L’agente 007, di passaggio a Miami, viene incaricato di tenere d’occhio Auric Goldfinger, ricco industriale sospettato dai servizi segreti per contrabbando internazionale d’oro. L’indole di James Bond trasforma presto quella che avrebbe dovuto essere una discreta operazione di sorveglianza in uno scontro aperto, nel quale Goldfinger riesce a far prigioniera la spia, restando così libero di dedicarsi ad una misteriosa ‘Operazione Grande Slam’, con l’aiuto del suo tuttofare Oddjob e della pilota d’aereo Pussy Galore.
Grazie al successo di From Russia with Love, Albert R. Broccoli e Harry Saltzman si assicurarono facilmente un budget di tre milioni di dollari per realizzare il terzo film di James Bond, il triplo di quanto era stato stanziato per Dr. No.
Poiché i diritti del romanzo prediletto, Thunderball, ancora languivano nel contenzioso legale tra Ian Fleming e Kevin McClory, si dovette cercare, ancora una volta, un diverso romanzo da adattare. La produzione non era particolarmente entusiasta del trattamento riservato a James Bond dai distributori americani, che avevano relegato i film precedenti a circuiti secondari. Con l’obiettivo di coinvolgere maggiormente il pubblico del nuovo continente, si scelse una storia largamente ambientata negli Stati Uniti: il settimo libro della serie, Goldfinger.
Il regista dei primi due episodi, Terence Young, decise di non ritornare, a causa di una disputa salariale legata ai precedenti film, perciò la produzione ricontattò il regista inglese Guy Hamilton, che aveva rifiutato la possibilità di dirigere Dr. No, e probabilmente a questo punto se ne era pentito.
Un altro professionista che aveva opposto il ‘gran rifiuto’ a James Bond era stato lo scrittore Paul Dehn, che aveva declinato l’offerta di lavorare sulla sceneggiatura che diventò Thunderball. Anch’egli venne contattato nuovamente, dopo che il solito Richard Maibaum aveva preparato una prima versione dello script e l’altrettanto solito Berkely Mather aveva dato una prima revisione.
Dehn era stato assunto con il compito di dare al film un tono più spiccatamente britannico. Il copione rivisto da Dehn diventò tanto intriso di umorismo british da togliere, secondo Sean Connery, dignità al personaggio di 007. Ci vollero quindi successive revisioni per trovare il giusto equilibrio tra azione, tensione ed ironia – sottile, per carità.
A Sean Connery, intanto, il personaggio di James Bond cominciava a star stretto: il pubblico lo riconosceva come 007 prima che come l’attore Sean Connery, e stava diventando ansioso di dimostrare il suo talento in altri ruoli. Fortunatamente, dopo From Russia with Love, era stato profumatamente scritturato da Alfred Hitchcock come protagonista di Marnie; il ruolo placò – per il momento – le sue preoccupazioni e gli consentì di ritornare serenamente nel ruolo dell’agente segreto.
L’ambientazione americana del film portò ad un cambio di direzione nel casting dei ruoli femminili e, senza il vincolo di dover trovare bellezze esotiche, la produzione affidò ruoli chiave ad attrici già conosciute dal pubblico inglese: Shirley Eaton, che interpretò Jill Masterson, collaboratrice prima e vittima poi di Goldfinger, aveva partecipato a diverse commedie della serie inglese Carry On, mentre Honor Blackman, che qui indossò il nome emblematico di Pussy Galore, era all’epoca nota per il ruolo di Cathy Gale, co-protagonista della serie The Avengers. Per Goldfinger e per una carriera cinematografica, Blackman lasciò la parte nella serie TV, aprendo la strada alla nuova eroina Emma Peel, interpretata da Diana Rigg).
A differenza dei film precedenti, non ci fu bisogno di doppiare le attrici. Al contrario, un doppiatore fu necessario per rendere intelligibili le parole del villain, l’eponimo Goldfinger: l’attore tedesco scelto per il ruolo, Gert Fröbe, non parlava inglese, e girò l’intero film pronunciando una trascrizione fonetica dei dialoghi, in modo che l’attore inglese Michael Collins potesse poi reinterpretarli.
Al contrario, il wrestler e medaglia d’argento olimpica Harold Sakata, Hawaiiano di origini giapponesi, dovette limitarsi ad esprimersi a monosillabi nel minaccioso ruolo del tuttofare coreano Oddjob.
Il lavoro di Hamilton alla regia, più dinamico di Young, e quel che resta dello humour aggiunto da Dehn alla sceneggiatura contribuiscono alla realizzazione di un film vivace e in grado di rivaleggiare con il capitolo precedente, mantenendo e allo stesso tempo quasi ribaltandone gli elementi chiave: se il Numero Uno di From Russia with Love tramava nell’ombra, il narcisista Goldfinger si mette in mostra ad ogni possibile occasione; le scarpe con lama di Rosa Klebb lasciano il passo al cappello affilato di Oddjob.
Assieme ad Agente 007 – Dalla Russia con Amore, Agente 007 – Missione Goldfinger è probabilmente il film più rappresentativo dell’epoca (scusate il gioco di parole) d’oro della serie, con scene e personaggi destinati a rimanere indelebili nella memoria dello spettatore: dalla ragazza interamente rivestita d’oro ad un avveniristico e strategicamente minaccioso raggio laser, dal riflesso di un sicario colto negli occhi di una donna all’inesorabile countdown di un ordigno nucleare.
In Goldfinger, il personaggio James Bond sembra lottare per acquisire una maggiore complessità. Nei primi quindici minuti ha già flirtato con tre donne, ostentando il consueto maschilismo: la prima donna verrà usata come scudo, la seconda sarà congedata con una pacca sul sedere e un odioso ‘discorsi da uomini’; peggior destino è riservato alla terza, Jill Masterson, punita per aver ceduto alla seduzione di 007, e primo esemplare di una lunga serie di vittime sacrificali destinate a motivare l’eroe nei film a venire.
Bond è (brevemente) toccato dal rimorso, viene redarguito da M per aver quasi compromesso la sua missione, e di fatto inanella un’inconsueta serie di fallimenti: respinto da una nuova fiamma, Tilly, ne causa, di nuovo, la morte; distrugge la sua auto, viene catturato, vede la sua virilità messa a rischio, fisicamente prima e psicologicamente poi, quando Pussy Galore resta immune al suo fascino; fugge solo per essere ricatturato, cerca di segretamente inviare un messaggio che non andrà da nessuna parte.
Privato dei fondamenti del suo machismo, purtroppo non vede altra soluzione ai suoi problemi che riprendere il controllo soggiogando Galore con la forza, con pura supremazia fisica, in una scena che con la sensibilità di oggi fa rabbrividire, seppure ‘mascherata’ da semplice bacio appassionato – e comunque non voluto – che fa cadere per magia tutte le resistenze della donna.
Il fatto che l’intera risoluzione del film sia riconducibile a questo atto di violenza fisica gratuita getta su Goldfinger una luce per nulla dorata, annullando il senso di avventura e spensieratezza che solitamente associamo ai film di 007. Un’ombra che stride con il nostro ricordo del film, e lo penalizza sensibilmente nel nostro giudizio finale.
Curiosità:
- la donna dorata dei titoli di testa è Margaret Nolan, che nel film interpreta la massaggiatrice Dink
- la controparte americana di Bond, Felix Leiter, è qui interpretata dall’attore polacco-canadese Cec Linder: Jack Lord, che copriva il ruolo in Dr. No, era stato contattato ma sovrastimò il suo potere contrattuale e perse la sua occasione di ritornare
- Ernö Goldfinger era un architetto ungherese attivo in Inghilterra; si dice che Ian Fleming avesse antipatia per lui da quando, nel 1939, aveva fatto abbattere una serie di cottage tradizionali ad Hampstead per costruire la sua residenza. Quando il romanzo venne pubblicato, Ernö intentò una causa legale contro Fleming
- l’attore che interpreta il capo della delegazione cinese in affari con Goldfinger, Mr. Ling, è Bart Kwouk, il Cato dei film della serie Pink Panther
- il boss mafioso che contesta il piano di Goldfinger si chiama nel romanzo Napoleon Solo, un nome che Fleming riutilizzerà per uno dei protagonisti della serie The Man from U.N.C.L.E.
- Goldfinger è il primo film in cui Bond è costretto ad abbandonare la sua amata Bentley per un’Aston Martin DB5, ed anche il primo film nel quale si attira l’attenzione sull’orologio di Bond, un Rolex
Debriefing:
- vittime di Bond: 2 per scossa elettrica, 4 nell’esplosione di un’auto, 1 per depressurizzazione, 1 per schianto aereo
- altre vittime: 2 donne, una dozzina di boss mafiosi, una cinquantina tra soldati americani e soldati della truppa cinese
- amoreggiamenti: 1 consenziente (Jill Masterson), 1 non consenziente (Pussy Galore), 1 interrotto da sicario, 1 flirt con massaggiatrice
- gadget: Q consegna a Bond due radiotrasmettitori, e un’Aston Martin traboccante di trucchi: numeri di targa selezionabili, parabrezza e carrozzeria antiproiettile, un proto-Google Maps con rilevatore di posizione, mitragliatrici, meccanismo per emettere una nuvola di fumo, meccanismo per rilasciare una scia d’olio, rostri alla Ben Hur, e sedile passeggero ad eiezione
- tempo trascorso nel Regno Unito: 18 minuti circa (durata totale: 1h 50)
- 🇬🇧 Brit Factor 🇬🇧 : 62%
- Paesi visitati: Stati Uniti, Regno Unito, Svizzera
- Bond Track: Goldfinger, composta da John Barry ed interpretata da Shirley Bassey ha un testo (di Leslie Bricusse ed Anthony Newley, più tardi autori delle musiche per il Willy Wonka con Gene Wilder), francamente, risibile, e la melodia assomiglia a Moon River. Ciononostante, è forse la più famosa ed imitata delle Bond tracks. Barry prese come ispirazione un altro brano che cantava le gesta di un criminale: Mack the Knife, nell’interpretazione originale di Lotte Lenya (la Rosa Klebb di Dalla Russia con amore)
- the Love Boat: purtroppo il nostro eroe finisce su un’isola e non in mezzo al mare, risultando nel primo film di James Bond che non si conclude su una barca. Risultato parziale: Imbarcazioni: 2, Resto del mondo: 1
- riconoscimenti: Norman Wanstall vinse l’Oscar per i migliori effetti sonori. Il production designer Ken Adam fu candidato al BAFTA per la miglior Direzione Artistica
Classifica parziale:
- A 007, dalla Russia con Amore / From Russia with Love (1963)
- Agente 007 – Missione Goldfinger / Goldfinger (1964)
- Agente 007 – Licenza di uccidere / Dr. No (1962)
James Bond Non Muore Mai ritornerà in Thunderball – Operazione Tuono.
Fonti: Wikipedia, lo spoiler special podcast di Empire, il libro Some Kind Of Hero* di Matthew Field e Ajay Chowdhury, IMDB, James Bond Wiki, MI-6 HQ. Il conteggio delle vittime è stato realizzato durante la visione del film e verificato con quello di All Outta Bubblegum. Il Brit Factor è un indice calcolato sulla base delle nazionalità delle persone coinvolte e sulle location del film, nella realtà e nella storia.
*In qualità di Affiliato Amazon MadMass.it riceve un guadagno dagli acquisti idonei.