Accadde una notte

Accadde una notte recensione [Cult]

Accadde una notte recensione film di Frank Capra con Clark Gable, Claudette Colbert, Walter Connolly, Roscoe Karns, Jameson Thomas e Alan Hale

“Dimmi come ti spogli e ti dirò chi sei.
I metodici si tolgono prima la giacca, i distratti i calzoni, i romantici le scarpe.”
(Accadde una notte)

Benvenuti a Cult, l’unica rubrica di cinema che vi scrive dai paesi di domani che sono visioni di anime contadine in volo per il mondo. Ciao Faber.
Iniziai ad approssimarmi al Grande Tutto Cinematografico (cit.) esattamente a trent’anni, grazie ad alcuni maestri d’eccezione: mio padre e mio nonno. Mentre con il primo si discuteva (e si discute) di pellicole premoderne, ovvero tutte quelle girate dai settanta ai duemila – delle moderne, sorte dal duemila in poi, soprattutto quelle relative all’ultimo decennio appena concluso, eccetto qualche rarità, proprio non riesco a discutere: di recente ho provato a stilare una classifica relativa ai migliori film del decennio e mi sono accorto, ahimè, rimanendoci anche molto male, della cortezza artistica e cinematografica del nostro tempo – con mio nonno discutevo di quelle remote, venute alla luce prima dei settanta.

Clark Gable e Claudette Colbert
Clark Gable e Claudette Colbert

Quindi le dissertazioni, oltre che essere maggiormente proficue, vertevano su un Grande Tutto Cinematografico più ampio e qualitativo: da Chaplin a Keaton, da Bogart a Houston, da Kazan a Brando, da Leone a Eastwood, da Hitchcock a Grant e Stewart, da Ford a Wayne, da Newman a McQueen, da Capra a Gable. Proprio questi ultimi due furono i principali fautori di Accadde una notte, It Happened One Night, il primo film che vinse i cinque principali Oscar (Miglior Film, Miglior Regia, Miglior Sceneggiatura, Miglior Attore protagonista e Miglior Attrice Protagonista), bissato nel 1976 da Qualcuno volò sul nido del cuculo e nel 1991 da Il silenzio degli innocenti, pellicole già recensite da questa rubrica.
V’è sempre uno sliding doors che piomba nella vita di ciascuno di noi, rimestandola considerevolmente o lasciandola in una fase di plateau assoluta. Immutata. Lo sliding doors di Frank Capra avvenne nel 1933 e, non solo scompaginò la sua carriera di artista e regista cinematografico, ma lo proiettò nell’olimpo dei cineasti migliori del Tutto Cinematografico. Quello sliding doors aveva un nome ben preciso: Accadde una notte, It Happened One Night.

Dopo aver realizzato gli ottimi La follia della metropoli e Signora per un giorno (per cui ricevette la prima nomination agli Oscar per la miglior regia), Frank Capra si imbatté in Night Bus, un romanzo dello scrittore statunitense Samuel Hopkins Adams pubblicato nella rivista femminile Cosmopolitan, che narrava le peripezie di un uomo e una donna durante l’attraversata degli Stati Uniti mediante l’utilizzo di un autobus. L’idea di crearne una pellicola cinematografica però era quasi démodé: il racconto passò tra le mani di numerosi produttori e sceneggiatori che lo scartarono poiché non considerato adatto a quelle che erano le esigenze del pubblico cinematografico dell’epoca d’oro di Hollywood.

Capra, che aveva la necessità di girare una pellicola più leggera rispetto alle due summenzionate, decise che il romanzo ben si adattava alle sue esigenze e difatti la Columbia Pictures gli elargì per le riprese un budget piuttosto limitato (circa la metà di quello messo a disposizione per Signora per un giorno) e furono scelti due attori la cui bravura era ancora tutta da disseppellire, Clark Gable e Claudette Colbert, il primo sotto espiazione da parte della MGM che lo parcheggiò alla Columbia, la seconda in cerca di ruoli che le garantissero la sopravvivenza artistica.

Accadde una notte recensione
Clark Gable e Claudette Colbert in Accadde una notte di Frank Capra

La trama prosata di Accadde una notte, caratterizzata da una donna viziata e benestante che scappa dalle costrizioni affettive impartite dal padre, conosce un uomo e se ne innamora, parrebbe banale, scontata, ovvia e forse anche insignificante. Invero, niente di più sbagliato, poiché la pellicola di Capra non narra solo delle peripezie amorose tra Ellie (Colbert) e Peter (Gable) – lei un’aristocratica che scappa da Miami in direzione New York per sposarsi con il pilota di aerei King; lui un giornalista disoccupato e irresponsabile “sono villano di temperamento: ho vinto il campionato mondiale di villania” – che, trovatisi casualmente su un pullman, affrontano e condividono le più svariate esperienze, ma al suo interno tratta delle crisi familiari dovute a genitori troppo ingombranti (il padre di Ellie) e un bigottismo, quello americano, ormai al limine dei suoi tempi; v’è la Grande Depressione e tutti le incombenze che derivano dal crollo di Wall Street del 1929, con il conseguente aumento della disoccupazione e un massivo girio di disperati e disoccupati (Peter) alla ricerca di un lavoro e di un sostentamento economico; c’è la smisurata ostentazione della prosperità da parte delle persone abbienti (Ellie e il mondo che la circonda prima della fuga), sempre più ricche dopo il 1929, e la depravazione sociale, familiare e psicologica dei poveri (rappresentata dal viaggio dozzinale compiuto da Ellie e Peter e dalla fame che essi patiscono), sempre più indigenti in seguito alla grande crisi, costretti alla fame, “non ho abbastanza paura per dimenticare la fame”, all’emarginazione ambientale e a una compartimentazione sociale che li vede(va) relegati al ruoli di reietti a dispetto di chi, invece, tali crisi le crea(va), come banchieri, speculatori, arrampicatori sociali o fortunati ereditieri; tratta dei vincoli morali, fortunatamente lisi e consunti eccetto che nelle stanze del Vaticano (vincoli manifestati solo pubblicamente, però!), a cui una coppia deve asservirsi nella propria intimità (effigiate in maniera esemplare dalle “mura di Gerico”, ossia una coperta adagiata su una fune tesa per evitare che Ellie e Peter entrino in contatto nel letto di una stanza di un motel).

Claudette Colbert mostra la coscia per l'autostop
Claudette Colbert mostra coscia e giarrettiera per l’autostop, una scena che diventerà cult e sarà imitata innumerevoli volte

Una critica lucida che Capra, affidandosi a un dialoghista e sceneggiatore come Robert Riskin e all’occhio fotografico di Joseph Walker (feticci sceneggiatore e direttore della fotografia, che collaborarono con il regista italoamericano in numerose opere), mette in atto nei confronti del perbenismo sterile e dell’ottimismo settico degli Stati Uniti di allora, che tanto però contrasta con la taccia dello stesso regista, reo secondo i suoi detrattori di essere prono al populismo marcato, a una ributtante fiducia nell’istituzione politica, allo sfoggio scenico di falsi atteggiamenti di principi democratici e promesse commedianti accondiscendenti e autoritarie, nonché di creare opere qualunquiste, superficiali e ingenue.

Ma Accadde una notte è anche e soprattutto una commedia in cui non mancano momenti tipici del genere come ilarità, arguzia, cinismo e felicità, ben ritratti mediante l’autostop o i continui battibecchi tra i due protagonisti, “Non voglio quattrini, l’ho capita subito. Siete viziata da un padre imbecille, non so cosa farmene del vostro danaro. Credete che conti solo il danaro? Dite un po’ ragazza, sapete cosa vuol dire modestia? No, vero, non sapete… avreste fatto meglio a dirmi: “Scusate signore, sono nei guai”. No, mi sbattete in faccia il vostro danaro per non umiliarvi a chiedere un favore”, che nella realtà mal si compativano, elemento, questo, utilizzato alla perfezione da Capra per esacerbare ancor più la realtà scenica (scusate l’ossimoro), e un finale apparentemente disimpegnato ma emotivamente forte come l’abbattimento delle “mura di Gerico” (Daje!) e una storia d’amore finalmente indissolubile, in barba al padre di Ellie, all’aviatore King e a tutti i baciapile.

Clark Gable manda in pensione la maglia della salute
Clark Gable mostrando il petto nudo sotto la camicia manderà in pensione la maglia della salute

Non mancano scene memorabili, indelebili e imperiture come l’esibizione della coscia racchiusa nella giarrettiera di Claudette Cobert durante l’autostop per facilitarne la buona riuscita dello stesso (ingrediente succulente ripreso in millanta film negli anni a venire), o quella che consacrò Clark Gable come sex symbol, in cui si toglie la camicia rimanendo a torso nudo (espediente che causò una vera e propria pandemia nei giovani di allora che smisero di portare la canotta sotto la camicia, causando una crisi delle industrie del settore “maglia della salute”).

Una commedia ilare, acuta, sagace, vivace e mai pesante, che non si esime dalle critiche summenzionate, antesignana di generi quali la screwball comedy o gli on the road, che vedono nelle loro file opere sublimi quali Scandalo a Filadelfia, Il signore e la signora Smith, Frutto Proibito, A Qualcuno piace caldo, Il sorpasso, Easy Rider e Una Storia vera, tutti film, questi, che si rifanno, direttamente o indirettamente ad Accadde una Notte, un’opera tanto remota quanto magnifica.

Paolo S.

Sintesi

Opera tanto remota quanto magnifica, Accadde una notte di Frank Capra è una commedia ilare, acuta, sagace, vivace e mai pesante, antesignana della screwball comedy e degli on the road, che consacra Clark Gable come sex symbol tra scene memorabili, indelebili e imperiture interpretate al fianco di Claudette Cobert.

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