Attenti a quelle due recensione del film di Chris Addison con Anne Hathaway, Rebel Wilson, Tim Blake Nelson, Alex Sharp, Dean Norris e Emma Davies
Nel 1988 Frank Oz portò sugli schermi la commedia Due figli di…, storia di un truffatore che arriva in Costa Azzurra e si trova a dover competere con un pari ruolo più altolocato e pronto a fare una scommessa con lui per levarselo di torno. Il film, interpretato da Michael Caine e Steve Martin, era un remake de I due seduttori (1964), che poteva contare su un’altra coppia di assi della recitazione (Marlon Brando e David Niven).
Come aggiornare i modelli di riferimento alla Hollywood attuale? Attenti a quelle due sceglie di riproporre il medesimo plot ma di virarlo in chiave femminile, affidando i ruoli originali a due attrici affermate come Rebel Wilson e Anne Hathaway.
Negli anni il cinema ci ha regalato moltissimi film collegati in un qualche modo alla truffa, tanto che si può dire si sia sviluppato un genere vero e proprio che ha le sue punte di diamante in La stangata (1973), I soliti sospetti (1995), Prova a prendermi (2002), American Hustle (2013) e, se vogliamo, The Wolf of Wall Street (2013).
In questo caso le ambizioni erano ovviamente molto diverse, in quanto The Hustle (il titolo originale) vuole essere prima di tutto una commedia che mira a intrattenere e possibilmente, in alcuni momenti, a far riflettere. Al netto delle discussioni sulla valutazione censoria del film, che è passato negli States da un divieto ai minori di 17 anni all’ambito PG-13, si è parlato molto poco di questo nuovo adattamento, che va ad affollare un panorama molto vasto e variegato.
Come dicevamo, la vera novità è rappresentata dal cambio di sesso dei protagonisti, una scelta in linea con un’attenzione (almeno sulla carta) sempre maggiore nei confronti dell’universo femminile e che ben si sposerebbe con il soggetto, adatto per l’esplorazione di sfumature diverse.
C’è però un problema di base in Attenti a quelle due: forse per una sceneggiatura non curata, forse per il consueto overacting di Rebel Wilson, forse per la retorica che emerge copiosa in numerose scene, il film non riesce mai a essere divertente. Già dalle prime sequenze si intuisce il carattere aleatorio della produzione, affidata a un regista come Chris Addison che, al suo primo lavoro per il grande schermo, non riesce a portare la narrazione dove vorrebbe. La Hathaway si dimostra sempre elegante, mutuando parzialmente il ruolo ricoperto in Ocean’s 8, anche quello spin-off al femminile della saga iniziata da Steven Soderbergh. Rebel Wilson fa semplicemente se stessa, il che diventa valore aggiunto quando la sua esplosività viene incanalata al servizio del film ma presenza ingombrante quando, come in questo caso, tutto ruota intorno ai suoi sketch e ai suoi (finti) eccessi. Il resto è contorno.
Attenti a quelle due scivola via (nemmeno troppo lievemente) senza momenti da ricordare, senza graffi, senza un qualcosa che si discosti da quanto abbiamo visto troppe volte sul grande schermo. Per riempire il vuoto a livello narrativo, il film punta sulle ambientazioni lussuose e sul (relativamente credibile) training per diventare una perfetta truffatrice. Poco, anzi pochissimo, per una commedia che avrebbe dovuto sfruttare meglio il potenziale di partenza.
Sergio