A Chiara recensione film di Jonas Carpignano con Swamy Rotolo, Claudio Rotolo, Carmela Fumo, Grecia Rotolo, Giorgia Rotolo, Koudous Seihon e Pio Amato
Ognuno di noi riceve soltanto informazioni che confermano ciò che credono, senza essere esposti a punti di vista differenti. Abbiamo una visione limitata all’interno di una rete infinita e siamo alla costante ricerca di rassicurazioni. Opinioni contrarie? Via dai nostri schermi. Affermazioni scomode? Uno skip non si nega a nessuno. Ci sono però ancora aghi capaci di bucare le bolle in cui abbiamo scelto di rintanarci e mostrare la natura conflittuale della realtà. La visione di A Chiara è difficile proprio per questo motivo.
Jonas Carpignano continua la sua epopea calabrese dopo Mediterranea e A Ciambra per dimostrare che, a guardare bene il mondo, si possono intravedere le sfumature espunte dalla polarizzazione del mondo contemporaneo. Ci si aspetta il sangue, le pistole, l’adrenalina e invece spunta un racconto familiare avvolto dalla criminalità.
Si vive anche se si appartiene alla ndrangheta, si ride e si scherza come i non-affiliati, perché quella che per gli stranieri è una forza del male, per chi ci ha a che fare tutti i giorni è una variabile della realtà.
L’invito di A Chiara è semplice e disturbante: venite nella quotidianità di un concetto e sperimentatelo senza filtri imposti. Si avverte una sensazione di claustrofobia, si racconta da dentro, non da sopra e si intercetta una gamma di sentimenti molto più variegata.
Paga in questo senso la scelta di proseguire con attori presi in prestito dalla vita di tutti i giorni e con cui il regista ha condiviso una parte della sua vita. Swamy Rotolo – una grandissima scoperta – e la sua famiglia riportano nella finzione orchestrata dal film la stessa spontaneità che la famiglia Amato con Pio aveva trasmesso nella comunità Rom della Ciambra.
C’è tanta umanità nell’universo cinematografico della marginalità di Carpignano ed è l’elemento che manda in cortocircuito schemi ricorrenti e pregiudizi di genere. Un posto di blocco nella periferia di Gioia Tauro supera il richiamo facile e spicciolo della violenza spettacolare per entrare nella regione intima di persone in lotta per la sopravvivenza e disposte a barattare un’ora di lavoro al di là della legge con una vita rintanata in bunker nascosti in mezzo ai campi.
Non c’è ideologia, non c’è immunità, ci sono solo corpi che cercano di rimanere indenni il più a lungo possibile per conquistare il proprio spazio nel mondo con brutale onestà e a prezzi lontani da ogni nostra immaginazione.
A Chiara ha vinto il premio Europa Cinemas Label nella sezione Quinzaine des Réalisateurs di Cannes 74 e il premio per il miglior film all’ultimo Zurich Film Festival.