagini della polizia locale, affiancata da un’agente dell’FBI; personaggi sopra le righe che amplificano l’assurdità degli eventi che si muovono sullo sfondo ma che finiscono per conquistare lo spettatore. Dopotutto una storia del genere non poteva che essere raccontata così.
Nota di merito va alla fotografia che gioca molto con i contrasti di colore, ancora più evidenti se sullo sfondo si stagliano paesaggi innevati, e alla colonna sonora: ogni episodio si conclude con una canzone, ogni volta sempre più favolosa, sparata a tutto volume, in un crescendo di sensazioni che ne enfatizza i toni coinvolgenti della narrazione. Ah, attendete sempre qualche secondo prima di passare all’episodio successivo… c’è sempre una scena inedita e rivelatoria che vi aspetta dopo i primi titoli di coda!