Agente Speciale 117 al servizio della Repubblica – Allerta rossa in Africa Nera recensione film di Nicolas Bedos con Jean Dujardin, Pierre Niney, Fatouu N’Diaye e Natacha Lindinger
Hubert Bonisseur de La Bath (Jean Dujardin), nome in codice Agente 117, è il miglior agente segreto di tutta la Francia. O almeno lo è stato. Il tempo, infatti, non fa sconti a nessuno, e nel mondo del 1981 i suoi servigi non sono più richiesti. Così, al ritorno dall’ultima missione, viene rimosso dal campo e spostato al lavoro d’archivio. Nel frattempo, la situazione politica in Kenya si va complicando: i numerosi gruppi ribelli si sono uniti e, riforniti dai comunisti tramite il trafficante d’armi Roland Lépervier (Gilles Cohen), stanno pianificando un colpo di stato ai danni del Presidente Bamba (Habib Dembélé), spregevole dittatore ma prezioso alleato francese. Per salvaguardare gli interessi economici nazionali, i servizi segreti francesi decidono di inviare in Africa Serge (Pierre Niney), l’Agente 1001, una versione giovane e moderna di 117. Ma quando 1001 scompare misteriosamente, 117 viene richiamato in azione con un duplice compito: ritrovare il collega e portare a termine la missione. Riuscirà 117 a salvare la giornata?
Dopo Missione Cairo (2006) e Missione Rio (2009), arriva in Italia Allerta rossa in Africa Nera (2021), terzo capitolo della saga Agente Speciale 117 al servizio della Repubblica, creata nel 2006 dal regista Michel Hazanavicius (The Artist) e dallo sceneggiatore Jean-François Halin.
La saga è un reboot in chiave parodistica delle avventure di OSS 117, personaggio nato nel 1949 dalla penna di Jean Bruce (pseudonimo di Jean Brochet), che ad oggi conta un totale di 254 romanzi (la serie è stata continuata prima dalla moglie e poi dai figli dell’autore). Alcuni di questi romanzi sono stati adattati per il cinema tra gli anni ’50 e gli anni ’70. Nella versione di Hazanavicius, OSS 117 è una spia francese e non più americana (l’OSS, Office of Strategic Services, è stato l’antesignano della CIA), al servizio del Service de Documentation Extérieure et de Contre-Espionnage, la principale agenzia di intelligence francese del secondo dopoguerra. La saga attinge al vasto universo di pellicole spy action degli ultimi 70 anni, in special modo ai vecchi film di 117 e di 007, reinterpretandole nel segno della moderna commedia francese.
L’Agente 117 messo in scena da Dujardin è la perfetta parodia del primo James Bond.
Un uomo tronfio, sessista e razzista. Patriottico (leggi colonialista), sciovinista e gaffeur. Allo stesso tempo, però, abile nel combattimento e dotato di un certo charme. Grazie a un’inesauribile repertorio di frasi fatte, riesce ad ammaliare donne bellissime (anche se non sempre “porta a termine la missione”) e ad uscire dalle situazioni più critiche.
Dujardin ha il perfetto physique du rôle e riprende alla grande le movenze, la mimica e il modo di parlare di Sean Connery, al quale “ruba” persino l’iconico modo di sparare.
E poi è sempre elegante, utilizza una serie di gadget più o meno ridicoli e ha la sua “Bond car”, una francesissima Renault R8 Gordini.
La bella colonna sonora di Anne-Sophie Versnaeyen, già collaboratrice del regista alle musiche di La belle époque, è un omaggio a Solo per i tuoi occhi, mentre la sequenza d’apertura diretta da David Tomaszewski, rimanda alle opening di Robert Brownjohn e Daniel Kleinman.
La regia di questo capitolo è affidata a Nicolas Bedos, sostituto di un Hazanavicius poco convinto dalla sceneggiatura. Ed è proprio la sceneggiatura il punto debole dell’opera. Non è del tutto chiara la direzione che il film vuole prendere. In parte spy story, in parte buddy movie, con i due agenti protagonisti in perenne competizione tra loro. In parte parodia di un genere, in parte satira politica, in parte decostruzione critica di un certo ideale di uomo bianco di mezza età, retaggio di tempi passati ma ancora molto attuale.
In generale in Agente Speciale 117 al servizio della Repubblica – Allerta rossa in Africa Nera mancano le sorprese e, cosa ancor più grave, le risate.
Il lato tecnico è quello più riuscito. Buoni gli effetti speciali e la fotografia che, come nei precedenti capitoli, si ispira e ripropone l’estetica dei Bond movie degli anni ’60.
Allerta rossa in Africa Nera è un capitolo abbastanza sottotono rispetto ai precedenti, anche se il pubblico più attento potrà sbizzarrirsi nel coglierne i riferimenti cinematografici.