Aftersun recensione film e incontro con la regista Charlotte Wells e i protagonisti Paul Mescal e Frankie Corio, con Celia Rowlson-Hall e Kayleigh Coleman
Ava Cahen, direttrice artistica della Settimana della Critica, introduce al pubblico del Cinema Miramar, sede della sezione parallela alla competizione ufficiale del Festival di Cannes, il film Aftersun, lungometraggio d’esordio della regista Charlotte Wells.
“Il primo lungometraggio della regista britannica Charlotte Wells ci porta indietro nel tempo, agli anni Novanta, in un viaggio che si svolge in un resort in Turchia. Ambientato in estate, protagonista sono una giovane ragazza ed il padre”. Cahen spiega i motivi per cui il film ha conquistato il comitato di selezione della Settimana della Critica: “Il tocco delicato di Charlotte Wells su questa storia tra un padre ed una figlia ha conquistato i nostri cuori, soprattutto grazie alla rappresentazione dei momenti più felici e, al tempo stesso, intimi e dolorosi; il suo grande talento spicca insieme alle linee semplici che disegna attraverso il suo sguardo per raccontare la storia.”
“Aftersun – prosegue – è uno di quei meravigliosi film che coinvolge ogni parte del corpo: viene da cantare, da ballare, da piangere, è un film solare e incredibilmente commovente, composto da un cast brillante in cui spiccano Francesca Corio e Paul Mescal. Ci siamo innamorati perdutamente di loro e dei personaggi che ritraggono.”
Cahen procede quindi a presentare la regista e i due attori protagonisti, Paul Mescal e Francesca ‘Frankie’ Corio (al suo debutto sul grande schermo), Wells prende la parola in un mare di commozione e procede a ringraziare alcune importanti personalità che hanno contribuito alla realizzazione del film: “Ho provato e riprovato e cercato il coraggio di dire ‘grazie’ in francese ma, alla fine, sono crollata, non solo di fronte alla prospettiva di dover dire qualcosa in questa lingua, ma soprattutto per il privilegio ed il grande onore di essere qui oggi. Il mio primo film è parte del programma della Settimana della Critica e tutto questo è per me un sogno che ancora non sembra vero.”
Charlotte Wells pone l’attenzione sui due protagonisti, di fianco a lei sul palco del Cinema Miramar: “Il film è stato realizzato in sette anni, ma probabilmente mi ci è voluta una vita intera. Scegliere gli attori giusti è sempre un esercizio di fiducia e oggi posso dire che questa fiducia è stata davvero ben risposta. Sono entusiasta di condividere questo lavoro con voi oggi; abbiamo tenuto questo film ben stretto. Aftersun rappresenta il mio passato ed il mio presente, le mie speranze ed i miei sogni, le mie preoccupazioni e paure, le mie ambizioni… tutto quello che sono riuscita a raccogliere con l’esperienza prima che venga definitivamente proiettato in questo schermo. Siete il primo pubblico in assoluto e a nome mio e del mio straordinario cast e crew vi ringrazio per essere qui e… bonne projection!”
Aftersun, ambientato alla fine degli anni Novanta in un resort in Turchia, segue la vacanza che insieme trascorrono Callum (Paul Mescal) e sua figlia Sophie (Frankie Corio).
Non viene dato molto contesto di quanto sia successo prima, ma dai dialoghi tra i due personaggi si intuisce bene che i genitori di Sophie siano separati e che questa vacanza si configura come l’occasione per i due per trascorrere del tempo insieme. Paul Mescal, fresco di un BAFTA per la sua brillante interpretazione del personaggio di Connell nella serie BBC Normal People, ancora una volta interpreta un ragazzo – nonostante sia già padre si capisce comunque quanto giovane sia, al punto che spesso i due vengono scambiati per fratelli – che fatica ad esprimere i propri sentimenti alle persone che ama, che ha difficoltà a comunicare tutto quello che vorrebbe a sua figlia ma, al tempo stesso, riesce ad instaurare un rapporto pieno d’affetto e di attenzione, anche per i dettagli più piccoli.
Sophie e Callum, più che padre e figlia, sembrano migliori amici: si scambiano consigli, condividono aspetti della loro vita che, a cose normali, chi entra nella preadolescenza terrebbe nascoste, cercano di prendere parte quanto più possono l’uno nella vita dell’altro. Sophie incita suo padre ad uscire con una donna del resort in cui si trovano e lo stesso fa Callum, spronando la figlia ad andare a trascorrere del tempo con alcuni ragazzi più grandi. Non sembrano esserci barriere tra i due, ma questo non significa che il loro rapporto risulti in qualche modo forzato o alterato, c’è una naturalezza incredibile nel parlare di argomenti di cui solitamente si tengono i figli o i genitori all’oscuro. Il rapporto padre-figlia, così sincero e autentico, si contrappone al clima di continua allegria forzata che viene imposta dai resort turistici, dagli animatori, dalle guide. La colonna sonora, costellata di hit e tormentoni noti verso la fine degli anni Novanta, per quanto persistente e rumorosa, viene sempre sovrastata dalle parole dei due protagonisti, che, al contrario del contesto in cui sono inseriti, riescono a trasmettere una sensazione di realtà e di pace.
La storia viene raccontata dal punto di vista di Sophie, che, a distanza di anni (la vediamo ormai adulta verso la fine del film, a questa altezza di tempo interpretata da Celia Rowlson-Hall) riguarda i filmati che ha realizzato con la sua videocamera digitale durante la vacanza. Il tema del ricordo e dello schermo del ricordo non è ricorrente solo, in generale, in poesia (strana coincidenza con almeno metà della produzione poetica di Eugenio Montale, ma non tutte le forme d’arte si possono collegare e con ogni probabilità Charlotte Wells non ha avuto modo di approcciarsi al poeta), ma anche in tutto il film: Sophie riguarda, dopo molto tempo, con occhio nostalgico e malinconico, i video che ha girato, arrivando a confondere ciò che la vacanza è davvero stata – documentata su video attraverso le immagini – e quello che invece rimane nella sua percezione e nel suo ricordo.
Per quanto, da bambina, abbia cercato disperatamente di fissare tutto con la videocamera, comunque quello che rimane della vacanza sono le sensazioni, le emozioni e anche le paure del tempo, che si uniscono in una meravigliosa scena di sogno in cui Sophie, ormai adulta, cerca di abbracciare il padre – o meglio, l’idea che ha ancora di suo padre, durante quel soggiorno avvenuto anni fa. Paul Mescal e Francesca Corio hanno una chimica incredibile, ancora di più tenendo a mente che si tratta della prima prova attoriale per la giovane attrice, che ha compiuto undici anni; diretti da Charlotte Wells, i tre dimostrano un enorme potenziale per il cinema britannico e, si spera, internazionale.