The Sand Castle

The Sand Castle recensione film di Matty Brown [Netflix] 

The Sand Castle recensione film di Matty Brown con Nadine Labaki, Ziad Bakri, Riman Al Rafeea e Zain Al Rafeea [Netflix] 

The Sand Castle di Matty Brown (Credits: Netflix)
The Sand Castle di Matty Brown (Credits: Netflix)

Su un’isola sperduta in mezzo al Mediterraneo, una famiglia cerca in tutti modi di contattare il mondo esterno. Nabil (Ziad Bakri) si occupa della manutenzione del faro in cui abitano, aiutato dallo svogliato figlio Adam (Zain Al Rafeea). Yasmine (Nadine Labaki), invece, cerca di ripristinare i contatti radio, ma l’irrequietezza della piccola Jana (Riman Al Rafeea) le causa non pochi problemi. La bambina, infatti, sembra vivere in un suo mondo immaginario, un mondo che la chiama verso il mare, dove alberga qualcosa di minaccioso.

Alcuni film si apprezzano meglio quando non si sa nulla a riguardo. Non si guardano i trailer, niente sbirciatine alla trama, nessuna idea degli argomenti affrontati. In questo modo, le sorprese che il film riserva allo spettatore possono risultare più fresche, inaspettate e genuine.

Per The Sand Castle vale esattamente il contrario. Se non si sa cosa si ha davanti, sarà molto facile incappare in una grande delusione. Questo avviene perché tutto, dalla messa in scena all’anteprima sul catalogo Netflix, dov’è disponibile, lo presenta come un film horror, o un thriller psicologico, creando nello spettatore delle false aspettative che non possono essere soddisfatte.

Per una buona metà della sua durata, infatti, il film fa continuamente credere che la famiglia al centro della vicenda sia minacciata da misteriose e sconosciute presenze. La piccola Jana sembra attirata da qualcosa nel mare, qualcosa che riposa sul fondale pronto ad aggredirla ogni volta che mette un piede a mollo. In altri momenti, sembra che ci sia qualcun altro sull’isola, pronto a colpire in ogni momento.

Tuttavia, The Sand Castle è in realtà quello che si può definire un “film rompicapo”. Un film dove, man mano che la trama avanza, ci si accorge che la realtà nella quale i personaggi interagiscono non è che uno spazio metaforico dove i loro pensieri, le loro paranoie e le loro allucinazioni acquistano solidità.

Alcuni esempi virtuosi di “film rompicapo” possono essere trovati in Identità, film del 2003 di James Mangold, o in The Ward, di John Carpenter. Entrambi partono come normali horror, ma più l’intreccio avanza più la loro vera natura viene svelata. E tutto questo, cosa più importante, rispettando l’atmosfera tensiva tipica del genere di appartenenza.

Il problema allora diventa quello del rispetto del pubblico. The Sand Castle, infatti, si presenta in tutto e per tutto come un horror, adottandone il linguaggio e i cliché. Quando Nabil e Adam fanno il bagno la macchina da presa, rievocando Lo Squalo, si avvicina sempre più alle loro gambe, come se fosse la soggettiva di una misteriosa creatura marina pronta a colpirli. Molte volte, poi, la colonna sonora insinua una costante sensazione di pericolo imminente. Infine, non si può non pensare che The Lighthouse non abbia avuto una certa influenza nella costruzione dell’atmosfera, specie quando vengono replicate alcune inquadrature della pellicola di Robert Eggers.

The Sand Castle di Matty Brown (Credits: Netflix)
The Sand Castle di Matty Brown (Credits: Netflix)

Il film dice in tutti i modi allo spettatore di prepararsi all’arrivo del mostro, o di qualsiasi forma l’orrore prenderà, stimolando la sua curiosità. Invece, nulla di quello che il film ha presentato conta davvero. Perché lo spazio abitato dai personaggi non è reale, è metaforico. Perché il vero obiettivo del film è portare attenzione su un tema sociale che forse non avrebbe interessato il pubblico generalista, se presentato in maniera diretta e dichiarata. Perché The Sand Castle non è un horror.

Nonostante le interpretazioni degli attori realistiche e struggenti, nonostante le immagini poetiche che scandiscono la narrazione, nonostante il tema sociale di fondamentale importanza umana, quello che The Sand Castle lascia è prevalentemente la sensazione di essere stati ingannati.

 

Sintesi

Nonostante la rilevanza della tematica affrontata e un impianto tecnico di indubbia competenza, The Sand Castle è un film che pecca di disonestà nei confronti del suo pubblico.

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