Avengers: Endgame: recensione del film di Anthony e Joe Russo con Robert Downey Jr., Chris Evans, Scarlett Johansson, Chris Hemsworth e Mark Ruffalo, 22esima opera del Marvel Cinematic Universe
Siamo alla resa dei conti tra Thanos e gli Avengers e alla fine dei giochi del Marvel Cinematic Universe, epopea supereroistica che ha ridefinito e rilanciato un intero genere cinematografico, raggiungendo grazie al superpotere degli eroi dei comics una platea sconfinata di appassionati in tutto il mondo.
Dopo 11 di anni di storia e alterna grandezza, si conclude l’universo supereroistico che abbiamo conosciuto ed imparato ad amare.
Una parte del viaggio è la fine (Iron Man)
Entriamo in sala pronti a dire addio con nostalgia a volti familiari e saghe che hanno segnato la storia del cinema moderno.
Entriamo in sala pronti ad emozionarci, esaltarci, intristirci, piangere, ridere, gioire, siamo pronti a tutto, pronti a tributare ad Avengers: Endgame il massimo delle stelle e a salutare nel migliore dei modi l’immenso sforzo creativo dei Marvel Studios.
Bisogna andare avanti. Cercare uno scopo. Altrimenti meglio se Thanos ci uccideva tutti. (Captain America)
Avengers: Endgame tuttavia non possiede le stimmate del bellissimo Avengers: Infinity War, perdendo su tutti i fronti rispetto all’immenso predecessore, film supereroistico per eccellenza, epico, adrenalinico, ricco di azione, umorismo, nobiltà d’animo e spietata malvagità.
[NDR: la recensione potrebbe contenere alcuni spoiler minori che tuttavia non svelano in alcun modo le dinamiche del film, la natura dei personaggi e la conclusione della storia]
La sceneggiatura di Christopher Markus e Stephen McFeely gioca e pasticcia con i viaggi nel tempo, liquidando frettolosamente dinamiche e profondità delle questioni temporali, citando scherzosamente e riducendo a clichè Ritorno al Futuro, Terminator, Timecop, Bill & Ted’s Excellent Adventure e altri capisaldi dal simile tenore.
I giochi sono fatti, gli Avengers proveranno a salvare l’altra metà degli esseri viventi dell’universo: gli uomini non sono riusciti ad andare avanti, ma nemmeno gli eroi si sono rifatti una vita.
– Penso che dovremmo rifarci una vita
– Comincia tu.– Non giudico le persone in base ai loro errori peggiori
– Forse dovresti
– Tu non l’hai fatto.
(Vedova Nera, Occhio di Falco)
Nulla tuttavia andrà secondo il piano degli Avengers. E sarebbe decisamente un bene, se non fosse che Avengers: Endgame ci riporta a vivere numerose scene salienti della storia del Marvel Cinematic Universe, notevolmente depotenziate tuttavia della loro carica emozionale originaria, svilite quasi durante quello che si trasforma ben presto in un rocambolesco giro turistico della saga: dalla Battaglia di New York ad Asgard, dalla spazio remoto di Vormir agli oceani di Morag, Avengers: Endgame omaggia e ripercorre, ciò nonostante in sottrazione, le tappe cruciali della cinematografia Marvel e della storia delle Gemme dell’Infinito.
A tratti sembra di assistere purtroppo più ad un’operazione amarcord che alla resa dei conti con il male ineluttabile di Thanos.
Avengers: Endgame non riesce ad essere corale, concentrandosi troppo sul passato e sull’effetto nostalgia che sulla costruzione della storia e la sua narrazione.
Io sono ineluttabile (Thanos)
Una trovata superlativa e brillante – Captain America che esclama “Heil Hydra!” proprio come nei fumetti – e tre momenti emozionanti – il confronto tra Bruce Banner (Mark Ruffalo) e Antico (Tilda Swinton), l’incontro tra Thor (Chris Hemsworth) e sua madre Frigga (Rene Russo) e una sequenza con protagonista Occhio di Falco che non approfondiamo per non offrire spoiler maggiori – non possono da soli costruire l’epica che ci si attendeva dal film dei film.
Il valore di un eroe è dato da quanto riesce ad essere veramente se stesso (Frigga a Thor)
Un’orgia di effetti speciali sovrabbondanti e smisurati caratterizza il confronto finale tra gli Avengers e Thanos, riducendo tuttavia la battaglia ad uno scontro poco avvincente e privo di enfasi ed emozionalità.
Sugli scudi ancora una volta Thanos, il matto titano brillantemente interpretato da Josh Brolin che riesce anche stavolta ad attirare e catturare le attenzioni della platea.
Thanos nella sua follia ha agito per ristabilire l’ordine nell’universo e portare prosperità, senza tuttavia considerare che l’altra metà degli esseri viventi non avrebbe saputo andare avanti, immobilizzata dall’angoscia e dalla perdita.
Nessuna cifra al mondo compra un secondo del tuo tempo (Howard Stark)
I fratelli Russo dimostrano ancora una volta la loro predilezione per Captain America, il loro pupillo che più di chiunque altro giunge al completamento del suo percorso, emblema dell’universo cinematografico costruito da Marvel negli ultimi undici anni insieme al riappacificato compagno di ventura Iron Man (Robert Downey Jr.).
Alla fine dei giochi, che amerete, acclamerete, ripenserete, odierete, molti di voi si volteranno indietro alla ricerca dei momenti più emozionati delle loro vite, altri si proietteranno verso il futuro.
Noi, che non abbiamo amato il film dei film sull’onda delle enormi aspettative suscitate in noi da Infinity War, lasciamo la sala con la saggezza di Thor:
La sola cosa permanente nella vita è la provvisorietà (Thor)