Invincible

Invincible Stagione 3 recensione serie TV animata [Amazon Prime Video]

Invincible Stagione 3 recensione serie TV animata tratta dal Fumetto di Robert Kirkman [Amazon Prime Video]

Invincible: Stagione 3 di Robert Kirkman (Credits Amazon Content Services LLC)
Invincible: Stagione 3 di Robert Kirkman (Credits Amazon Content Services LLC)

Sin dalla sua prima, esplosiva, stagione era chiaro che Invincible fosse qualcosa di speciale.

Grazie a una narrazione dai toni ironici e drammatici, piena di esplosioni di violenza estrema ma anche di momenti di calma intimità, ambientata in un mondo esagerato e sopra le righe ma pieno di personaggi umani e realistici, la serie tratta dal fumetto di Robert Kirkman, Cory Walker e Ryan Ottley aveva tracciato una nuova strada per le storie a tema supereroistico, come la sua controparte cartacea aveva già fatto più di venti anni fa.

La seconda stagione aveva confermato la qualità della direzione intrapresa dal team di sviluppo, ma l’entusiasmo era stato smorzato da un ritmo altalenante e la discutibile scelta di Amazon Prime Video di distribuirla in due blocchi di episodi a mesi di distanza l’uno dall’altro.

Ora però Mark Grayson, alias Invincible (Steven Yeun), torna su Amazon Prime Video per affrontare una delle sfide peggiori che un eroe possa affrontare: i limiti dei suoi codici morali.

Quello che Robert Kirkman fa meglio di molti suoi colleghi è mettere i suoi personaggi all’angolo e costringerli a scelte dolorose che li costringano a mettere in dubbio quello in cui credono. Nella sua lotta per la difesa della Terra, infatti, Mark segue un’unica regola: non uccidere.  Ma come gli dice il cinico Cecil (Walton Goggins): “Puoi essere una brava persona o quello che salva il mondo”.

Nonostante Invincible abbracci appieno l’immaginario supereroistico (fatto di assurde tutine, poteri improbabili e nomi di battaglia ridicoli), la serie non ha paura di mettere gli eroi di fronte alle conseguenze delle loro azioni. Conseguenze violente e drammatiche. Se Mark fa una scelta sbagliata (per esempio, risparmiare il supercattivo di turno), migliaia di innocenti moriranno. E in questo universo è una possibilità reale.

Se si guardano i prodotti Marvel, ma anche tutte le altre narrazioni supereroistiche che paventano una certa maturità, c’è sempre il pericolo che delle persone muoiano se il cattivo non verrà fermato. Gli eroi temono quest’eventualità, ma tutti, spettatori compresi, sanno che non succederà mai.

In Invincible il rischio è autentico, concreto e sofferto. Quando gli eroi perdono, a pagarne il prezzo sono persone innocenti, che vengono uccise nei modi più atroci, senza tante cerimonie. È una realtà spiazzante e devastante, che costringe Mark a una riflessione sul corretto utilizzo dei suoi poteri.

Invincible: Stagione 3 di Robert Kirkman (Credits Amazon Content Services LLC)
Invincible: Stagione 3 di Robert Kirkman (Credits Amazon Content Services LLC)

Nel corso di questi otto episodi, Mark viene spinto sempre più oltre quella linea che ha tracciato in maniera così decisa, rendendosi conto che è molto più sfocata di quanto immaginasse. È quindi un eroe che si mette in discussione, continuamente. Nonostante abbia un suo codice morale, fatto di regole rigide, la realtà dei fatti lo costringe a esaminarne i pro e i contro. È questa consapevolezza, che lo porta a considerare più punti di vista, che classifica Mark Grayson come uno dei supereroi più umani e tormentati mai visti.

Ma Invincible non significa solo Mark Grayson.

La nuova vita di Debbie (Sandra Oh) dopo l’abbandono di Nolan (J. K. Simmons), la relazione fra Rex (Jason Mantzoukas) e Rae (Grey DeLisle), la storia d’amore fra Mark ed Eve (Gillian Jacobs), l’integrazione di Oliver (Christian Convery) nel mondo degli umani. Avere un numero così alto di personaggi e un mondo così vasto può rendere una serie sfilacciata o sbilanciata dal punto di vista del ritmo narrativo, ma grazie a una scrittura impeccabile ogni sottotrama viene perfettamente integrata in un racconto solido e unitario.

Tutto questo mostra un’altra qualità che rende Invincible decisamente superiore ad altri suoi rivali, ovvero la varietà. Nonostante siano parte di un mosaico più vasto, molti degli episodi sono come storie a sé stanti, perfettamente introdotte e sviluppate nell’arco di poco meno di un’ora. Questo significa che ogni episodio offre nuove situazioni, nuove idee, nuovi personaggi e nuove sfide.

La cosa deriva dalla natura intrinseca del fumetto originale: un mensile americano di supereroi deve infatti lottare ogni mese con le unghie e con i denti per stupire i lettori, pena la cancellazione. Questo significa che, mentre altre serie tv sprecano ore e ore per arrivare a un determinato punto di svolta, Invincible attua un bombardamento a tappeto di sorprese narrative e di soluzioni di messa in scena, senza mai risultare superficiale nel racconto.

Invincible: Stagione 3 di Robert Kirkman (Credits Amazon Content Services LLC)
Invincible: Stagione 3 di Robert Kirkman (Credits Amazon Content Services LLC)

Sintesi

Arrivata alla sua terza stagione, Invincible si conferma come una delle migliori narrazioni supereroistiche sulla scena, riuscendo a dissezionane e smontare i canoni del genere, pur rispettandone lo spirito.

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