A Compassionate Spy recensione film di Steve James con Ted Hall, Joan Hall, Ruth London, Sarah Hall, Sarah Sax, Boria Sax e Joseph Albright
Nella sezione Fuori Concorso di Venezia 79 troviamo A Compassionate Spy, un film di Steve James. Il regista ci porta all’interno di una storia controversa per il territorio americano: quella dello spionaggio militare. Un ideale socialista, quello del regista, che Ted Hall ha difeso fino alla fine della sua vita.
La spinta per raccontare questa storia è arrivata proprio da Joan Hall, protagonista narrante di queste vicende, che a novant’anni è ancora innamorata dell’uomo brillante che era Ted Hall. Il marito era il fisico più giovane che avesse preso parte al Progetto Manhattan, infatti, a solo diciotto anni aveva già preso parte allo sviluppo ingegneristico per lo sviluppo di una bomba per i tedeschi. Ted, però, non ha mai condiviso l’entusiasmo per la detonazione della prima bomba atomica, al contrario per merito – o per colpa, secondo i punti di vista – della sua compassione decide di passare all’Unione Sovietica le informazioni necessarie per essere militarmente equiparata alla potenza americana. La sola probabilità dello scoppio di un disastro nucleare lo ha spinto ad agire nel tentativo di creare una fase di stallo tra le due potenze nemiche.
Il modo con cui Steve James mette in scena le vicende è l’unione tra la classica formula documentaristica e la più nuova del mockumentary. Un mix che non sempre funziona, nonostante il fascino che questa storia possiede. Conoscere, infatti, le pressioni psicologiche, le scelte compiute o ciò che i protagonisti di questi fatti storici hanno passato le denota di un’ulteriore umanità. Nomi scritti nei libri di storia, ma che molti passano in secondo piano e non sempre ricordati in territori geopoliticamente esterni alle vicende. Un disastro atomico coinvolgerebbe unitamente tutto il globo, ma le informazioni militari e politiche restano confinate all’interno delle singole nazioni. Questa pellicola permette un approfondimento che difficilmente il grande pubblico potrebbe avere.
La scelta di unire le testimonianze dei diretti protagonisti o dei loro discendenti a una ricostruzione filmica dei momenti più intimi, però, è disturbante. Questo film, infatti, non si riesce a collocare bene ne tra il documentario, nè tra la narrativa ricostruttiva tipica dei mockumentary. Resta una sorta di sperimentazione registica che non possiamo definire pienamente riuscita. È importante sottolineare come gli attori ricostruissero solo i momenti più intimi e tesi all’interno della vita di Ted e di sua moglie. Ciò non toglie che comunque la narrazione didascalica di ciò che lo spettatore vede attraverso le immagini è comunque lasciata alle parole di Joan.
Il cuore del film è dichiarato sin dal suo titolo: una spia compassionevole. Ciò evidenzia quanto la missione fosse proprio quella di mostrare l’ideologia del suo protagonista attraverso le parole di chi ha vissuto i fatti. All’interno della narrazione sono presenti alcune interviste fatte a Ted nel quale non mostra minimante il suo pentimento. La sua è stata una scelta che ha scongiurato la minaccia di creare delle nuove Hiroshima e Nagasaki.
Con buona probabilità se non ci fossero state le ricostruzioni sceniche A Compassionate Spy avrebbe avuto un po’ meno “compassione”, ma dall’altro sarebbe stato un documentario interessante e intrigante da seguire. Se ne comprende quindi la scelta e l’uso, ma restano comunque elementi inorganici all’interno dell’arco narrativo.