Heretic recensione film di Scott Beck e Bryan Woods con Hugh Grant, Sophie Thatcher e Chloe East [Anteprima]
È un periodo di riscoperta per Hugh Grant.
Era già successo in passato, ma è dai tempi di The Gentlemen di Guy Ritchie che il pubblico ha iniziato a notare la trasformazione della sua carriera.
Da protagonista per eccellenza di commedie romantiche di successo, con l’avanzare degli anni 2000 sembrava perdere sempre più appeal, risultando un po’ “spompato” nel ruolo dell’uomo affascinante e impacciato. O, come visto nell’ultimo periodo, forse non era lui, ma i film a cui prendeva parte.
Negli ultimi anni, però, ha ha saputo scegliere con cura i progetti, variando il più possibile dimostrando quanto realmente sia bravo.
È stato il villain in Dungeons & Dragons, il viscido detective privato in The Gentlemen… ma cosa mancava? L’accoppiata vincente: Hugh Grant e l’horror.
Perché Heretic è un buon costrutto, che ha come base solida un’ottima scelta. Usare il fascino british di Grant a vantaggio di una sceneggiatura che si basa molto sulla tensione dei dialoghi e del carisma del villain.
Heretic solleva dubbi nello spettatore e, soprattutto, nelle sue due protagoniste femminili.
Sophie Thatcher è stata di recente protagonista di Companion, thriller sci-fi ancora in sala. Chloe East, invece, ha brillato in The Fabelmans, dove ha interpretato uno dei ruoli più frizzanti della pellicola di Spielberg.
I tre attori reggono completamente la pellicola e la suspense, mentre i registi Scott Beck e Bryan Woods fanno sì che il pubblico non perda mai di vista uno dei principali focus del film: l’ansia che provano dalle due protagoniste e la montagna russa di dubbi ed emozioni che le colgono.
La regia si concentra prevalentemente su primi piani quasi morbosi che rendono il fascino di Hugh Grant inquietante quanto un Freddie Krueger pronto a perseguitare le sue vittime nei loro incubi.
Il tema principale del film è la fede, le ragioni che spingono le persone a credere o meno e la sottile linea sottile che separa ciò che è stato costruito dall’uomo da una volontà divina spesso incomprensibile per l’uomo.
Quindi cosa scegliere? È il quesito posto dal nostro villain britannico.
Il film ci darà una risposta, ma nel corso dell’atto finale forse è lo spettatore che deve ragionare e trovare una quadra da sé. Credere o non credere. Due porte, due scelte. Ma se portassero entrambe allo stesso malato gioco?
Il gioco di Heretic è un film che dura il giusto, solido nella sua semplicità. Forse si adagia molto sui dialoghi nella prima parte, che si prende il suo tempo per preparare il tutto. Nella seconda parte tutto torna, piccoli dettagli, singole battute, che non faranno rimpiangere l’attesa. Si tratta comunque di un film che vuole stupire, inorridire e intrattenere… ma con eleganza e senso. Niente spargimenti di sangue gratuiti. né violenza nauseante solo per il gusto di fare gli alternativi. Il sangue c’è, ma il giusto. L’intrigo è affascinante e può far ricordare piani arzigogolati proposti in altri film horror. Qui però, si può dire, non si scade nel ridicolo né in piani così assurdi da sembrare capaci di prevedere persino quando le vittime alzeranno le sopracciglia.