After Life 2 recensione serie TV di Ricky Gervais con Penelope Wilton, David Bradley, Ashley Jensen, Tony Way, Tom Basden, Diane Morgan e Mandeep Dhillon
La serie After Life aveva raccontato una storia, quella di Tony e sembrava conclusiva. L’annuncio di una seconda stagione è stato, pertanto, sorprendente. Cos’altro si può dire che non fosse già stato raccontato? Quanto potenziale ha la serie al di fuori del suo protagonista?
After Life 2 – disponibile su Netflix dal 24 aprile – risponde a queste domande. Tony (Ricky Gervais) è un vedovo malinconico e scontroso che lavora come editore per un misero giornale in una cittadina inglese.
La sua vita, o quel che ne resta, la trascorre tra passeggiate con il cane, offese al suo strambo postino, chiacchierate con la sua amica prostituta, visite al padre nella casa di riposo, scrive articoli su eventi insulsi accaduti nella piccola comunità e guarda i video di sua moglie; video che lo fanno sentire completamente infelice. E sì, nonostante questa descrizione, After Life è una commedia, seppur venata dallo sferzante cinismo di Gervais.
Questa seconda stagione è molto simile alla prima per toni e temi, ma ancor più potente e intima. Tony tenta di cambiare la sua vita e, nonostante sia la stessa persona sarcastica che era dopo la morte di sua moglie, cerca anche di diventare un amico gentile di tutte le persone che lo circondano; è ancora un tipo scontroso e duro, ma ha anche un buon cuore, che viene fuori in momenti inaspettati.
Il resto dei personaggi (il capo inefficiente, il postino così stupido da essere mezzo saggio, la prostituta così saggia da non sembrare una prostituta, il fotografo che scatta una singola foto) consente una serie di dinamiche che danno ad ogni episodio una grande spontaneità, sostenute dagli eccellenti dialoghi che da sempre hanno caratterizzato la carriera di Gervais, ideatore e regista della serie.
Il buon Ricky anche in questa stagione riesce a smuovere corde inaspettate nell’animo, ci mette di fronte ai grandi interrogativi della vita (amore, morte, speranza, solitudine) con abbondanti dosi di humour nero e nonsense tipicamente inglesi, ma anche con una grazia delicata e una sottile malinconia, grazie a registri emotivi che si alternano e si amalgamano in maniera sorprendente.
È vero, affrontiamo i dolori e le brutture della vita da soli, non abbiamo corazze forti abbastanza da proteggerci e siamo esseri frangibili. Vero, siamo tutti un po’ derelitti e un po’ buffoni, ma bisogna sempre andare avanti, come dice Tony, navigando a vista ma tenendoci compagnia, gli uni con gli altri.
Siamo soli, ma forse non tanto quanto pensiamo.
Gabriela