Strange Darling recensione film di JT Mollner con Willa Fitzgerald, Kyle Gallner, Barbara Hershey e Ed Begley Jr.
Tutto ha inizio con un’immagine iconica che racchiude l’essenza della storia: una donna ferita fugge disperatamente da un uomo armato che la insegue. Ma in questo film, girato in 35mm, nulla è come sembra.
Le vicende si snodano tra colpi di scena inaspettati, mettendo in luce l’abilità di JT Mollner, il cui stile richiama in più di un aspetto quello di Quentin Tarantino. La storia si sviluppa in sei capitoli presentati in ordine non cronologico, un espediente che, anziché risultare un semplice omaggio o un capriccio stilistico, si rivela una scelta narrativa attentamente studiata per amplificare le sorprese della trama.
Oltre alla struttura narrativa, a colpire immediatamente è l’impatto visivo del film. La fotografia, curata da Giovanni Ribisi al suo sorprendente esordio come direttore della fotografia, rivela un talento straordinario.
Pur essendo ambientato in epoca contemporanea, Strange Darling evoca l’estetica dei classici slasher degli anni ’70. Tuttavia, non si concentra sulle indagini di un crimine, ma su quel momento cruciale in cui il delitto sta per compiersi, per poi essere stravolto da svolte imprevedibili nella trama e nei comportamenti dei personaggi.
Alcuni film danno il meglio di sé quando li si scopre senza troppe anticipazioni, e questo ne è un perfetto esempio.
Quella che inizia come un’avventura di una notte, un gioco di seduzione carico di adrenalina, si rivela ben più pericolosa del previsto. I due protagonisti accettano di interpretare ruoli immaginari alla ricerca di emozioni forti, ma presto i confini tra finzione e realtà si fanno labili, fino a dissolversi del tutto. Dove finisce il gioco e inizia l’aggressività?
Sarà lo spettatore a ricostruire il puzzle narrativo, dando un senso ai loro ruoli e ai sottili equilibri della loro relazione. Ciò che emerge è uno scontro feroce e viscerale, una danza imprevedibile tra inganno, potere e sopravvivenza.
Strange Darling è un’opera indipendente in cui regia e sceneggiatura si fondono nella visione di JT Mollner. La scelta di frammentare la storia in capitoli presentati in ordine non lineare non è un semplice esercizio di stile, ma un espediente studiato per manipolare le aspettative dello spettatore.
Mollner dirige con maestria i due protagonisti, Willa Fitzgerald (La caduta della casa degli Usher) e Kyle Gallner (Scream, Smile), che offrono magnifiche interpretazioni. I loro personaggi, tanto enigmatici quanto intensi, restano avvolti nel mistero, noti solo attraverso i loro soprannomi.
Strange Darling è avvolto da un’atmosfera cupa e disperata, che si fa sempre più opprimente con il passare dei minuti. È un horror che osa essere crudele e perverso, privando lo spettatore di ogni conforto o illusione di sicurezza. Qui nulla è statico: tutto è guidato dall’istinto di sopravvivenza e dalla disturbante, ma credibile, convinzione che anche i più spietati assassini possano trovare una giustificazione ai propri crimini.
Il film tratteggia un mondo in cui il male non è solo una metafora, ma una presenza concreta, capace di manifestarsi nella realtà stessa.
Pur con le sue imperfezioni, l’ambizione di Strange Darling è straordinaria. Tentare di rivoluzionare un intero genere non è impresa semplice, e lo è ancora meno quando si sceglie di spingersi oltre, consapevoli che l’accoglienza potrebbe non essere calorosa ovunque.